Una nuova coscienza Giorgio Gaber
Smettere di credere che l'unico obiettivo non può essere il miglioramento delle nostre condizioni economiche, perché la vera posta in gioco è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del destino, del lavoro, e persino della politica, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare l'idea di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare le nostre presunte sicurezze. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale. Subito. Qui e ora.
Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualche cosa. Basterebbe smettere di credere di poter salvare il mondo con l'illusione della cosiddetta solidarietà. Rendersi conto che la crescita del mercato può anche essere indispensabile alla nostra sopravvivenza, ma che la sua inarrestabile espansione ci rende sempre più egoisti, e più volgari.
Basterebbe abbandonare l'idea di qualsiasi facile soluzione, ma abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l'audacia di frequentare il futuro con gioia.
Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese. La spinta utopistica è... Subito. Qui e ora.
> Giorgio Gaber <
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“Defaultorium”
è un programma sperimentale il cui obiettivo è la sintonizzazione dei
ritmi profondi del “default mode network” del cervello sui ritmi
standard dell’organismo sano. Alla sua base c’è l’azione dei ritmi
epsilon ultra bassi e di un ritmo delta molto masso (0,1-2 Hz).
Il
nostro organismo non è altro che un’orchestra che include migliaia di
processi, e ognuno di essi possiede il proprio ritmo e la propria
frequenza. E’ un complesso meccanismo biologico che necessita di
un’accordatura. Tutti i processi sono collegati tra di loro, e quando
accade un guasto (il nostro modo di vivere pieno di stress ne offre
molte probbilità), parte una catena di guasti, che noi chiamiamo “una
malattia” o “un’indisposizione”. Da qui deriva il nome del programma: “il ritorno allo stato di default”, o predefinito.
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