venerdì 17 gennaio 2014

La teoria quantistica dimostra che alla morte la coscienza si sposta in un altro universo!!!

Un libro intitolato “Biocentrismo: come la vita e la coscienza siano le chiavi per comprendere la natura dell’Universo”, ha suscitato molto interesse nel web, in quanto sostiene che la vita non finisce quando il corpo muore ed, anzi, dura per sempre.
L’autore di questa pubblicazione, lo scienziato Dr. Robert Lanza, che è stato votato come il terzo più importante scienziato vivo dal New York Times, non ha dubbi che ciò sia possibile.
Oltre il tempo e lo spazio
Lanza è un esperto di medicina rigenerativa e direttore scientifico della Advanced Cell Technology Company.
Prima era conosciuto per la sua vasta ricerca sulle cellule staminali, era anche famoso per diversi esperimenti di successo sulla clonazione di specie animali in via di estinzione.
Ma non molto tempo fa, lo scienziato è stato coinvolto dalla fisica, meccanica quantistica e astrofisica.
Questa miscela esplosiva ha dato vita ad una nuova teoria: quella del biocentrismo. Il biocentrismo insegna che la vita e la coscienza sono fondamentali per l’universo. E’ la coscienza che crea l’universo materiale, non il contrario.
Lanza indica che la struttura dell’universo stesso, le leggi, le forze e le costanti dell’universo, sembrano essere ottimizzate per la vita. Tutto ciò implica che l’intelligenza esisteva prima della materia. Egli sostiene inoltre che spazio e tempo non sono oggetti o cose, ma piuttosto strumenti della nostra comprensione degli animali. Lanza dice che noi portiamo lo spazio e il tempo in giro con noi, “come le tartarughe con il proprio guscio”, il che significa che quando il guscio si stacca (spazio e tempo), noi ancora esistiamo [così come la tartaruga].
La teoria implica che la morte della coscienza semplicemente non esiste. Esiste solo il pensiero della morte, perché le persone si identificano con il loro corpo. Essi credono che il corpo prima o poi muoia e che la propria coscienza scompaia insieme al corpo fisico. Questo fosse vero se il corpo generasse la coscienza, ma se il corpo riceve la coscienza, allo stesso modo di un decoder che riceve i segnali satellitari, naturalmente, poi, la coscienza non finisce con la morte del veicolo fisico.
In realtà, la coscienza esiste al di fuori dei vincoli di tempo e spazio. È in grado di essere ovunque: nel corpo umano e fuori di essa. In altre parole, la coscienza è non-locale.


Lanza ritiene inoltre che gli universi multipli possano esistere simultaneamente. In un universo, il corpo può essere morto e in un altro continua ad esistere, assorbendo la coscienza che migrò in questo universo. Ciò significa, che una persona morta, durante il viaggio attraverso lo stesso tunnel, non finisce all’inferno o in paradiso, ma in un mondo simile dove una volta, lui o lei, abitava, ma questa volta vivo. E così via, all’infinito. E’ quasi come una bambola russa cosmica.
Mondi Multipli
Questa teoria estremamente controversa di Lanza, ha molti sostenitori inconsapevoli, non solo comuni mortali che vogliono vivere per sempre, ma anche alcuni noti scienziati.
Questi sono i fisici e gli astrofisici che tendono a concordare sull’esistenza di mondi paralleli e che suggeriscono la possibilità di universi multipli. Il Multiverso (multi-universo) è un cosiddetto concetto scientifico, che essi difendono. Essi credono che non esistano leggi fisiche che vietino l’esistenza di mondi paralleli.
Il primo a sostenerne l’esistenza nel 1895 nel suo racconto The Door in the Wall, fu uno scrittore di fantascienza, HG Wells.Dopo 62 anni, quest’idea è stata sviluppata dal Dr. Hugh Everett nella sua tesi di laurea presso l’Università di Princeton.
Si pone in sostanza che, in ogni momento, l’universo si divide in innumerevoli casi simili e successivamente, questi universi “neonati”, si suddividono in un modo simile.
In alcuni di questi mondi staremo leggendo questo articolo, in un altro universo staremo guardando la TV.
Il fattore scatenante della moltiplicazione di questi mondi sono le nostre azioni, spiega Everett. Se facciamo alcune scelte, subito un universo si divide in due differenti versioni di risultati.
Nel 1980, Andrei Linde, scienziato dell’Istituto Lebedev di Fisica, ha sviluppato la teoria di universi multipli. Egli ora, è professore alla Stanford University.
PLANCK_FSM_03_Black_copiaLinde ha spiegato: “Lo spazio è costituito da molte sfere di gonfiaggio, che danno origine a sfere simili e quelle, a loro volta, producono altre sfere in numero ancora maggiore e così via all’infinito. Nell’universo, sono distanziati e non sono consapevoli della reciproca esistenza ma rappresentano parti di uno stesso universo fisico”.
rcfLa teoria che il nostro universo non sia l’unico è supportata dai dati ricevuti dal telescopio spaziale Planck.
Utilizzando i dati, gli scienziati hanno creato una mappa più accurata della radiazione a microonde, la cosiddetta ‘Radiazione Fossile Cosmica di Fondo’, rimasta dall’inizio della formazione del nostro universo. Hanno anche scoperto che l’universo ha un sacco di recessi oscuri rappresentati da alcuni buchi e lacune.
rcf2Laura Mersini-Houghton, fisico teorico presso l’Università della Carolina del Nord, insieme con i suoi colleghi sostiene:“Esistono delle anomalie nella radiazione cosmica di fondo, causate dal fatto che il nostro Universo è influenzato da altri universi esistenti nelle vicinanze e i buchi e le lacune sono il risultato diretto degli attacchi contro di noi provenienti da universi limitrofi”.
L’ANIMA
Quindi, secondo la teoria del neo-biocentrismo, vi è abbondanza di luoghi o di altri universi dove la nostra anima può migrare dopo la morte. Ma esiste l’anima? C’è qualche teoria scientifica sulla coscienza che potrebbe ospitare una simile affermazione?
Secondo il dottor Stuart Hameroff, un’esperienza di premorte accade quando l’informazione quantica, che abita nel nostro DNA, lascia il corpo e si disperde nell’universo.
Secondo Stuart ed il fisico britannico Sir Roger Penrose, la coscienza risiede nei microtubuli delle cellule cerebrali, che sono i luoghi primari di elaborazione quantistica. Dopo la morte, quest’informazione viene rilasciata dal corpo, il che significa che la nostra coscienza va con esso. Sostengono anche, che l’esperienza della coscienza è il risultato degli effetti della gravità quantica in questi microtubuli, una teoria che hanno definito la riduzione obiettiva orchestrata (Orch-OR):
Secondo la teoria formulata dal fisico inglese Roger Penrose, il cervello umano potrebbe non essere guidato da algoritmi. Particolarmente difficile si è rivelato quindi, per il dr. Penrose, presentare processi o proprietà fisiche non descrivibili secondo il formalismo matematico tradizionale, costringendolo a ricorrere alla teoria quantistica come possibile candidato per la definizione di un modello plausibile.
Nella teoria quantistica, le unità fondamentali, i quanti, sono per certi versi molto diversi dagli oggetti che si incontrano in fisica classica. Quando sufficientemente isolati dall’ambiente essi possono essere considerati come onde. Tuttavia tali onde non sono  onde materiali (come, ad  esempio, le onde marine). Le onde della meccanica quantistica sono essenzialmente onde di probabilità: la probabilità di trovare una particella in qualche posizione specifica. (Queste probabilità si applicano anche ad altri stati di particella, come la quantità di moto, ma per semplicità si farà riferimento alla sola probabilità di occupare una certa posizione). Il picco dell’onda indica la posizione nella quale si ha la massima probabilità di trovare una particella. Le diverse posizioni possibili per la particella sono indicate come sovrapposizioni quantistiche o semplicemente sovrapposizioni. Ci stiamo riferendo, ripetiamo, alla sola forma isolata dei quanti. Quando i quanti sono oggetto di misurazioni o d’interazioni con l’ambiente, la caratteristica rappresentazione ad onda di probabilità viene persa e le particelle finiscono per occupare una specifica posizione nello spazio. Questo cambiamento è comunemente indicato con il termine collasso della funzione d’onda.
Quando avviene il collasso, la scelta della posizione per la particella è casuale. Questa é una singolare condizione che mette in crisi  i canoni della fisica classica. Non vi è alcun processo di causa-effetto e nessun sistema di algoritmi che possono prevedere la posizione assunta  per le particelle.
Penrose ha ipotizzato  che le idee esistenti sul collasso della funzione d’onda potrebbero applicarsi solo a situazioni in cui i quanti sono oggetto di misurazione o d’interazione con l’ambiente. Considerando il caso in cui i quanti non sono oggetto di misurazioni o interazioni e  restano isolati dall’ambiente, egli ha proposto che essi possano essere soggetti a una diversa forma di collasso della funzione d’onda.
A queste particolari condizioni locali, Penrose ha applicato la  teoria generale della relatività di Einstein e  relative sue nozioni proprio sulla struttura dello spazio-tempo. La relatività generale afferma che spazio-tempo viene curvato da oggetti dotati di massa. Penrose, nel cercare di conciliare la relatività e la teoria quantistica, ha suggerito che su scala molto piccola questo spazio-tempo curvo non è continuo ma discreto e disposto in modo da formare una rete.
Penrose postula che ogni sovrapposizione quantistica ha una sua area specifica di curvatura dello spazio-tempo. Secondo la sua teoria, queste zone diversificate di curvatura dello spazio-tempo sono separate le une dalle altre e costituiscono una forma di bolla nello spazio-tempo. Penrose propone, inoltre, un limite alla dimensione di questa bolla spazio-tempore. Questo limite é dell’ordine della scala di Planck (10-35 m). Oltre questo limite, Penrose suggerisce che lo spazio-tempo può essere visto come continuo e che la gravità inizia a esercitare la sua forza sulla bolla spazio-tempo. Da qui nasce un’instabilità al di sopra della scala di Planck, e il collasso si forma in modo da scegliere solo una delle possibili posizioni per particella. Penrose chiama questo evento riduzione oggettiva(OR), la riduzione è un’altro termine utilizzato per il collasso della funzione d’onda.
Una caratteristica importante di riduzione di Penrose è che il momento del collasso è funzione del rapporto massa/energia degli oggetti in fase di collasso. Quindi maggiore è la sovrapposizione, più veloce sarà l’OR e viceversa. Per esempio, un elettrone separato, se isolato dal contesto, avrebbe bisogno di 10 milioni di anni per raggiungere la soglia OR. Un oggetto isolato di 1 Kg (ad esempio come il gatto di Schrödinger) avrebbe raggiunto la soglia in soli 10-37 secondi. Tuttavia gli oggetti, da qualche parte tra la scala di un elettrone e le dimensioni di un gatto, potrebbero collassare entro tempi che sono quelli tipici dell’elaborazione neurale.
La soglia di Penrose per OR è data dal principio d’indeterminazione E=±/t, Dove E è l’autoenergia gravitazionale  o anche il grado di separazione spazio-temporale dato dalla massa di superpositione,  ± è la costante di Planck ridotta e tè il tempo fino al quale l’OR non si verifica.
Non ci sono prove per la riduzione ogggettiva di Penrose, ma la teoria è considerata testabile e sono in corso progetti per realizzare le sperimentazioni necessarie.
Dal punto di vista della teoria della coscienza, una caratteristica essenziale della riduzione oggettiva di Penrose è che la scelta degli stati in cui si verifica la riduzione oggettiva avviene in modo casuale, diverso sia dalle misure originate dal fenomeno di decoerenza, sia da una selezione completamente algoritmica. Piuttosto gli stati, si é proposto, siano selezioanti da una ‘non-computabile’ influenza incorporata nel livello, fondamentalmente legata alla geometria dello spazio-tempo su livelli di grandezza dell’ordine della scala di Planck.
Quando scrisse il suo primo libro sulla coscienza,La mente nuova dell’imperatore nel 1989,  Penrose non disponeva di una proposta dettagliata su come funzionassero i processi quantistici nel cervello. Successivamente, Hameroff, nel leggere La mente nuova dell’imperatore suggerì a Penrose che certe strutture all’interno delle cellule cerebrali (neuroni) potrevano essere candidati idonei alla trasformazione quantistica e di conseguenza al fenomeno della coscienza. La teoria Orch-OR nacque, quindi, dalla collaborazione di questi due scienziati ed é stata esposta nel volume Ombre della Mente (1994).
Hameroff ha contributo alla teoria derivata dallo studio delle cellule cerebrali (neuroni). Il suo interesse si é focalizzato sul citoscheletro, che fornisce la struttura interna di sostegno per i neuroni, e in particolare sui microtubuli, che sono la componente più importante del citoscheletro. Come hanno registrato i progressi delle neuroscienze, il ruolo del citoscheletro e dei microtubuli ha assunto enorme rilevanza. Oltre a fornire una struttura di supporto per la cellula, le funzioni note dei microtubuli comprendono il trasporto delle molecole, tra le quali anche le molecole dei neurotrasmettitori legati dalle sinapsi, il controllo dei movimenti della cellula, la sua crescita e la sua  forma.
Hameroff ha proposto come i microtubuli siano i candidati idonei a supportare l’elaborazione quantistica. L’entanglement quantistico è uno stato in cui le particelle possono alterare l’un l’altro le proprietà  istantaneamente e a distanza, in un modo che non sarebbe possibile, se fossero oggetti estesi su larga scala i quali obbedirebbero alle leggi della meccanica classica e non della fisica quantistica.
Nel caso degli elettroni Hameroff ha suggerito che, nella subunità di tubulina dei microtubuli,  un gran numero di questi elettroni possono essere coinvolti in uno stato conosciuto come un Condensato di Bose-Einstein. Questa condizione si verifica quando un gran numero di particelle quantiche sono bloccate in fase e possono essere viste  come un oggetto quantistico unico. Queste sono caratteristiche quantistiche su scala macroscopica, e Hameroff suggerisce che é attraverso una caratteristica di questo tipo di attività quantistica, che avviene di solito su scala molto piccola, che potrebbe essere implementata un’influenza su larga scala nel cervello.
Hameroff ha proposto che i microtubuli  condensati in un unico neurone possano essere  collegamenti  con condensati di microtubuli in altri neuroni e cellule gliali via giunzioni gap. In aggiunta alle connessioni sinaptiche tra le cellule cerebrali, le giunzioni gap sono una categoria diversa di connessioni, dove il divario tra le cellule è sufficientemente piccolo da rendere possibile ad oggetti quantici l’attraversarlo per mezzo di un processo noto come tunnel quantico. Hameroff propone che tale tunnel consente ad un oggetto quantistico, come il condensato di Bose-Einstein di cui sopra, di passare in  altri neuroni, e quindi di propagarsi su una vasta area del cervello generando un oggetto quantistico unico.
Si ipotizza inoltre che questa caratteristica quantistica su larga scala è la fonte delle onde gamma di sincronizzazione osservate nel cervello, e talvolta considerate come correlate al fenomeno della coscienza. A sostegno della teoria vi è che le giunzioni gap siano legate alle onde gamma, Hameroff cita una serie di studi degli ultimi anni.
La teoria Orch-R combina l’ipotesi di Penrose per quanto riguarda il teorema di Gödel, con l’ipotesi Hameroff con riguardo ai microtubuli. Insieme, Penrose e Hameroff hanno proposto che, quando si determinano condensazioni nel cervello sottoposto ad un riduzione oggettiva della funzione d’onda, il collasso é connesso a decisioni di carattere non  computazionale incorporate nella geometria dello spazio-tempo .
La teoria propone inoltre che i microtubuli si influenzano mutuamente e sono influenzati dalle attività tradizionali delle sinapsi dei neuroni. L’Orch, del termine Orch-OR, sta per “orchestrato” dando così vita al nome completo della teoria “Riduzione oggettiva orchestrata”.
L’Orchestrazione si riferisce al processo mediante il quale le proteine di un ipotetico connettivo, noto come microtubuli delle proteine associate (MAP)  influenzano o orchestrano la trasformazione quantistica dei microtubuli. – da: http://www.sabatoefiammetta.it/PenroseHameroff.htm
anima 12La coscienza, o almeno proto-coscienza, da loro è teorizzata essere una proprietà fondamentale dell’universo, presente anche nel primo momento della comparsa dell’Universo, durante il Big Bang. “In questo schema, l’esperienza proto-cosciente è una proprietà fondamentale della realtà fisica, accessibile tramite un processo quantistico associato all’attività cerebrale”.
Le nostre anime sono infatti costruite con il tessuto stesso dell’universo e possono essere esistite fin dall’inizio dei tempi. I nostri cervelli sono solo ricevitori e amplificatori della proto-coscienza che è intrinseca nel tessuto dello spazio-tempo.
Quindi, esiste davvero una parte della nostra coscienza che è morale e che vivrà dopo la morte del corpo fisico?
Il Dr Hameroff disse su Science Channel, nel documentarioWormhole:. “Diciamo che se il cuore smette di battere, se il sangue smette di fluire, se i microtubuli perdono il loro stato quantistico, l’informazione quantistica all’interno dei microtubuli non viene distrutta, non può essere distrutta, si distribuisce e dissipa nell’universo in generale”.
Robert Lanza potrebbe aggiungere che: non solo esiste nell’universo, forse anche in un altro universo.
Se il paziente viene resuscitato, rianimato, quest’informazione quantistica torna indietro nei microtubuli e il paziente dice: “Ho avuto un’esperienza vicina alla morte”.
E aggiunge: “Se non torna a vivere e quindi, il paziente muore, è possibile che questa informazione quantistica esista al di fuori del corpo, forse a tempo indeterminato, come anima”.
Questa teoria della coscienza quantistica, spiega le cose come le esperienze di premorte, le proiezioni astrali, le esperienze fuori del corpo e anche la reincarnazione, senza bisogno di ricorrere all’ideologia religiosa.
Potenzialmente, ad un certo punto l’energia della vostra coscienza viene riciclata in un corpo diverso e nel frattempo esiste al di fuori del corpo fisico e ad un altro livello di realtà. E forse in un altro universo.
Brain Green – Il nostro è l’unico Universo? cliccare sulla barra “Languages” per vederlo sottotitolato in Italiano:
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