ECCO COME EQUITALIA HA PIGNORATO I SOLDI DELLA MIA IMPRESA
lettere di Francesco alla redazione del blog l'indipendenza
mi chiamo Francesco e anche io mi sento una vittima di Equitalia. Due anni fa, dopo un esperienza lavorativa in proprio durata 8 anni, seguita da una come dipendente, decido di mettermi di nuovo in proprio dopo essere stato licenziato. Faccio quindi richiesta ad Invitalia per un finanziamento agevolato come ditta individuale di 23.000 euro. Nel giro di pochi mesi, riesco ad avere un anticipo da girare ai fornitori per le attrezzature necessarie (attrezzature che mi vengono consegnate regolarmente). Passo quindi tutti i controlli di Invitalia, attendo il resto del finanziamento per saldare il fornitore. Questo finanziamento però si fa attendere, non riesco ad avere notizie da Invitalia, che mi dice che hanno problemi con i loro computer e con la loro rete informatica e cosi attendo ben 4 mesi.
Preso dallo sconforto, e dalla pressione esercitata (giustamente) dal mio fornitore (che nel frattempo doveva pagare IVA e tasse per soldi mai incassati), riesco, dopo un giro di telefonate a mettermi in contatto con una persona che si prende in carico la situazione e mi fa sapere, dopo un paio di giorni, che i soldi che erano destinati a me erano stati invece pignorati da Equitalia.
Entro nel panico e cerco di avere informazioni, non sapevo di avere pendenza alcuna (la mia precedente attività era stata chiusa saldando sia fornitori, locatori e addirittura con un credito IVA di 8.000 euro). L’indomani, prima di recarmi all’ufficio di Equitalia del mio Comune, ricevo un messo della stessa che mi consegna intimazioni di pagamento (entro 5 giorni) per 15.000 euro circa di cartelle esattoriali. Il panico aumenta. Al loro ufficio mi faccio fare un estratto di quelle che sarebbero le mie pendenze e fra queste risultano cose stranissime, come un ritardato pagamento INPS (di un giorno) con relativa multa di 60 euro, che diventa sotto Equitalia di ben 1186 euro (compresi di aggio, interessi e balzelli vari) più IVA non versata per un totale di quattromila euro (che lievitano anche loro per cifre incredibili), più effettivamente, delle cartelle riferite a TARSU non pagata, che non avevo però mai ricevuto (ma che effettivamente dovevo, per un totale di circa 3.000 euro).
Frastornato non mi perdo d’animo e chiedo alla mia commercialista di farmi avere la documentazione necessaria. Mi reco all’ufficio chiedendo che mi sia concessa una rateizzazione e facendo presente l’accaduto. Ricevuto dal vicedirettore questo, con fare decisamente spocchioso e uno sgradevole sorrisino sulle labbra mi dice che non c’è niente da fare, che da quando si sono messi in moto i meccanismi sul mio finanziamento (legge Bersani) è passato troppo tempo e non potevo richiedere alcuna rateizzazione, ma che se ci saranno sgravi da fare per qualcosa di già pagato che effettivamente non dovevo allora, dopo che avranno incamerato i soldi, mi faranno sapere.
Mi è mancato il terreno da sotto i piedi, perché questo voleva dire che non potevo saldare il mio fornitore ne tanto meno Invitalia, facendo decadere il mio diritto al finanziamento. E se prima ero in debito di 15000 euro con Equitalia adesso sarei diventato debitore di oltre 23.000 euro (tacendo sul fatto che avevo dovuto aprire partita IVA e relativa posizione INPS (che continua ad arrivare oltre al pagare assicurazioni a mie spese) visto che, come da contratto, in caso di mancato rispetto degli accordi Invitalia richiede indietro l’intero finanziamento. Cerco appoggio in banca e ovviamente non lo trovo. Non solo, da cliente fidato da più di 12 anni mi chiedono immediatamente il rientro del mio fido (5.000 euro), vengo anche a sapere che da corretto pagatore, sono passato in un batter d’occhio (avendo subito un pignoramento) a cattivo pagatore, e quindi iscritto alla centrale rischi nella black list. Sono la peggior specie di delinquente: delinquo, ma sono tutt’altro che ricco e non sapevo neanche di esserlo.
Mi faccio forza e mi rivolgo ad un avvocato, controlliamo le relate di notifiche e la maggior parte sono sbagliate, non dovute o con vizi di forma (alcune addirittura notificate a mio figlio nel 2007, il mio unico figlio è nato nel 2010), inoltre l’errore gravissimo è che non sono stato avvertito con dovuto anticipo dell’avvenuto pignoramento e i miei sessanta giorni di tempo per oppormi sono diventati solo 15 (pensate che per ottenere copia delle relate di notifica ho dovuto attendere un mese, capirete l’ingiustizia a cui sono stato sottoposto). Faccio quindi ricorso alla commissione tributaria, ma nel frattempo Invitalia pretende indietro il totale che mi ha versato visto che non ho potuto concludere il finanziamento. Il mio creditore è in difficoltà, anche lui per via di Equitalia e la mia banca richiede continuamente il rientro del fido con gli interessi che stanno salendo alle stelle. Sono sei mesi che attendo la prima udienza. Anche mia moglie adesso ha perso il lavoro e siamo in grave condizione.
Ovviamente, adesso, smetto di essere un contribuente onesto (in passato ho fatto anche debiti per pagare imps e tasse varie), smetto di pagare qualsivoglia tassa, a cominciare dalla TARSU. Sono assolutamente felice di essere passato dalla parte degli evasori fiscali “per vivere”, una categoria di “criminali” che vengono accomunati, ingiustamente ai grandi evasori. Sono in pace con la mia coscienza, questo Stato non vedrà mai più un singolo centesimo dalle mie tasche.
Un cordiale saluto e un in bocca al lupo a tutte le vittime di Equitalia. Ascoltatemi e ricordate le mie parole: non ricorrete a gesti estremi, la vostra vita non vale così poco come quella dei criminali che vi perseguitano. Ripartire si può, adesso conoscete il mostro e anche come evitarlo.
Francesco
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