IL FENOMENO
La Gomorra di Saviano. Condannato in cassazione: “Ha copiato tre articoli”
Roma, 29 set 2017 – Il moralista tende sempre a dire la sua, peccato che spesso finisca per scopiazzare il già detto. E’ il caso di Roberto Saviano, che in preda all’onniscenza manettara si è ridotto a scippare parole in libertà. Almeno è quanto sostenuto dalla Corte di Cassazione che lo ha condannato per aver copiato tre articoli inseriti poi nel suo bestseller Gomorra. Tre pezzi, comparsi prima su Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, e poi inseriti nel libro pubblicato da Arnoldo Mondadori. La Cassazione ha confermato l’accusa di plagio al terzo grado di giudizio, sentenza definitiva e quindi inappellabile. Curioso poi che Saviano abbia copiato proprio i giornali da lui stesso tanto odiati e spesso attaccati.
Ma si sa, omnia munda mundis, scriveva San Paolo nell’epistola a Tito, frase che poi Manzoni farà pronunciare a frà Cristoforo per condannare il moralismo e rilevare che la purezza dell’animo umano dipende esclusivamente dall’integrità della sua coscienza. Se tutto è puro per gli impuri allora tutto sarà impuro per i puri. Ecco, lo scrittore partenopeo non perde mai occasione per lanciare i suoi anatemi a destra e a manca, dall’alto di una presunta purezza che a ben vedere cela qualche macchiolina d’inchiostro. Saviano la sa lunga su molte cose, talmente tanto da ostentare sovente la sicurezza dei vecchi saggi, ergendosi in prima persona a tribunale dell’inquisizione del terzo millennio. Funziona sempre allo stesso modo: quello che ritiene indiscutibile l’inquisitore è verbo, il resto è scoria.
Peccato che, come spesso capita, a forza di condannare si finisce sulla forca ed ovviamente poi da strenui giustizialisti ci si trasforma in garantisti dell’ultima ora.Capita a tutti di commettere errori, eppure i moralisti tendono a non accorgersi dei propri, tocca quindi pensare che Saviano abbia copiato per sbaglio. Come nella Gomorra biblica, il decadimento dell’uomo sul piano morale giunge proprio quando si pensa di essere immuni dagli attacchi altrui. Ecco allora che il re finisce per denudarsi da solo, senza neppure scomodare i detrattori tira fuori il peggio di sé. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra, purché non finisca per rubarla al peccatore che ha vicino e che aveva già messo in croce.
Eugenio Palazzini
http://altrarealta.blogspot.it/
Roma, 29 set 2017 – Il moralista tende sempre a dire la sua, peccato che spesso finisca per scopiazzare il già detto. E’ il caso di Roberto Saviano, che in preda all’onniscenza manettara si è ridotto a scippare parole in libertà. Almeno è quanto sostenuto dalla Corte di Cassazione che lo ha condannato per aver copiato tre articoli inseriti poi nel suo bestseller Gomorra. Tre pezzi, comparsi prima su Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, e poi inseriti nel libro pubblicato da Arnoldo Mondadori. La Cassazione ha confermato l’accusa di plagio al terzo grado di giudizio, sentenza definitiva e quindi inappellabile. Curioso poi che Saviano abbia copiato proprio i giornali da lui stesso tanto odiati e spesso attaccati.
Ma si sa, omnia munda mundis, scriveva San Paolo nell’epistola a Tito, frase che poi Manzoni farà pronunciare a frà Cristoforo per condannare il moralismo e rilevare che la purezza dell’animo umano dipende esclusivamente dall’integrità della sua coscienza. Se tutto è puro per gli impuri allora tutto sarà impuro per i puri. Ecco, lo scrittore partenopeo non perde mai occasione per lanciare i suoi anatemi a destra e a manca, dall’alto di una presunta purezza che a ben vedere cela qualche macchiolina d’inchiostro. Saviano la sa lunga su molte cose, talmente tanto da ostentare sovente la sicurezza dei vecchi saggi, ergendosi in prima persona a tribunale dell’inquisizione del terzo millennio. Funziona sempre allo stesso modo: quello che ritiene indiscutibile l’inquisitore è verbo, il resto è scoria.
Peccato che, come spesso capita, a forza di condannare si finisce sulla forca ed ovviamente poi da strenui giustizialisti ci si trasforma in garantisti dell’ultima ora.Capita a tutti di commettere errori, eppure i moralisti tendono a non accorgersi dei propri, tocca quindi pensare che Saviano abbia copiato per sbaglio. Come nella Gomorra biblica, il decadimento dell’uomo sul piano morale giunge proprio quando si pensa di essere immuni dagli attacchi altrui. Ecco allora che il re finisce per denudarsi da solo, senza neppure scomodare i detrattori tira fuori il peggio di sé. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra, purché non finisca per rubarla al peccatore che ha vicino e che aveva già messo in croce.
Eugenio Palazzini
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