VIA DEL CAMPO

Genova. Dopo un lungo intervallo sono andata a fare il
mio consueto e rilassante giro dei vicoli. Molti cambiamenti, botteghe che muoiono e nascono. Non ho riconosciuto la via del Campo, quella storica, cantata da De Andre'. Scritte in arabo, negozi di cibo halal, negozi per donne musulmane con i copricapi di cui non vi so dire il nome, ora. Uomini accovacciati sui lati del marciapiede. Nemmeno un negozio con scritte in italiano. Proseguendo, c'è via Pre'. È tutta dei senegalesi, da tempo. Resiste ancora qualche sparuta bottega italiana, non so per quanto. Non so se è un bene, un drastico cambiamento del volto della città storica e antica. Mi possono obiettare: nemmeno tu sei una genovese e neanche italiana. Si, ma Genova per me è la patria del cuore, città delle affinità elettive. Mi sento sposata con questa città. Uno nasce in una famiglia, poi si sceglie un/una coniuge, e si tratta sempre dei "suoi cari". Parenti. Passeggiando per quelle vie, invece, non sento il desiderio di fondere la sua cultura con quella della città ospitante. Sono comunità dal forte senso di appartenenza religiosa, chiuse, non comunicanti...certo che ci sono dei singoli diversi, come il marocchino Abdurahman, detto Alex, disposto a dialogare, a raccontare di loro, a ridere insieme a te. Aveva dato una mano nel l'allestimento della rete sul
poggiolo. Ama i gatti e ne ha in casa. Il mio piccolo gli stava attaccato ))). Ma sono i singoli... Fanno la differenza, certo.
Una bella parte di Sampierdarena, invece, e'completamente latina. Con grossi problemi di delinquenza giovanile dei latinos. Io non propongo soluzioni, non so come si evolverà questa convivenza. Finora si comunica poco o nulla. Non siamo parenti, sembriamo dei vicini di casa che non parlano e non si guardano in faccia. Che dire...

Olga Samarina

Il piano Kalergi avanza

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