Il vero cancro che sta corrodendo da dentro l'Italia è l'anti-italianità.
Il vero cancro che sta corrodendo da dentro l'Italia è l'anti-italianità. Le metastasi di questo cancro sono penetrate in tutte le cellule dello Stato, dal giornalismo alla magistratura, dalla burocrazia all'università. Gli anti-italiani sono i cani da riporto del mondialismo a trazione neoliberista. Sono cani feroci, spietati e assetati di sangue, il sangue degli innocenti. Come si cura il cancro? Non certo con la patetica idea che con una malattia così devastante ci si può convivere. No, il cancro dell'anti-italianità va estirpato alla radice.
La resa dei conti è vicina. Non passeremo indenni l'estate, Bruxelles sta affilando le lame. Vogliono la testa del popolo italiano su di un piatto d'argento. Ma ciò che preoccupa di più è l'atteggiamento ondivago del governo. Poco fa Di Maio, esperto di ossimori e di non sense, ha affermato che è necessario dialogare con l'Europa mettendo al centro agli italiani. Come dire a un cavallo che sta per essere macellato che la sua carne finirà nei più rinomati ristoranti da Guida Michelin. Una catastrofe umana, ecco che cosa si è rivelato Di Maio.
Non si patteggia con gli strozzapopoli. Se l'UE vuole continuare nella sua linea di porsi di traverso a qualsiasi tentativo da parte italiana di risollevare la testa, schiacciata da troppo tempo, ebbene, occorre prenderne atto e andarne per la propria strada. Purtroppo c'è da temere che in questo braccio di ferro sarà il governo giallo-verde a ritirarsi prima di combattere. Un "ottimo modo" per buttare nel cesso l'appoggio di più del 50% degli italiani, che sono sempre più anti-europeisti.
Si sa, il coraggio, l'onore e la dignità sono valori per uomini e donne d'altri tempi. Al governo tali valori scarseggiano. Ci salveranno Fico il figlio dei fiori e Conte con il suo perbenismo da quatrro soldi. Sipario.
Federica Francesconi
Per circa un quarto di secolo, in previsione dei nodi che sarebbe venuti al pettine, i poteri mondialisti hanno messo i loro uomini di fiducia nelle istituzioni e in tutti i gangli sensibili dello Stato. Hanno così insinuato in profondità il tarlo dell'europeismo, vero strumento del mondialismo in Europa, al punto che la gente si è autoconvinta dell'ineluttabilità di accettare l'integrazione nell'UE nella prospettiva di beneficiarne. Mai inganno più sofisticato fu confezionato a danno di un popolo. Una Lilli Gruber che si permette di minacciare un ministro della Repubblica di chiudergli l'audio durante una trasmissione televisiva seguita da milioni di telespettatori è la conseguenza logica della penetrazione del virus dell'anti-italianità negli apparati che contano. Un partito di traditori quale è il PD che decide le nomine dei magistrati è spia della pervasività del cancro dell'italianità negli apparati che contano.
La resa dei conti è vicina. Non passeremo indenni l'estate, Bruxelles sta affilando le lame. Vogliono la testa del popolo italiano su di un piatto d'argento. Ma ciò che preoccupa di più è l'atteggiamento ondivago del governo. Poco fa Di Maio, esperto di ossimori e di non sense, ha affermato che è necessario dialogare con l'Europa mettendo al centro agli italiani. Come dire a un cavallo che sta per essere macellato che la sua carne finirà nei più rinomati ristoranti da Guida Michelin. Una catastrofe umana, ecco che cosa si è rivelato Di Maio.
Non si patteggia con gli strozzapopoli. Se l'UE vuole continuare nella sua linea di porsi di traverso a qualsiasi tentativo da parte italiana di risollevare la testa, schiacciata da troppo tempo, ebbene, occorre prenderne atto e andarne per la propria strada. Purtroppo c'è da temere che in questo braccio di ferro sarà il governo giallo-verde a ritirarsi prima di combattere. Un "ottimo modo" per buttare nel cesso l'appoggio di più del 50% degli italiani, che sono sempre più anti-europeisti.
Si sa, il coraggio, l'onore e la dignità sono valori per uomini e donne d'altri tempi. Al governo tali valori scarseggiano. Ci salveranno Fico il figlio dei fiori e Conte con il suo perbenismo da quatrro soldi. Sipario.
Federica Francesconi
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