ACQUIESCENZA COMPARATIVA:
La ragione per cui niente si muoverà nelle coscienze europee, la ragione per cui nonostante in moltissimi vedano l'attuale degenerazione dello stato di diritto, del rispetto dei diritti umani, dell'indipendenza della magistratura, della libertà di stampa ed espressione, ecc., la ragione per cui nonostante tutto questo le indignazioni saranno minoranza e prevarranno quelli che fanno spallucce, è molto semplice.
La maggior parte della popolazione agisce inconsciamente sulla scorta di un meccanismo di pensiero, di un sillogismo vincente, governato dall'informazione tossica.
La premessa materiale del sillogismo è data dalla persuasione che in ogni "altrove" rispetto all'Occidente viga la barbarie, l'oppressione sanguinaria, il dispotismo arbitrario, la legge della giungla. Le teste degli europei - più in generale degli occidentali - sono farcite come tacchini natalizi di luoghi comuni creati ad arte, immagini icastiche, pensierini a manovella: "In Russia ti fanno sparire senza tanti complimenti", "Se non ti piace la nostra libertà di stampa perché non te ne vai in Cina?", "In Iran se non metti il velo ti mettono in galera", "Maduro è un dittatore brutale ed illegittimo", ecc. ecc.
Questo strato di fondo di banalità orecchiate, sciocchezze inventate, fotogrammi senza contesto, spesso pure e semplici leggende metropolitane è coltivato accuratamente nel corso degli anni dalla stampa, che costruisce in questo modo - anche in tempo di pace, anche quando non serve immediatamente - un retroterra di demonizzazione a basso voltaggio di tutto il resto del mondo.
Questo strato deve la sua efficacia proprio al fatto di essere disseminata e alimentata nel lungo periodo, senza l'urgenza di essere usata, come una sorta di sfondo mitologico indiscutibile.
Il cittadino europeo medio non ha la più pallida idea neppure di come si vive alla periferia della sua città, non conosce la vita o i problemi di chi vive sul suo stesso pianerottolo, e tuttavia gli arrivano comodamente a domicilio saldissime certezze intorno a quanto oppressiva e umiliante sia l'esistenza in Cina, in Russia, in Iran, a Cuba, in Venezuela, o in molti altri paesi, paesi enormi, complessi, in cui non ha mai messo piede se non forse per una vacanza in un villaggio turistico.
Una volta che questo sfondo di screditamento e denigrazione è inerzialmente presente nella nostra visione del "mondo altrui", le classi dirigenti occidentali hanno mano libera per le peggio porcate.
Infatti, di fronte a ogni inguardabile schifezza, di fronte ad ogni abuso manifesto, ad ogni ingiustizia sfacciata, si può sempre premere il pulsante mentale dell'ACQUIESCENZA COMPARATIVA:
"Sì, è uno schifo, ma comunque è pur sempre meglio qui che altrove."
"Sì, tutto questo è orribile, ma comunque, con tutti i limiti, siamo fortunati a vivere qua e non altrove."
"Sì, l'ingiustizia impera, ma teniamocela stretta perché l'alternativa sarebbe ben peggiore."
Qui, come in moltissimi altri casi, la responsabilità del sistema mediatico, la criminale complicità del giornalismo mainstream è una volta di più decisiva.
Andrea Zhok

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