NUOVE POVERTÀ
Le nuove povertà urbane: lavoratori che dormono in auto o roulotte
Hanno un lavoro, uno stipendio e una routine — ma non una casa.
È la nuova povertà urbana che cresce silenziosa in Italia: lavoratori poveri costretti a vivere in auto, roulotte o camper parcheggiati ai margini delle città.
“Lavoro otto ore, poi dormo in macchina”
Andrea, 43 anni, operaio metalmeccanico a Milano, guadagna 1.350 euro al mese.
“Per risparmiare — ha raccontato a Repubblica — dormo in macchina da un anno. Ho una doccia in palestra e mangio dove capita. All’inizio mi vergognavo, poi ho capito che non ero solo.”
Le associazioni stimano centinaia di casi simili a Roma, Torino e Bologna: padri separati, badanti, rider, addetti alla logistica, persone che hanno perso la casa ma non la dignità.
Un problema europeo
In Francia, la Fondation Abbé Pierre parla di 150.000 lavoratori senza alloggio stabile.
Come Sylvie, infermiera di Marsiglia: “Mi alzo presto, mi trucco, mi vesto come tutti — ha raccontato a France Info — ma la notte torno in un parcheggio.”
La casa è diventata un lusso
Un monolocale a Milano o Parigi supera facilmente i 1.200 euro al mese, mentre gli stipendi restano fermi.
In Italia, secondo Istat, 3 milioni di lavoratori sono a rischio povertà.
Molti hanno scelto la macchina come ultima difesa contro la strada.
Cosa servirebbe davvero
Case popolari accessibili anche a chi lavora.
Affitti calmierati e incentivi per i contratti lunghi.
Aree attrezzate per chi vive temporaneamente in roulotte o camper.
Politiche comunali per le nuove povertà invisibili.
Sono i nuovi invisibili: lavorano, pagano le tasse e dormono in auto.
Non chiedono pietà, ma rispetto e diritto alla casa.
In un Paese con migliaia di alloggi pubblici chiusi, non dovrebbero esserci persone costrette a parcheggiare la propria vita.
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