venerdì 1 ottobre 2021

GREEN NEW SLAVERY

Quando leggete Green New Deal dovete immaginare un piano programmatico per rendere sistemica la deflazione e mantenere bassa l'inflazione in modo tale da poter stampare soldi come fossero coriandoli.
"Solo le aziende enormi, le multinazionali, resisteranno senza troppi danni. Tutte le piccole, medie e una parte delle grandi imprese verranno risucchiate nel vortice fallimentare innescato da questa "epidemia". Moltissime dovranno chiudere o vendere, e verranno comperate per un pezzo di pane dai gruppi più grandi.
Il mercato vedrà ancora una volta un enorme balzo in avanti delle multinazionali e dei loro gruppi di controllo. Significa, a livello globale, un controllo enormemente maggiore del mercato, nelle mani di un numero sempre più ristretto di persone.
Significa che sempre meno persone decideranno che prodotti potete avere, di che qualità, a che prezzo. E poiché ormai la politica ubbidisce apertamente al mercato, le stesse, pochissime, persone avranno sempre più peso nel decidere anche quali leggi debbano regolare le vostre vite".
Il progetto è quello di livellare verso il basso la classe media e mantenerne una buona parte con un reddito universale pagato con moneta contabile (o criptovaluta) legata alla cittadinanza a punti; questo denaro virtuale creato dal nulla sarà utilizzabile per l'acquisto di beni dalle piattaforme di e-commerce e per pagare la fruizione di servizi e prodotti digitali, in modo tale da mantenere il processo all'interno di un circolo "virtuoso" che non determina variazioni significative dei prezzi e quindi inflazione.
[…] La nostra generazione si è rivelata un parterre perfetto, ideologicamente e antropologicamente restio all’accumulazione di oggetti, alla stabilità e alla vita borghese a cui si potevano disinvoltamente vendere i nuovi prodotti fatti di byte, la cui immaterialità assicurava di non partecipare alla società dei consumi (come la si conosceva prima dell’avvento di internet), lasciando accedere i suoi membri al nascente mercato digitale privi di sensi di colpa ma con spirito da pionieri anti-sistema. Fight Club ha raccontato implicitamente un passaggio di consegne da un’architettura capitalistica a un’altra: il vecchio mondo fordista e industrializzato muore – come nell’epilogo del film in cui esplode la città – ma perché nulla cambi davvero. Fincher e Palahniuk hanno fornito ai Millennials un libretto di istruzioni per farla finita con il vecchio capitalismo dell’accumulazione, e una cartina per orientarsi nella geografia del nuovo mondo, hanno dato vita a una delle più riuscite apologie della società post-capitalista, insospettabilmente complice dello stile di vita anti-materico che nel frattempo la Apple aveva cominciato a pubblicizzare con il suo design buddhista e il suo comunismo light dello sharing. La Apple era già promotrice dell’abolizione degli oggetti, delle case vuote e minimaliste, di un certo nomadismo esistenziale, delle vite precarie ma customizzate. Come dice Ian Svenonius in Censura subito!!!: “Apple sprona alacremente la popolazione a liberarsi dei propri beni. La musica? Salvatela sul Cloud. I libri? Sul Cloud. I film, le riviste, i giornali, e la televisione devono essere tutti stoccati nell’etere, non per terra o in un armadio. È come vivere in un monastero modernista il cui culto è la Apple stessa”. E aggiunge: “Apple ha operato un rovesciamento del mondo che ha trasformato il possesso materiale in un simbolo di povertà, e l’assenza di beni in un indice di ricchezza e potere”.
Sparirà l’industria del divertimento e del turismo di massa che torneranno ad essere appannaggio delle élite. Così come sarà privilegio dei ricchi mangiare cibo di qualità e indossare capi realizzati con materiali pregiati.
Le masse si vestiranno con pochi soldi avendo da tempo rinunciato alla qualità in luogo del design dettato dalla moda (e dagli influencer che oramai hanno il potere di far indossare ai loro follower anche capi realizzati con copertoni riciclati) e mangeranno cibo prodotto a basso costo, visto che mangiare proteine nobili diventerà sempre più socialmente riprovevole.
Dobbiamo decrescere, NOI, ma alle LORO regole, con i LORO tempi e senza alcun controllo democratico sul processo.
Era tutto stabilito da tempo, la pandemia è il colpo di teatro che gli ha permesso di paralizzare la capacità di discernimento e la consapevolezza delle persone quel tanto che bastava per dare il via all’implementazione del progetto.
Le decisioni sono state prese nell'iperuranio dell'economia e della finanza mondiale.
I quadri intermedi si sono immediatamente allineati e lo si è visto nell'attimo esatto in cui, alla fine di febbraio, hanno virato bruscamente dalla "minimizzazione" al "terrorismo".
Credo che la maggior parte delle persone non abbia la minima idea di cosa gli stia per arrivare addosso: qui è in gioco l'assetto socio-economico del prossimo futuro, non c'è margine di trattativa.
Il fenomeno del quale siamo spettatori più o meno consapevoli, rappresenta un cambio di paradigma epocale: in passato le élite muovevano guerra contro le popolazioni utilizzando l'intermediazione dei governi. Giunti a questo punto hanno acquisito un potere talmente illimitato da poter schierare contro le classi medie uomini e strutture alle loro dirette dipendenze.
Ai Governi non è rimasto altro da fare che ratificare provvedimenti decisi altrove e reprimere con ogni mezzo il dissenso.
Oramai gli Stati somigliano sempre di più ad una multinazionale, con tanto di assetto verticistico e codice etico improntato sul politically correct.
La salvaguardia del clima è l’impianto narrativo, o se preferite il marketing, attraverso il quale ci verrà venduto il gioco di prestigio che consentirà al capitalismo di rigenerarsi e nel contempo imprigionarci all’interno di un meccanismo nel quale l’individuo atomizzato sarà in tutto e per tutto dipendente dal sistema e succube delle sue regole.
Immaginate per un attimo come potrebbe essere la vita di un uomo in assenza di contante, senza una casa e un’automobile di proprietà e sottoposto ad un regime di cittadinanza a punti.
Una moderna forma di schiavitù.
Fantascienza ?
A me sembra che tutto stia andando esattamente in quella direzione.
Siamo come gli indiani di fronte ai coloni, stiamo cedendo praterie in cambio di perline colorate e specchietti; tra non molto finiremo come loro, nevrotici, ubriachi, senza identità e confinati in riserve.

Post datato 11 Dicembre 2020.

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