UN DISASTRO DIETRO L'ALTRO VERSO I TEMPI FINALI
E’ difficile non vedere l’ombra livida della Consunzione negli eventi tumultuosi di questi ultimi tempi, tempi finali. Un disastro succede ad un altro, come scosse elettriche che percorrono il corpo del mostro creato dal Dottor Frankenstein. L’umanità è, infatti, un corpo disarticolato che sussulta appena di fronte alle disgrazie. Solo in questa reazione effimera e piattamente emotiva, palpita una larva di vitalità. Non sorprende allora che i soliti noti si ingegnino per scuotere di continuo un’opinione pubblica ridotta quasi ad un cadavere.
E’ difficile non constatare che gli avvenimenti, orchestrati da menti sopraffine, ci indirizzano verso un’unica meta, anzi baratro. Non credo sia una coincidenza se, da quando è stato eletto il nuovo califfo di Roma, la situazione è ulteriormente precipitata. Dietro le prediche sciroppose di Francesco e la smanacciante gestualità, si nasconde un furbastro. Com’era facile prevedere, di là dall’immagine di una Chiesa “buona”, la solfa è la solita: Roma continua a puttaneggiare con i potenti del mondo, come prima, più di prima. Quanti sacerdoti e prelati hanno denunciato o denunciano il marchio dell’Apocalisse, il microprocessore sottocutaneo, la geoingegneria assassina, i micidiali vaccini, gli organismi transgenici, il signoraggio bancario, i crimini della N.A.T.O. e dell’O.N.U. etc.? Un paio, forse. Perché così pochi? Non tanto per insipienza, ma poiché il Vaticano è l’anima nera della cospirazione globale. Non sarà quel pacioccone del nuovo pontefice a cambiare le cose.
Finalmente l’ingenuo ottimismo di chi pensava che il peggio accadesse solo agli altri, in Africa, in Asia o anche un po’ più vicino, in Grecia, comincia a sgretolarsi. Ormai anche molti cittadini comuni cominciano a subodorare aria di recessione con annessi e connessi. Purtroppo pochi hanno compreso che la sequenza dei ferali fatti non è tanto frutto del caso né del sistema capitalista e neppure della volontà di dominio economico per opera dei Fulminati, ma un preciso itinerario tracciato da chi intende distruggere quasi l’intero pianeta per edificare sulle sue rovine un unico stato mondiale di tipo tecnocratico. Per questo motivo ogni ricetta per promuovere la ripresa economica, ogni misura per riportare il benessere e la pace sociale vanno nella direzione diametralmente opposta. Anche qui non è incapacità, ma un’azione deliberata volta a devastare il più possibile ed in breve tempo.
Nulla sfugge alla smania annientatrice degli infami globalizzatori: ha ragione Enrico Galoppini a stigmatizzare l’adozione dei testi digitali dall’anno scolastico 2014-2015. Nell’editoriale “Le follie della scuola moderna: il libro elettronico obbligatorio dal 2014-2015”, 2013, svolge intelligenti riflessioni. Tuttavia nella mostruosa idea di sostituire ai volumi cartacei le opere digitali non si manifestano solo la demente idolatria dell’informatica, l’efficientismo, il culto fanatico della modernità, in quanto la smaterializzazione dei documenti è il cavallo di battaglia delle élites. Una volta incenerito l’ultimo foglio ed annichilita l’ultima memoria storica, sarà imposto un sistema informatico globale di cui ogni suddito sarà una protesi staccabile in qualsiasi momento.
La lavagna interattiva elettronica, l’iPad, il testo virtuale… non sono la tomba sulla cultura scolastica, poiché la cultura è quasi sempre stata estranea a licei ed università. Nel passato, la scuola “seria” era tempio dell’erudizione. Ne uscivano diplomati che sapevano a memoria ampi passi di classici greci e latini, interi canti della “Commedia”: tutto ciò non era cultura, bensì nozionismo. I diplomati di un tempo in genere imparavano a scrivere in discreto italiano ed a destreggiarsi con i rudimenti dell’aritmetica: rispetto agli standard odierni non è poco, ma neppure il non plus ultra. Solo per un concorso propizio di circostanze o per serendipità ogni tanto il sistema educativo partoriva un intellettuale o uno scienziato vero.
L’università italiana una volta sfornava per lo più critici letterari, filologi, giurisperiti, storiografi… sui cui tomi siamo piombati in un sonno profondo, quando frequentavamo le superiori. Oggi, visto che le conoscenze umanistiche sono reputate inutili, gli atenei fabbricano soprattutto “specialisti” e tecnici impiegati nei settori strategici (biotecnologia, nanotecnologia, industria bellica, industria farmaceutica, informatica, bionica, robotica… ). Quelli tonti, dopo che hanno conseguito la laurea in una materia scientifica, vengono sbattuti con un calcio nel deretano ad operare come negazionistiaffinché abbindolino i grulli. Molti, ahinoi, abboccano all’amo. Frastornati e vuoti si bevono tutte le bugie della propaganda: seguitano a votare, ad accalorarsi con i finti dibattiti televisivi, ad indignarsi, divertendosi, con “Cozza nel paese delle meraviglie”. Costoro continuano a credere ciecamente nei mantra dei media ufficiali e ad ignorare la realtà al punto che, quando troveranno i supermercati vuoti e le banche chiuse, penseranno di essere su “Candid camera”…
E’ difficile non constatare che gli avvenimenti, orchestrati da menti sopraffine, ci indirizzano verso un’unica meta, anzi baratro. Non credo sia una coincidenza se, da quando è stato eletto il nuovo califfo di Roma, la situazione è ulteriormente precipitata. Dietro le prediche sciroppose di Francesco e la smanacciante gestualità, si nasconde un furbastro. Com’era facile prevedere, di là dall’immagine di una Chiesa “buona”, la solfa è la solita: Roma continua a puttaneggiare con i potenti del mondo, come prima, più di prima. Quanti sacerdoti e prelati hanno denunciato o denunciano il marchio dell’Apocalisse, il microprocessore sottocutaneo, la geoingegneria assassina, i micidiali vaccini, gli organismi transgenici, il signoraggio bancario, i crimini della N.A.T.O. e dell’O.N.U. etc.? Un paio, forse. Perché così pochi? Non tanto per insipienza, ma poiché il Vaticano è l’anima nera della cospirazione globale. Non sarà quel pacioccone del nuovo pontefice a cambiare le cose.
Finalmente l’ingenuo ottimismo di chi pensava che il peggio accadesse solo agli altri, in Africa, in Asia o anche un po’ più vicino, in Grecia, comincia a sgretolarsi. Ormai anche molti cittadini comuni cominciano a subodorare aria di recessione con annessi e connessi. Purtroppo pochi hanno compreso che la sequenza dei ferali fatti non è tanto frutto del caso né del sistema capitalista e neppure della volontà di dominio economico per opera dei Fulminati, ma un preciso itinerario tracciato da chi intende distruggere quasi l’intero pianeta per edificare sulle sue rovine un unico stato mondiale di tipo tecnocratico. Per questo motivo ogni ricetta per promuovere la ripresa economica, ogni misura per riportare il benessere e la pace sociale vanno nella direzione diametralmente opposta. Anche qui non è incapacità, ma un’azione deliberata volta a devastare il più possibile ed in breve tempo.
Nulla sfugge alla smania annientatrice degli infami globalizzatori: ha ragione Enrico Galoppini a stigmatizzare l’adozione dei testi digitali dall’anno scolastico 2014-2015. Nell’editoriale “Le follie della scuola moderna: il libro elettronico obbligatorio dal 2014-2015”, 2013, svolge intelligenti riflessioni. Tuttavia nella mostruosa idea di sostituire ai volumi cartacei le opere digitali non si manifestano solo la demente idolatria dell’informatica, l’efficientismo, il culto fanatico della modernità, in quanto la smaterializzazione dei documenti è il cavallo di battaglia delle élites. Una volta incenerito l’ultimo foglio ed annichilita l’ultima memoria storica, sarà imposto un sistema informatico globale di cui ogni suddito sarà una protesi staccabile in qualsiasi momento.
La lavagna interattiva elettronica, l’iPad, il testo virtuale… non sono la tomba sulla cultura scolastica, poiché la cultura è quasi sempre stata estranea a licei ed università. Nel passato, la scuola “seria” era tempio dell’erudizione. Ne uscivano diplomati che sapevano a memoria ampi passi di classici greci e latini, interi canti della “Commedia”: tutto ciò non era cultura, bensì nozionismo. I diplomati di un tempo in genere imparavano a scrivere in discreto italiano ed a destreggiarsi con i rudimenti dell’aritmetica: rispetto agli standard odierni non è poco, ma neppure il non plus ultra. Solo per un concorso propizio di circostanze o per serendipità ogni tanto il sistema educativo partoriva un intellettuale o uno scienziato vero.
L’università italiana una volta sfornava per lo più critici letterari, filologi, giurisperiti, storiografi… sui cui tomi siamo piombati in un sonno profondo, quando frequentavamo le superiori. Oggi, visto che le conoscenze umanistiche sono reputate inutili, gli atenei fabbricano soprattutto “specialisti” e tecnici impiegati nei settori strategici (biotecnologia, nanotecnologia, industria bellica, industria farmaceutica, informatica, bionica, robotica… ). Quelli tonti, dopo che hanno conseguito la laurea in una materia scientifica, vengono sbattuti con un calcio nel deretano ad operare come negazionistiaffinché abbindolino i grulli. Molti, ahinoi, abboccano all’amo. Frastornati e vuoti si bevono tutte le bugie della propaganda: seguitano a votare, ad accalorarsi con i finti dibattiti televisivi, ad indignarsi, divertendosi, con “Cozza nel paese delle meraviglie”. Costoro continuano a credere ciecamente nei mantra dei media ufficiali e ad ignorare la realtà al punto che, quando troveranno i supermercati vuoti e le banche chiuse, penseranno di essere su “Candid camera”…
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