martedì 14 maggio 2019

I livelli della coscienza

Questa è la triste storia di una fioraia di Bassano del Grappa.
Davanti al suo negozio di fiori, dall’altra parte della strada, c’è un’aiuola piena di erbacce, usata come cesso dai cani del quartiere... o meglio, dai loro padroni (nel senso che sono loro a non raccogliere le cacche dei loro animaletti, i quali talvolta stazzano anche diverse decine di chili).


Quella vista – e soprattutto quella puzza – irritano non poco la sensibilità della nostra fioraia, alla quale viene un’intuizione da fioraia: piantare dei semi e trasformare quello spazio indecente in un’aiuola colorata, piena di piante e fiori. Lo fa e il risultato è ottimo. Ma commette un errore madornale: comunicarlo “in via informale” al Comune. Subito l’indolente amministrazione pubblica non fa nulla, ma presto arrivano al municipio alcune segnalazioni dai condomini dirimpettai, sdegnati del fatto che la nostra fioraia abbia «occupato un terreno che appartiene a tutti per fare pubblicità indiretta al suo negozio».


Pressato dalle lamentele, il Comune deve intervenire col “pugno di ferro”, per dare l’esempio, affinché tale malsana abitudine non dilaghi fra gli altri cittadini! Multa quindi la fioraia, autrice per sua stessa ammissione (avendo fatto la famosa comunicazione) del misfatto silvestre: 1.436 euro per occupazione abusiva e prolungata di suolo pubblico.


In questa vicenda s’intravedono un paio di lezioni da imparare. Primo: se sei nato sulla Terra (e in particolare in Italia), quando fai le cose... falle da furbo: o fai una richiesta ufficiale al Comune e attendi un paio d’anni che giungano le relative “autorizzazioni a procedere”, oppure non dire niente a nessuno e vai nottetempo a buttare qualche seme in clandestinità, fingendo che a portarli siano stati i venti dell’est.


Secondo: quando ti muovi tieni conto del livello di coscienza di chi ti circonda (sempre perché ti sei incarnato sulla Terra... e in particolare in Italia). Il senso del possesso... che fu pre-alessandrino... è duro a morire: i dirimpettai della nostra fioraia preferiscono la puzza di merda all’“occupazione abusiva” perpetrata dall’operosa commerciante. In altre parole, meglio qualche metro quadrato di terra puzzolente – ma che sia solo mio e nessuno me lo può toccare – che un’aiuola fiorita, però creata da qualcuno che percepisco come un “invasore del mio territorio” e che magari ci guadagna pure in visibilità per il suo negozio.


Già, perché – altro punto importante – a un certo livello di coscienza non solo ciò che è mio non può essere condiviso, ma io non sono nemmeno in grado di gioire della fortuna del mio prossimo: la sua fortuna è per me una disgrazia, mentre la sua disgrazia è per me una fortuna. Mors tua vita mea. Una (ipotetica) maggiore visibilità per il negozio di fiori viene percepita da alcune persone come fastidiosa. Volgarmente la chiamiamo invidia, come fosse un difetto, ma sotto c’è un atteggiamento che è del tutto normale per una coscienza in parte ancora “bambina”. E non puoi fare uscire qualcuno dall’invidia “a comando”, se questa caratteristica psicologica deve ancora far parte del suo sviluppo.


La mia non è infatti una critica ad un comportamento sociale, bensì un tentativo di consapevolizzarvi riguardo le diversità dei livelli di coscienza presenti sul pianeta. Fra voi e il vostro vicino potrebbe esserci un abisso. La maggior parte degli italiani (la maggior parte dell’umanità) ragiona – e ragionerà ancora a lungo – secondo questi processi di pensiero. Quando si tratta di religione, politica, educazione, informazione... si deve semplicemente prendere atto di questa situazione.


Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]



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