chi si disinteressa è un disonesto

Perché sono indignato, umanamente, moralmente e socialmente di ciò che è davanti agli occhi di tanti.
Non sono del mondo, ma sono nel mondo.
Ed è necessario prendere posizione.
Sapete perché Leonardo da Vinci invitava a prendere sempre una posizione?
Perché chi si disinteressa è un disonesto. Che non ci mette la faccia, come si usa dire.
Al pari di Dante, considero l’ignavia un grave peccato, perché mette in luce la mancanza di umanità, di senso di appartenenza alla comunità e all’esistenza umana.
In tutti questi mesi i valori morali, la libertà e la giustizia sociale sono stati calpestati impunemente trascinando l’uomo in una tragica spirale.
Com’è possibile restare indifferenti davanti a due anni di continuo stato di emergenza con aspetti di criticità senza precedenti?
All’oscuramento della realtà, alla coercizione, alla corruzione, ai soprusi, all’oppressione, ai silenzi prezzolati, agli abusi di potere, alla derisione e psichiatrizzazione del dissenso critico, alla progressiva perdita di sovranità sul proprio corpo, al degrado morale, al massacro culturale (la cultura è cibo per l’anima), ai ricatti, alle minacce, all’ingiustizia, alla discriminazione, alle menzogne continue, alla (dis)informazione tossica di giornali e tiggì che raggirano la gente drogando la mente di contraddizioni per suscitare un profondo senso di angoscia e disorientamento.
Com’è possibile restare indifferenti a tutto questo?
Questa “influenza con il numero” è un lurido affare mondiale, dove di sanitario c’è poco o nulla. Seguirà presto una nuova emergenza – perché a quella attuale ormai non abbocca quasi più nessuno.
La nuova campagna di emergenza pronta al lancio sarà di marca ecologica. L’emergenza ecologica avrà un grande appeal per approntare ulteriori progressive restrizioni alle libertà fondamentali della democrazia di noi tutti. Nessuno escluso. Al di là di ogni divisione, indotta ed eterodiretta, tra disgraziati.
Una trappola in cui si sprofonda. Una trappola ordita da esseri che di umano hanno solo le fattezze. Mutanti antropologici dalle menti malate. Che sembrano uomini, ma non appartengono al genere umano. Almeno come lo intendiamo noi: corpo, cuore, mente e spirito.
Mostri che trovo ripugnanti, che hanno perso il contatto con la terra e con gli esseri viventi. Che non hanno idea della inviolabilità della vita e della sua sacralità. Non appartengono all’umanità a cui apparteniamo noi. Nel loro cuore alberga solo il gelido inverno. Un gelo con cui vogliono infettare cognitivamente, deprimere economicamente e far morire di freddo il mondo. Animati da codici di esistenza inferiore che schiacciano verso il basso, a un livello di esistenza subumano, di nichilismo assoluto.
Quelli che mi hanno scritto per lamentarsi, aggiungono: «Così schierato, perderai parte del pubblico che ti ha seguito in questi anni».
Sapete che vi rispondo? Che mi fa piacere.
E aggiungo: se uno che non mi piace mi dicesse di essere un mio lettore, sinceramente mi dispiacerebbe.
Parimenti, dopo diversi anni, posso affermare che un articolo o un discorso o un libro molto riuscito può scatenare influenze esponenziali, può migliorarti, farti cambiare idea e direzione, spingerti ad essere migliore.
E, siccome faccio lo scrittore, uso il mio strumento per dire ciò che sento e vedo.
Per il tipo che sono, so che coercizzo il mio strumento trattando di materia sociale, perché per natura sono richiamato alla sfera del sacro. Dove certa materia greve e torbida non ha possibilità di accesso.
Senza il sacro siamo perduti. Andiamo in malora se perdiamo il contatto con il numinoso, con la Bellezza, con i principi più alti, invisibili, indicibili.
Senza la dimensione del sacro piombiamo nel nichilismo passivo, dipoi nel transumanesimo.
Vivo nel sacro e ciò che scrivo riflette questa dimensione. Di cui non posso fare a meno. Tanto che molto presto tornerò ancora in quella dimensione con un lavoro scritto a quattro mani con un caro amico che ora se n’è andato e che ne sapeva più di me.
Nel frattempo, e anche dopo, continuerò a prendere posizione. Per la cura reciproca, per il confronto critico, per il boicottaggio e per la disobbedienza attiva (anche all’infausto codice sul telefonino).

G Magi 

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