MAURIZIO COSTANZO: DALLA P2 A BERLUSCONI!
di Gianni Lannes
Affari, misteri, alcove e tanta carriera grazie al grembiulino. Muore e viene fulmineamente santificato nel Belpaese delle mistificazioni infinite, ormai privo di memoria a breve e lungo termine. È venuto a mancare l'iscritto 1819, senza transitare neanche per la beatificazione. Maurizio Costanzo, tessera loggia massonica P2 (quella di Licio Gelli) tre numeri progressivi dopo quella di Silvio Berlusconi (numero 1816).
L'incompleta lista P2 fu rinvenuta nel 1981 e conteneva i nomi di 982 membri, di cui 44 parlamentari, 2 ministri, vari generali, magistrati, dirigenti dei servizi segreti, imprenditori e giornalisti, tra i quali, appunto, anche Maurizio Costanzo.
All'epoca della lista della P2, Maurizio Costanzo dirigeva il nuovo quotidiano popolare “L'Occhio” (editore Angelo Rizzoli, altro piduista), dal quale si dimise nel 1981, proprio dopo essere stato coinvolto nello scandalo della Loggia P2 di cui figurava tra i numerosi e selezionati iscritti.
L’intervista sopra riportata è stata dimenticata dagli italiani: la realizzò notoriamente Maurizio Costanzo e fu pubblicata il 5 ottobre 1980, ai tempi in forza al Corriere della Sera, colloquiando con Licio Gelli, ras di una famigerata loggia massonica, quella che ha segnato in modo criminale la storia dell'Italia nel secondo dopoguerra. Alla data in cui uscì questo articolo – otto settimane dopo la strage ancora impunita alla stazione di Bologna (85 morti) – mancavano ancora cinque mesi alle perquisizioni a Castiglion Fibocchi e a Villa Wanda. Indagini giudiziarie che portarono alla scoperta della lista parziale degli iscritti (eversori dello Stato italiano), da cui si venne a sapere che intervistatore e intervistato erano “fratelli” di tessera.
La tessera di Costanzo è appunto la numero 1819 (il suo fascicolo il numero 626) con la qualifica massonica di maestro. Inizialmente ha negato con decisione l'appartenenza alla loggia, poi ha sostenuto di essere stato iscritto a sua insaputa, infine - messo alle strette dinanzi all'innegabile evidenza - ha ammesso la sua partecipazione in un'intervista a Giampaolo Pansa, rilasciata al quotidiano la Repubblica. Tale ammissione è stata definitivamente ribadita dallo stesso Costanzo di fronte alla Corte d'assise, durante il processo ai capi della loggia massonica, accusati di cospirazione politica.
E ancora: fantomatico il suo impegno antimafia, utile ad alimentare l'alone del santino. Nel 2000 ha fondato insieme con l'imprenditore Alessandro Benetton (ramo autostrade) e alla sua banca d'affari, la società Maurizio Costanzo Comunicazione. Il suo scopo dichiarato è incentrato principalmente sul mondo di Internet, proponendosi “la consulenza e la gestione di tutto ciò che può riguardare la comunicazione e l'immagine di personaggi pubblici dello star system, di politici e di imprenditori”. Direttore artistico di Canale 5, riveste diverse importanti cariche presso la società Mediaset sua emittenza Berlusconi e intrattiene anche rapporti di consulenza con la rete tv LA7.
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