lunedì 11 febbraio 2013

Il progetto “pulizia” che ha in testa Mario Monti


di GIUSEPPE ISIDORO VIO
Per reprimere il fenomeno dell’evasione fiscale che riguarda la piccola e media impresa, gli autonomi e i professionisti, inizialmente il governo Monti ha usato come deterrente il controllo poliziesco mirato con effetto mediatico (modello Cortina) pur conscio che questo sistema oltre che discutibile non avrebbe garantito la possibilità di controllare tutti. Tuttavia le misure strutturali che ha introdotto contro l’evasione fiscale (i controlli incrociati con SERPICO, il limite nell’uso di contanti, eccetera) al fine di garantire la tracciabilità delle transazioni economiche e il redditometro, sono molto più efficaci ed estesi dei controlli mirati e a sorpresa.
Di conseguenza, sebbene queste misure siano in sé parzialmente condivisibili, tuttavia, una volta a regime con l’attuale livello di pressione fiscale, esse porteranno in breve alla morte della piccola e media impresa e dei piccoli studi professionali i cui capitali, proprietà immobiliari e fondi rurali saranno ingoiati da banche o grandi imprese. E’ questo solo un effetto collaterale oppure fa parte di una strategia dei tecnocrati a servizio del grande capitalismo che ritengono la PMI italiana e in generale tutto ciò che piccolo, libero, autonomo e diverso un’anomalia e un intoppo per i loro intenti?
Nel recente passato, il sistema bancario italiano era costituito da una rete di piccole banche commerciali (casse economiche e rurali autonome) capillarmente diffuse e radicate nel territorio nazionale al servizio della PMI e poche grandi banche d’investimento. Col superamento negli anni novanta della distinzione giuridica che manteneva separate queste attività per il conflitto d’interesse esistente fra le due, nel giro di pochi anni i piccoli istituti bancari sono stati ingoiati da quelli di medie dimensioni che a loro volta si sono fusi tra loro creando un oligopolio di grandi istituti che, abbandonata la PMI, dominano e si dividono l’intero mercato dei risparmiatori (i nuovi peones delle banche) occupandosi per lo più di finanza e assicurazioni.
Non sempre queste fusioni sono state limpide e proficue (le vicende del MPS ne sono un esempio eclatante) ma è stato evidentemente un primo passo nel progetto del grande capitalismo. Il fatto che Monti abbia tassato gli italiani per salvare il MPS e che i tecnocrati europei non indaghino fiscalmente, non tassino, ma proteggano e prestino i soldi dei fondi di garanzia europei a quest’oligopolio di grandi banche in crisi per le loro speculazioni azzardate, la dice lunga da che lato stiano. E’ quindi probabile che il sacrificio della PMI italiana sull’altare del grande capitalismo sia un’operazione di pulizia intrapresa da Monti e che intende completare nel prossimo governo, coerente con un progetto complessivo volto, da un lato, a snellire lo Stato privatizzando tutto il possibile e dall’altro, nel settore privato, favorendo la creazione di grandi imprese nell’industria, nella distribuzione e nei servizi.
Nell’economia del futuro le piccole entità individuali e indipendenti ora così tipiche della realtà italiana e della natura dell’italiano medio, occuperanno uno spazio di nicchia, tutto il resto sarà nelle mani di holding finanziarie, proprietarie di banche, colossi industriali, grande distribuzione, catene alberghiere, commerciali e di ristorazione, grossi studi professionali e così via. L’un per cento della popolazione, fatto di capitalisti e grandi manager, ne controllerà il restante 99%, fatto da masse di salariati (con grande soddisfazione dei sindacalisti che potranno giustificare così la loro inutile esistenza) condannati per lo più a rimanere dipendenti a vita (altro che promozione sociale) e che in quanto tali non potranno fuggire al fisco essendo tassati alla fonte.
Per certi versi una situazione non dissimile da quella dei regimi comunisti di Stato, dove l’elite dei grandi burocrati di partito controlla l’intera popolazione, ridotta a una massa di dipendenti statali privati della loro libertà. D’altra parte gli estremismi curiosamente sempre si assomigliano. Monti e compagnia bella non sono degli innocui radical chic assimilabili ai Veltroni o ai Pisapia. Questi del gruppo Bilderbergsono dei pericolosi manipolatori mascherati della società, di cui programmano, a tavolino, le trasformazioni in base alla loro visione ideologica liberal-progressista-globalista. Fanno le rivoluzioni dal suo interno, senza dare nell’occhio, ma fanno lo stesso dei morti, silenti.