Il voto degli egoisti, il non-voto degli arresi
Il futuro per Renzi è tornare indietro di 100 anni quando i lavoratori in piazza potevano essere malmenati e non esisteva alcun diritto, se non quello di tacere e a testa bassa accettare quello che “passa il convento”. Sullo scacchiere mondiale l’Italia deve diventare un Paese marginale di manodopera a basso costo. Così la Fiat, che per anni è vissuta con i soldi dello Stato (degli Italiani) potrà continuare a produrre nei suoi stabilimenti italiani, essere comunque concorrenziale sul mercato internazionale e portare i profitti aziendali negli Stati Uniti e quelli personali in Svizzera.
Renzi può fare tutto questo perché ha i voti di 7 milioni di pensionati che stanno bene (7 milioni su 17) e 4 milioni di dipendenti di alto livello nel settore pubblico e privato. In tutto 11 milioni di cittadini che vanno a votare puntualmente e con le idee chiare per tutelare i loro privilegi, infischiandosene del bene della Comunità. E gli altri 49 milioni di cittadini? La filiera produttiva degli artigiani, del settore agricolo, e delle piccole e medie imprese di prodotti e servizi non riesce ad aggregarsi, troppo impegnata a boccheggiare nel proprio spazio di egoismo e lamentela sempre più stretto e angusto. I disoccupati (3 milioni) sono divisi tra quelli assistiti, che hanno il lavoro in nero, e quelli disperati. Entrambi hanno cercato nella protesta di Grillo una chance, così come alcune categorie meno agiate del lavoro pubblico e privato. Purtroppo sono stati annientati nell’animo e perdono sempre più vigore. Non c’è cosa peggiore che deludere i delusi.
I pensionati, quelli da 500 euro al mese, votano ancora Berlusconi con la speranza di una dentiera nuova, ma lui intanto pensa al suo di sorriso, facendo così buon viso a cattivo gioco con Renzi.
La Lega rimane l’unico sfogo per i piccoli e piccolissimi imprenditori, per quei lavoratori soprattutto del comparto privato che hanno ancora energia da spendere. Per il resto è la resa completa e progressiva di un Paese che vive nella paura e nell’egoismo. Diviso perennemente su tutto, incapace di fare i propri interessi perché si preferisce il “mal comune e mezzo gaudio”. Un Paese in cui 20 milioni di persone, il più grande partito che sia mai esistito se ne sta a casa, non va a votare perché nessuno di questi li convince o gli conviene.Ogni scusa è buona per accettare soprusi e schiavitù.
E quello che è successo a Roma con gli operai di Terni è solo l’inizio.
Intanto nel Paese cresce lentamente e progressivamente il Pin, un aggregato politico, culturale e sociale organizzato che vuole sollecitare un sussulto di coraggio che induca milioni di Cittadini a guardarsi allo specchio, non cercando più all’esterno la responsabilità del proprio malessere, ma accorgendosi che la Società è a immagine e somiglianza dei Cittadini. Dipende tutto da te! Supera l’orgoglio che ti spinge a vedere sempre responsabili “gli altri”, che possono essere i burocrati, i politici o i potenti di turno e mettiti in discussione domandandoti: cosa sto facendo concretamente per cambiare le cose? Quale progetto alternativo ho in mente e che coraggio ho di realizzarlo? Sono disposto a guardare davvero e aiutare chi ha un Progetto Alternativo? Oppure voglio solo lamentarmi perché é più comodo? Se da questa domanda scatta un sussulto interiore, allora sei di fronte ad un primo vero passo verso quella Società migliore che tutti al momento auspicano, ma solo a parole.
Un Progetto Alternativo e organizzato c’è, si chiama Pin e chi ha deciso di smettere di lamentarsi ci sta lavorando quotidianamente, senza il clamore dei media e il loro condizionamento, senza aspettarsi nulla in cambio per se stesso, ma sapendo di essere un tassello decisivo dell’evoluzione prima personale e di conseguenza sociale. Il Pin è un progetto aperto, che vuole una Società capace di mettere davvero al centro l’Uomo e la realizzazione dei suoi talenti, dei suoi scopi autentici, della sua bellezza, delle sue qualità migliori.Qualunque esse siano, purché non nuocciano al prossimo. È questo il diritto che dobbiamo avere la forza di rivendicare, questa è la sfida del terzo millennio non solo per l’Italia, ma per l’intero genere umano.
Armando Siri
http://altrarealta.blogspot.it/
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