ARAGOSTE, CAVIALE E CHAMPAGNE
Nuove carte sugli sperperi dei consiglieri. Il reato contestato a 29 consiglieri di centrosinistra è quello di peculato. L'inchiesta sta verificando gli abusi nelle spese dal 2008 al 2012 che i politici si sono fatti rimborsare a carico dei contribuenti. Ci sono anche carta igienica, pastelli e un misuratore di radiazioni
Milano - La classe non è acqua. La classe è vino, e pure di quello buono. E non dovevano essere male le due bottiglie messe in conto ai contribuenti lombardi dal capogruppo del Partito democratico in Regione Lombardia Luca Gaffuri: 300 euro lasciati la sera del 29 aprile 2011 al ristorante «Il 21 way» di Cremona.
Allo stesso modo, Elisabetta Fatuzzo - unica rappresentante del Partito Pensionati - avrà pensato che valesse proprio la pena spendere 200 euro di denaro pubblico per gustarsi in compagnia quattro tagliate di aragosta. Ma la classe è anche una stanza «doppia in uso singolo» (che costa 110 euro, ma è meglio stare comodi) prenotata dal consigliere Udc Valerio Bettoni all'hotel «Town House fontana di Trevi», gioiellino stellato a pochi passi da una delle zone più esclusive di Roma, o l'anguilla marinata del capogruppo ex democristiano Gianmarco Quadrini, costata la bellezza di 320 euro, o il pesce acquistato dallo stesso Quadrini per 1.772 euro a quattro giorni dal Natale 2011. Eccole, le nuove carte sulle spese pazze dei consiglieri lombardi. È la bella vita a costo zero. Niente paura, paghiamo noi. E c'è - si tratta di un consigliere dell'Udc, e la spesa finisce in conto al gruppo - chi è riuscito a mettere in nota spese anche il caviale, sempre alla faccia dei contribuenti.
È che la politica, in Lombardia, delizia il palato. Come considerarle le note spese dell'Udc, se non un inno alla joie de vivre? Ci sono i 17 menù degustazione da 850 euro, le bottiglie di «Franciacorta Cuvée Prestige Docg» da 700 euro, le dozzine di pranzi e cene al lussuoso ristorante «da Berti», e quella gita alla villa «Il Patriarca» di Chiusi, che fanno altri 650 euro di «vino e menu degustazioni».
L'unico limite, la fantasia del consigliere regionale. Come le ore e ore di lezioni di inglese del democratico Giuseppe Adamoli (più o meno 2.500 euro), le quattro fotocamere digitali «ricomprese in lista nozze» del collega Guido Galperti, i 6.900 euro in tre anni spesi in francobolli da Gianfranco Concordati (Pd). Tutto è rimborsato, dal lusso alla miseria. Come quella del solito Bettoni, che compila un modulo per avere indietro l'euro (un euro!) speso il 21 novembre 2011 per comprare dei feltrini al Brico Center. O quella del consigliere Pd Dionigi Guindani, che oltre a libri e consumazioni varie al bar, mette in nota spese l'acquisto dei una confezione di «pastelli Giotto», fa un giro all'Ikea e si compra un tappeto «hampen», sacchi di carta e custodie per i cd (254 euro). Oppure ancora Fatuzzo, che chiede il rimborso dei 45 centesimi lasciati in un parcheggio a ore, o viaggia in treno lungo la tratta Milano-Brescia con un biglietto per «tre adulti», facendo gentile dono del ticket a qualche compagno di viaggio. O l'insuperabile Quadrini, che mette in conto all'erario anche 187 euro di necrologi. E, visto che anche questo fa parte del mandato elettorale, 39,20 euro di carta igienica.
Tra miseria, nobiltà e stranezza oscillano le spese che gli irriducibili moralizzatori dell'Italia dei valori scaricano sul contribuente. Stefano Zamponi, capogruppo del partito di Antonio Di Pietro al Pirellone, si vede contestare 115mila euro di allegre note spese. Dentro c'è di tutto: particolarmente impopolare l'idea di Zamponi e dei suoi colleghi di gruppo Francesco Patitucci e Franco Spada di scaricare sull'erario anche 46,86 euro di marche da bollo da apporre sul pass per le corsie preferenziali. E chissà che fine hanno fatto i 150 «orologi da tavolo con igrometro e termometro» comprati per 468 euro, o che allegra tavolata sarà stata quella con novantasette invitati (tanto pagavamo noi) il 9 aprile 2008. Ma, soprattutto: che diavolo se ne fanno, i consiglieri dipietristi, di un contatore Geiger da 369 euro e 5 cent?
Tra miseria, nobiltà e stranezza oscillano le spese che gli irriducibili moralizzatori dell'Italia dei valori scaricano sul contribuente. Stefano Zamponi, capogruppo del partito di Antonio Di Pietro al Pirellone, si vede contestare 115mila euro di allegre note spese. Dentro c'è di tutto: particolarmente impopolare l'idea di Zamponi e dei suoi colleghi di gruppo Francesco Patitucci e Franco Spada di scaricare sull'erario anche 46,86 euro di marche da bollo da apporre sul pass per le corsie preferenziali. E chissà che fine hanno fatto i 150 «orologi da tavolo con igrometro e termometro» comprati per 468 euro, o che allegra tavolata sarà stata quella con novantasette invitati (tanto pagavamo noi) il 9 aprile 2008. Ma, soprattutto: che diavolo se ne fanno, i consiglieri dipietristi, di un contatore Geiger da 369 euro e 5 cent?
fonte Il Giornale
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