Tornare alla lira? Si può Ecco la ricetta a 5 Stelle

Uscire dall’euro si può. «L’uomo ha fatto cose molto più difficili», sorride Laura Castelli, uno dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle che si occupa d’economia. E anche se ieri il Senato ha bocciato la proposta dei grillini di discussione urgente del disegno di legge popolare per indire il referendum anti-euro (solo la Lega ha votato a favore), i pentastellati non si arrendono. 

Due giorni fa, del resto, Beppe Grillo, in un’intervista a Class Cnbc, è stato chiaro: «Noi siamo stretti dentro dei trattati che sono stati firmati da persone malate di mente e ci hanno imbrigliato dentro un sistema fiscale bloccato. Con il pareggio di bilancio in Costituzione se devi investire non puoi». Per questo il comico ha riproposto il ritorno alla lira: «La Bce potrebbe tenere sotto controllo i cambi. 

Ogni Paese potrebbe tenere la propria valuta, con la Bce che vigila sulle fluttuazioni dei tassi di cambio». Il comico è convinto che questo sia il momento giusto e che «il prossimo passo dopo la Grecia siamo noi, col nostro debito a 2.200 miliardi, che è a crescere, la crescita non c’è, una disoccupazione più o meno come quella greca, le pensioni tagliate, gli stipendi pubblici tagliati». La prossima tappa, comunque, è riuscire a strappare il referendum: «Il problema non è uscire o non uscire dall’euro - ha precisato Grillo - ma far decidere gli italiani di quale sarà la loro vita e quella dei loro figli con un sistema come quello del referendum. 

Per fare questo occorre che i cittadini siano informati bene». Un link messo in piedi dai 5 Stelle (su www.beppegrillo.it) risponde a tutte le obiezioni principali. Il principio generale lo scandisce la Castelli: «Il sistema è viziato se la moneta non è gestita dalla sovranità nazionale». Prima questione. Se tornasse la lira ci sarebbe un’inflazione mostruosa. Risposta: «L’euro è stato svalutato del 10% rispetto al dollaro durante l’estate 2014, ma nessuno ha visto il suo patrimonio decurtato o la sua capacità di spesa limitata. 

Questo perché se la moneta che si possiede è quella usata dove si vive il suo valore rispetto ad altre valute non è importante per la spesa corrente». Insomma, non è vero che la svalutazione della moneta sarebbe come fare una patrimoniale del 20 per cento. «L’unico caso di similitudine tra sovranità monetaria e patrimoniale è qualora il ritorno alla lira avesse forti impatti sull’inflazione che andassero ad erodere il potere d’acquisto. Questo non sarà il caso perché in Italia oggi soffriamo del problema opposto, la deflazione. Un po’ di inflazione non può che far bene alla sostenibilità del nostro debito pubblco». È lo stesso motivo per cui è «una paura infondata» che, con la lira, i mutui sarebbero più pesanti: «Verranno convertiti nella nuova valuta il giorno di uscita dall’euro, per chi ha il tasso variabile questo rimarrà comunque legato all’euribor e quindi stabile». Seconda obiezione: aumenterebbe lo spread e, dunque, anche gli interessi sul debito. 

Sbagliato. «Con la Banca d’Italia prestatore di ultima istanza i tassi sarebbero calmierati dalla Banca stessa che potrebbe in ogni momento decidere di comprare debito se i tassi aumentassero oltre una certa cifra». Terza obiezione. Se un’azienda guadagna in lire ma paga in euro eventuali importazioni per fare i suoi prodotti perderebbe ricavi. Falso pure questo, secondo la ricetta dei pentastellati. «Quando il cambio si riallinea ai fondamentali di un Paese, l’economia riparte e le imprese ripartono, come è successo in Italia nel 1992. Il costo variabile di produzione più rilevante è in molti casi quello del lavoro, che normalmente si allinea all’inflazione importata con un certo ritardo. Se il Paese svaluta del 20%, gli acquirenti esteri ricevono uno sconto del 20% subito e quindi ricominciano a comprare incrementando il fatturato delle aziende. Per l’impresa, invece i costi non aumentano subito e molto meno del 20% dato che la componente di import sul costo del venduto é di norma minoritaria (in particolare rispetto al costo del lavoro)». E se ancora ci fossero dubbi, il vangelo a 5 Stelle fa i conti: «I Paesi che fanno parte dell’Unione europea e non hanno adottato l’euro sono cresciuti di più. Prova ne sia il fatto che i migliori anni di crescita negli ultimi 20 anni si sono avuti dopo la temporanea uscita dallo Sme nel 1992 quando svalutammo la lira».

Alberto Di Majo

vedi

http://www.iltempo.it/economia/2015/07/09/tornare-alla-lira-si-puo-ecco-la-ricetta-a-5-stelle-1.1435339

http://altrarealta.blogspot.it/

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