E' ANTI-ITALIANO MANON E' GIORGIO GABER CHI E'?
Mario Monti, l’anti-italiano per eccellenza.
Auto-eletto a statista, sta imponendo un linguaggio finanziario extra-italiano per invadere anche subliminarmente la coscienza e l’inconscio collettivo della nazione. “Spending Review” è un termine orrendo, denso di minacce, di incognite, che per qualsivoglia italiano non suscita alcuna eco inconscia, quindi non incita a pensare. “Bilancio di spesa”, o “Revisione di Spesa” o “Controllo della Spesa” invece, è un termine più pericoloso, perché fa scattare automaticamente domande sensate, naturali, banali, reali, del tipo: “qual è il rapporto tra costo e beneficio?”. In Germania e in Francia usano termini nella loro lingua, altrimenti il popolo li sbranerebbe.
Perchè devo usare il termine “governance” invece di “gestione”?
Perché l’uso della parola inglese incute timore, reverenza, e non fa scattare nessuna sinapsi nel cervello; il nostro inconscio creativo e operativo si smuove in italiano. Mentre invece se si usa il termine “gestione” c’è molta gente che pensa subito in termini operativi e può capire che coloro “che ci gestiscono” non stanno facendo il bene del paese, stanno portando l’Italia indietro, non procurano alcun profitto all’azienda Italia, perché “non sono capaci di gestire”. Davanti a “governance” -.che è un termine finanziario- si traballa, scattano i sensi di di colpa e i complessi di inferiorità del provincialismo italiano e vi fa sentire piccoli piccoli. E’ ciò che vogliono. Che vi sentiate tutti piccoli piccoli.
Il ministro Passera ha lanciato (lui l’ha definita “la svolta rivoluzionaria che determinerà la crescita e l’occupazione dei giovani”) la sua idea innovativa di “un allargamento di start up tale da consentire il raggiungimento di target pre-definiti”.
Che cosa vuole dire?
Questo è un linguaggio da colonizzatori. Abbiamo gli stranieri invasori in casa.
Per quale motivo un giovane venticinquenne italiano, ad Asti o Benevento, che vuole dar vita a una impresa nata da una sua buona idea originale deve sapere che cosa vuol dire “start up”? Oppure “target”? La risposta è molto semplice: lo dice il software della pubblicità. Così si spingono gli italiani verso una realtà virtuale e li si allontana da quella reale. Si introduce il concetto che “la lingua italiana non fa mercato” o meglio “La Cultura non produce marketing”. E’ quello che vogliono, è quello che stanno facendo.
Stanno cercando di far abituare gli italiani a incorporare l’idea che se non si usano termini finanziari e pubblicitari coniati e diffusi dalle oligarchie finanziarie anglo-americane, non si può lavorare né vivere.
Hanno introdotto neologismi robotici pericolosi come “stato dell’arte” traducendo malamente e sguaiatamente l’originale americano (in inglese vuol dire “massima evoluzione tecnologica in quello specifico settore di mercato” e basta, cioè tutta un’altra cosa) sostituendolo a “stato attuale della situazione” per introdurre l’equivalenza inconscia che fa scattare delle sinapsi nel cervello per cui si identifica, in italiano “lo status quo” e “lo stallo” alla “realtà tangibile” facendo credere che si tratta di “creatività artistica”. E la truppa mediatica ha abboccato. Non è vero niente. Non è così. Usano questi termini per imbrigliare il cervello a tanta brava gente che loro disprezzano. Ma se usate invece il termine “stato attuale della situazione” allora il vostro cervello, anche se dotato di pochi strumenti culturali, penserà e vi farà capire che “in Italia non sta accadendo nulla, non sta succedendo nulla”. Anche un deficiente tocca con mano che è tutto fermo: non c’è lavoro, non girano soldi, non c’è mercato, non ci sono finanziamenti, se non per coloro che disciplinatamente accettano la malleveria dei partiti; avete anche la scelta: a destra il PDL, a sinistra il PD e al centro l’Udc.
Così si sfianca un’etnia e si assoggetta una nazione.
Funziona meglio delle bombe.
Si chiama “programmazione neuro-linguistica”, è la base della dominanza.
E’ la struttura portante di ogni dittatura.
Mario Monti è l’unico premier europeo che alle conferenze stampa e nei convegni internazionali parla una lingua che non corrisponde a quella della nazione che rappresenta. Lui lo può fare perché non è stato eletto. Infatti non è italiano. Lui rappresenta gli interessi della finanza oligarchica anglo-araba-statunitense e deve sempre ricordare a tutti che rimane fedele a loro che vengono prima dell’identità della nazione e della nostra etnia. Se Angela Merkel andasse in Inghilterra e accanto a Cameron, davanti ai giornalisti, parlasse inglese, verrebbe sfiduciata immediatamente dal parlamento; a Hollande penso che gli sparerebbero (i suoi).
Il messaggio che Mario Monti veicola è quello di considerare priva di valore la lingua italiana, una lingua che lui ha stabilito “non essere una lingua colta” perché lui non è il frutto di una cultura nazionale, è un impiegato di multinazionali estere. In vacanze non va a Portofino, a Ravello, a Venezia, nel Mugello, a Macugnaga, a Taormina, a San Benedetto del Tronto, a Positano o in altri 10.000 posti meravigliosi che esistono in Italia. Lui no. Va a Saint Moritz in uno specifico quartiere selezionato dove vanno soltanto banchieri e finanzieri internazionali. Sono le uniche persone che frequenta.
E per il potere, il “simbolico” è sempre fondamentale. E’ il loro nutrimento basico.
Il segnale che vuol dare è chiaro: “non sono un italiano, quando voglio rilassarmi con gli amici, sto con la finanza, le banche e l’oligarchia che conta, ma fuori dall’Italia”.
Ascoltatelo con attenzione e vi accorgerete che parla come un software; è incapace di selezionare sintagmi e strutture grammaticali in lingua italiana senza introdurre locuzioni anglofone e terminologie avulse dal lessico nazionale.
Non parla mai di noi. Non parla mai a noi.
Si parlano soltanto tra di loro.
Chi conosce questo blog sa quanto sia sempre stato (e sia tuttora) iper-critico nei confronti della nostra etnia italiana. Riconfermo il tutto, ma ci aggiungo anche la grande memoria storica dell’ingegno, creatività e talento imprenditoriale, scientifico e artistico che ci ha sempre contraddistinti, con immensa invidia da parte di tutti. Quello è il nostro tesoro.
Perdurando questo stato di cose, l’Italia finirà fuori da tutto.
Perché avrà perso gli italiani.
Perché agli italiani hanno sottratto il Senso della propria identità.
E’ quella che bisogna recuperare per ritrovare la vitalità, l’inventiva, la curiosità, la voglia di fare: basta sottrarsi alle suggestioni malevole e interessate di chi vuole seguitare a ingessare una nazione.
E’ necessario ricostruire una classe intellettuale pensante in grado di fornire ai giovani strumenti operativi utili. Dobbiamo cominciare a muoverci, in fretta. Innescare dinamiche di cambiamento comportamentale. Scuotersi dal torpore. Iniziare da settembre a vedersi, spostarsi, andare, venire, contattare, confrontarsi, dibattere, scambiarsi idee, formule, dovunque e comunque, senza più farsi terrorizzare dalle cifre, gli spread e aliquote che saranno sempre fuorvianti. Perché false. Non rappresentano le persone.
Dobbiamo recuperare il gusto della narrativa esperienziale individuale e poi farla collettiva.
E così cambieremo la sceneggiatura del film della nostra vita italiana.
Per ritrovare il gusto e la voglia di salire sulla torre di Pisa a guardare il firmamento con o senza cannocchiale; osservare le stelle per capire dove stanno e come si muovono e che cosa hanno da insegnarci.
L’alternativa non è il baratro del default. Nell’inevitabile confusione, nel caso si dovesse verificare, il genio italiano riuscirebbe a prevalere, a manifestarsi, a Essere. Molto meglio dell’immobilità attuale, della paralisi stagnante, dell’ingessatura deprimente.
Paralizzati dallo sgomento, da italiani si diventa italioti.
E’ ciò che vogliono: che gli italiani salgano sulla torre di Pisa e osservino le stelle pregando loro che convincano la cugina di mamma a telefonare alla moglie di quel deputato che conosce per riuscire ad ottenere quello straccio di posto che vi pure schifo.
Vi vogliono convincere a tutti che è l’unica alternativa esistenziale praticabile.
Non è vero.
In ogni italiano aleggia la sapienza di Galileo, la musicalità di Rossini, la conoscenza psicologica umana di Pirandello, l’ardore imprenditoriale di Olivetti, i sublimi squarci sulla tela di Fontana. Ci sono. Sono reali. Esistono. Non vogliono che si manifestino.
Dobbiamo andarceli a cercare, fintantoché non li avremo trovati.
Cominciando, innanzitutto, da noi stesi.
Se non altro per una questione di orgoglio nazionale.
E’ un’ottima medicina per guarire l’identità.
Molto meglio del piagnisteo di regime e le loro orrende minacce sulla non esistenza del futuro. Non date retta al premier. Non è una profezia, la sua.
E’ soltanto la bieca minaccia di uno squallido ragioniere privo di argomentazioni solide, il quale vive nel quotidiano terrore di non riuscire a farla franca ed essere smascherato.
E l’unico maniera per sottrarsi al potere delle minacce consiste nel non farsi spaventare.
Il governo vi minaccia, tutto qui.
Basta fare bleah, e la paura passa.
Il futuro esiste se noi vogliamo che esista. E’ il potere dell’auto-profezia.
Mario Monti, invece, vi vuole depressi e avviliti e pieni di paura.
Non dategli retta.
Non fatevi spaventare, e poi, rimettetevi con calma e devozione a fare il disegno che stavate facendo prima che questa massa di tecnici interrompesse il vostro viaggio. E quando dico tecnici, voglio dire anche e soprattutto Berlusconi, lui è sempre stato solo e soltanto un “abile tecnico pubblicitario” e niente di più. Mario Monti è un suo prodotto.
Il “prodotto Italia” è ben altra cosa e non può essere lasciato nelle mani dei tecnici.
Perché siamo in emergenza e dobbiamo organizzarci per conto nostro.
Ci vogliono i Grandi Visionari.
Galileo Galilei docet. fonte link
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