lunedì 5 gennaio 2015

EURO E BCE: la strategia di Draghi e il paradosso.


L’Euro è destinato al fallimento, ma prima gli Stati devono indebitarsi per bene.

La Grecia farà da apripista politico al crollo della moneta unica, che si fonda tuttavia su una strategia solo speculativa.

La Repubblica ellenica è stata tenuta in piedi con le flebo, affinché i tempi fossero maturi per un default programmato e funzionale alla conclusione dell’esperienza della moneta unica in Europa.

Adesso Draghi parla apertamente di deflazione e di crisi di liquidità e si dice pronto ad intervenire. Sono almeno 3 anni che siamo in stagnazione e le banche non fanno circolare denaro! Perché proprio adesso la BCE si dice pronta a mettere in circolazione addirittura un trilione di euro?

Fino ad oggi la gran parte del collocamento del debito pubblico degli Stati europei, in particolare quello italiano, è avvenuto presso i piccoli risparmiatori e le famiglie e questo consente un certo margine di autonomia ai singoli Stati i quali, per vincolo di “sovranità” con i propri cittadini, in caso di uscita dall’Euro potranno riconvertire il debito con una moneta propria. Occorre ricordare a questo proposito che il corso legale di una moneta è determinato dal fatto che lo Stato riconosce quella moneta come pagamento dei propri tributi. Considerata tuttavia la stagnazione economica e la sempre più scarsa possibilità di creare utili, margini di profitto da destinare al risparmio, le fette di debito pubblico vengono gradualmente assorbite da entità finanziarie per lo più internazionali e spesso fuori dal controllo Eurozona. È chiaro che questi organismi ed entità finanziarie, se hanno in mano titoli in Euro, possono condizionare i mercati e anche il valore e la stabilità stessa della moneta unica.

Dunque cosa fa la BCE per contrastare questa invasione di campo e assicurarsi il pieno controllo sui Paesi Eurozona? Crea moneta con cui compra direttamente i titoli di Stato e in questo modo si assicura un maggiore è più diretto controllo sulle economie e sulle sorti sociali nazionali, difendendo la stabilità della propria divisa e quindi difendendo gli interessi dei propri azionisti.

Questa strategia però non ha come fine la stabilità dell’Euro, che non può essere certo garantita solo da una mera azione finanziaria, ma attraverso l’acquisto dei titoli pubblici degli Stati ha lo scopo di mettere davvero al sicuro i propri investimenti. Infatti, una volta prestati i soldi agli Stati (che sono gli unici veri protagonisti dell’economia e della produzione attraverso le loro risorse industriali) ci si assicura reddito e controllo dei processi senza dover subire le onde di un mercato in tempesta. Concluso il collocamento a quel punto la moneta unica può anche morire, il debito si riconvertirà nelle monete nazionali, ma farà sempre capo a chi lo ha comprato e, se anche la BCE non ci sarà più, i suoi azionisti, ovvero le Banche, continueranno ad esserci e avranno in pancia crediti con gli Stati di portata così grande da poterne determinare la politica economica e sociale. E così si riparte con un nuovo ciclo. Proprio loro, a differenza di molti semplici cittadini, sanno bene che tutto – ma proprio tutto – è ciclico e gli schemi si ripetono all’infinito a meno che non si sviluppi un paradosso. E ogni paradosso, essendo irrazionale, può essere prodotto solo dai sentimenti.

Armando Siri

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