Il rapporto tra uomo-animale

Il rapporto tra uomo-animale è inesistente in natura, si realizza ancora attraverso l’uomo, perché pensa di essere la razza superiore, e quindi è padrone dell’animale.

L’uomo pensa illusoriamente di governare il mondo animale, così anche questo angolo di mondo diventa innaturale per l’uomo, a differenza del mondo umano per gli animali, che se anche all’apparenza sembra inquinato, per loro resta sempre naturale.
L’uomo si inventa la caccia, e questa già diventa innaturale. L’uomo non è carnivoro, considerarlo scientificamente onnivoro è puramente commerciale. Ad avvalorare la tesi in seguito si troverà ancora la scienza a spiegare perché la carne ha tante controindicazioni per chi la ingerisce. Oppure: la scienza sa che l’uomo adulto non ha più l’enzima che avvia il processo di digestione del latte e derivati, ma pur di farlo commercializzare ne esalta le proprietà..

Quando un medico consiglia al malnutrito di mangiare filetti di bue possibile che non sappia che il bue non si è nutrito neanche di un grammo di carne, eppure gli sono cresciuti così tanti muscoli?
Il rapporto uomo-animale è impari perché l’uomo lavora di fantasia per la ragionevolezza che deriva dal suo corpo mentale, mentre l’animale vede l’uomo così semplicemente e gli diventa amico perché lo ritiene, a suo modo, più bravo nell’approvigionarsi del cibo.

L’uomo non vede l’animale semplicemente per ciò che è, ma ne vuole trarre vantaggi dichiarando che l’animale è intelligente, il pappagallo parla, il merlo fischia, il cane è il miglior amico dell’uomo, il gatto è un buon scaricatore di energia negativa, la pecora dà latte, agnelli, lana, tutti gli altri fanno spettacolo, il rinoceronte e gli elefanti si ammazzano per ricavare avorio, il serpente e i coccodrilli servono a fare scarpe e borse, gli animali da pelliccia servono per fare delicati e preziosi indumenti.

Questo è il comportamento intellettivo nei confronti di esseri che per naturalità battono l’uomo per cento a zero.
L’uomo fa allevamenti di animali, fa mattanze quotidiane, è raro chi non se ne ciba affatto, ma chi assiste sporadicamente alle mattanze sembra restare impietrito di fronte ad una tale violenza, senza avvedersi che lui l’alimenta.

Non c’è nulla di tragico in quello che l’uomo fa, solo una nota stonata. Chi vuole una qualità riconosciuta più pregiata che un’altra. Chi vuole salvare la specie in via di estinzione.
Chi vuole una razza pura anziché meticcia.
Chi si prodiga a far parlare le scimmie perché le ritiene molto simili all’uomo.

Chi pensa di insegnarli a parlare, chi ritiene che alcuni animali sanno riconoscere i numeri, altri i colori. Ognuno mette, arricchendo il medagliere, una qualità all’animale.

L’animale non ha nessuna qualità, se non quella che gli vuoi dare con il tuo giudizio.

L’animale non esprime giudizi, e questo è naturale, l’uomo esprime giudizi, e questo è innaturale.
Quello che qualsiasi bestiola fa nei confronti dell’uomo che lo accudisce, non è riconoscenza, o amore verso l’uomo, ma è il prolungamento istintivo, per agevolare la sua sopravvivenza. L’animale arriva ad emulare, a soffrire, ad ammalarsi per l’uomo, o come l’uomo, ma non ha le stesse misure di paragone, che utilizza l’uomo.

Spesso si sente dire: al mio gatto, o cane, gli manca la parola, o ride, o è felice, o è triste, sono atteggiamenti che tu hai voluto giudicare in quel modo, proporzionandoli ai tuoi atteggiamenti. Visti in modo sereno e confrontati con i tuoi atteggiamenti, noterai che non hanno nulla a che vedere.

Il modo naturale, è trattarli naturalmente.
Tutti si impietosiscono per l’abbandono di un cane, o un gatto, o quant’altro può ritenersi domestico. Nessuno sa che ti sta impietosendo l’innaturale, perché hai oltrepassato il limite del naturale, che sarebbe stato tenere libero l’animale, (pesci compresi), ed ora nello stato innaturale, ti vengono i sensi di colpa.
Avresti i sensi di colpa se un leone tenesse in ostaggio il suo domatore? O se un coccodrillo mangiasse il suo cacciatore di frodo? O se un cane addestrato alla lotta all’ultimo sangue sbranasse il suo padrone?
Ma anche semplicemente se un apicoltore venga attaccato a morte da un suo sciame?
Sarai in armonia con te stesso, solo quando tutto il mondo animale non viene minimamente sopraffatto da te.

Quando per pietismo, vuoi gestire un randagio, o un abbandonato, sappilo che prima o poi lui rivendicherà l’indipendenza, a modo suo, facendo i bisogni dove tu non vorresti, rompendo qualche oggetto che tu utilizzi, invadendo i tuoi spazi, sei veramente pronto a sostenere questa condizione, o dovrai ricorrere alle maniere più, o meno, forti per non subire?
Avrai ancora l’atteggiamento al pietismo, in seguito, o invece comprenderai che il modo migliore per essere liberi entrambi è rimanere ognuno nel proprio ambiente?
L’innaturale, se gestito da te, è comprensibile che un animale abituato in modo domestico ti
verranno i sensi di colpa perché sai che l’abbandono è come esporlo a morte prematura, ma
questo è ancora un tuo giudizio, ti responsabilizzi e entri nel meccanismo del tritatutto tra pietismo, e sensi di colpa, solo per aver gestito il naturale in modo innaturale.
Tieni l’attenzione sul comportamento naturale dell’animale, insetti e pesci compresi, noterai come si sanno destreggiare in qualsiasi situazione si trovino, in modo naturale.

Guarda attentamente come un formicaio viene gestito.
Guarda uno sciame d’api come si muove ordinatamente.
Guarda gruppi di animali al pascolo come: pecore, cavalli, mucche e altro, non posseggono né orologi, né mappe, ma si muovono con regolarità di orari sia per l’abbeveraggio sia per il ricovero. 

Tratto da
LA MENTE SCOPRE SE' STESSA
http://www.facsedizioni.it/

http://altrarealta.blogspot.it/

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