DISOBBEDIENZA CIVILE


E’ giunto il tempo del “fare”. Di presentarsi con concorde entusiasmo difronte alla gente, di intraprendere con convinzione atti dimostrativi, che costituiscano un forte richiamo alle coscienze, che svelino una volta per tutte le insidiose macchinazione del potere finanziario e statalista. Di organizzare l’attenzione delle piazze in nome del riscatto e del bene comune.
Se la stella polare deve essere l’esempio di Ghandi, che ci ha indicato la via della non-violenza, occorre però intraprendere una serie di azioni dimostrative e mirate, prima caratterizzate dalla pubblicizzazione delle truffaldine manovre in Italia e in Europa, poi da veri e propri atti di disobbedienza civile a largo raggio. Ma il potere reagirebbe molto duramente e troverebbe facilmente, nell’ignoranza dei molti e nella connivenza della casta giudiziaria e degli altri apparati dello stato, la sponda per zittire e distruggere i pochi. Per questo va studiata una via fatta di progressive azioni, volta a moltiplicare il numero degli aderenti e a intercettare il consenso del popolo. Quando gli aderenti saranno molti il potere non sarà più in grado di reagire con facilità.
Bisognerà arrivare a pesanti disobbedienze, per esempio di ordine fiscale, che avranno successo (senza dare adito al potere di soffocare e distruggere) in diretta proporzione al numero degli aderenti.
Non è più il tempo delle sole parole. Nasca dalle coscienze di tutti l’impegno di intraprendere una fattiva opposizione, un concreto e non episodico contrasto, la dimostrazione che non siamo più pecore belanti. Si gettino i primi germi del comune riscatto. Ora o mai più.


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