lunedì 25 novembre 2013

Povero uno su 4: spiegate a Letta che si chiama CATASTROFE.


Un europeo su quattro è a rischio povertà: secondo Eurostat, ci sono 120 milioni di persone in pericolo. «Ci vuole una bella dose di umorismo nero per parlare, oggi, di una ripresa imminente», una ripresa “a portata di mano”, come dice Enrico Letta. La realtà è brutale: disoccupazione record e assenza totale di politiche per l’occupazione. Senza lavoro,, l’economia reale non può che affondare. «Chi parla di ripresa asseconda le teorie economiche neoliberali che hanno conquistato il discorso mediatico: si guarda esclusivamente al Pil, e non al modo in cui è prodotto». Certo, «il Pil può crescere di qualche punto perché sono ripartite le attività finanziarie: ma che ripresa è questa?». La verità è che, a differenza degli Usa, «con le sue politiche di austerità, l’Europa non sta facendo altro che favorire la disoccupazione. Ignorando un altro aspetto fondamentale: la povertà».


Solo in Italia, denuncia Gallino in un’intervista rilasciata all’“Huffington Post” e ripresa da “Micromega”, ci sono milioni di precari che guadagnano pochi Lettaeuro all’anno e vivono nella disperata attesa del rinnovo di un contratto. Secondo i dati ufficiali, è seriamente a rischio almeno un quarto della popolazione europea. «Sono questi gli indicatori che bisogna tenere a mente quando si parla, perché le luci che si scorgono in fondo al tunnel possono anche essere i fari di un Tir che arriva a tutta velocità» e ci viene addosso. E il bello è che tutto questo non è affatto inevitabile: «Ad esempio, l’Ue potrebbe varare un grande progetto per l’occupazione», anziché imporre la follia del pareggio di bilancio in Costituzione. «In tutta la loro storia, gli Stati Uniti avranno rispettato il pareggio di bilancio quattro o cinque volte: vorrà pur dir qualcosa. Invece, il Parlamento italiano ha liquidato la questione in un quarto d’ora. Alla pesca del pesce azzurro nel Mediterraneo si sarebbero dedicati più tempo ed energie».

Parlando della legge di stabilità, il viceministro dell’economia Stefano Fassina ha ammesso che una terapia shock per l’Italia è impossibile, per via dei vincoli imposti dall’attuale politica economica dell’Eurozona. Persino nel governo Letta c’è dunque chi auspica una “correzione di rotta”? Niente più che sussurri, in un momento in cui servirebbe parlare forte e chiaro: «I nostri governanti (come quelli di altri paesi) appaiono totalmente succubi dei dettami di Bruxelles, questa è la verità. Mentre un grande paese fondatore dovrebbe avere la forza e l’energia per chiedere – se necessario – una riforma dei trattati o quanto meno un’interpretazione meno passiva degli stessi. I nostri governi – sia quello attuale che quello precedente – non Luciano Gallinol’hanno fatto. Si sono comportanti come il militare di leva che batte i tacchi e obbedisce all’ordine».

“Il colpo di Stato di banche e governi”. «Dal 2010 in poi è intervenuto nei paesi dell’Unione Europea un paradosso: i milioni di vittime della crisi si sono visti richiedere perentoriamente dai loro governi di pagare i danni che essa ha provocato, dai quali proprio loro sono stati colpiti su larga scala. Il paradosso è che la crisi, fino all’inizio del 2010, è stata un crisi delle banche. Poi è iniziata una straordinaria operazione di marketing: si è fatta passare l’idea che il problema fossero i debiti pubblici degli Stati. Detta in parole semplici: i parlamenti hanno ceduto potere ai governi; i governi hanno ceduto alla Commissione Europea e alla Bce; la Bce e la Commissione Europea hanno assecondato Fmi e Banca Mondiale, e tutti insieme hanno ceduto alle grandi istituzioni finanziarie, che hanno bilanci superiori a quelli degli Stati nazionali».

L'italia che non c'è



Curare la recessione con diktat recessivi? E’ il paradosso dell’UnioneEuropea, dal 2010 in poi: costringere le vittime della crisi – milioni di cittadini – a pagare i danni che la stessa crisi ha provocato. Una colossale serie di errori commessa da governi ottusi? No, purtroppo: impossibile pensare che non sapessero che l’austerità sarebbe stata «una ricetta suicida dal punto di vista economico, se non anche da quello politico». In realtà, i governanti europei «sapevano e sanno benissimo che le loro politiche di austerità stanno generando recessioni di lunga durata». Il problema è un altro: «Il compito che è stato affidato loro dalla classe dominante, di cui sono una frazione rappresentativa, non è certo quello di risanare l’economia: è piuttosto quello di proseguire con ogni mezzo la redistribuzione del reddito, della ricchezza e del potere politico dal basso verso l’alto». Un meccanismo spietato, «in corso da oltre trent’anni». il colpo di Stato di banche e governi. (P.B)

https://www.youtube.com/watch?v=eEJy-A6t2NU Intervista a Rino Formica nella trasmissione "L'Ultima Parola" in onda su "RAI 2" l'11 Novembre 2011. Si parla di governo tecnico, sistema di poteri occulti, lobby nazionali e internazionali, Panfilo Britannia, 2 giugno 1992, svendita delle aziende italiane all'estero, e cioe' banche, Enel, Eni, Finmeccanica, telefonia, gioielli di casa. Politica subalterna a economia e finanza, Bce, Mario Draghi. (P.B)




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