A parte la sceneggiatura, rispetto al quale perfino una puntata dei Superpigiamini sembra l'Ulisse di Joyce (ma non c'è da stupirsi, oltre a Celentano dietro c'è pure la scuola Holden di Baricco), che bel messaggio, viene quasi da piangere, non l'avevamo mai sentito, valeva la pena spenderci venti milioni di euro. Soprattutto se detto da uno che mica va in giro scalzo con un saio magari in Burundi, piuttosto vive in una megavilla, è milionario e possiede 31 fabbricati e 83 terreni, dove volendo potrebbe accogliere un migliaio di profughi.
D'altra parte per decenni ci ha tormentato con il cemento, perché là dove c'era l'erba ora c'è una città. Ad Adrian non piace la città, in effetti cosa gliene frega, lui ha ottant'anni e vive nel lusso circondato dal verde di un parco, neppure se la ricorderà come è fatta una città. Inutile chiedersi se ci è o ci fa, probabilmente entrambe le cose, non lo sa neppure lui. Pardon, Lui.
Sul palco del teatro dello show scritto da Celentano c'è pure un'arca tipo quella di Noè, dove il messia Celentano decide chi deve salire e chi no, chi sono i buoni e chi i cattivi. È come immaginarsi San Francesco starsene in un palazzo di quaranta stanze a pensare tutto il giorno cazzate per farsele pagare milioni, e non per donare ai poveri, ma per mantenere attivi i bilanci delle proprie società. Il bello è che ad Adrian i soldi glieli danno sempre, ogni cinque anni qualcuno ci casca. Perché chissà cosa dirà, cosa farà, e lui ti rifila sempre lo stesso pacco. È questo il suo miracolo. Chiamalo scemo, scemo è chi ancora si chiede: cosa farà, cosa dirà?
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/solita-predica-monaco-milionario-1633025.html?fbclid=IwAR0AoSb3MAZdSaBe3eGFO0vL_f8E7Hfj5pwvCkHL1cvlvNi8Tj65-ytw7bs
http://altrarealta.blogspot.it/
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