IL M5S VA ALLA CONQUISTA DELL'EUROPA



di FABRIZIO DAL COL
Grillo ha ragione da vendere quando sostiene che bisogna fare in fretta. L’Italia non si può più permettere lungaggini e non può più continuare a far trascorre il tempo prezioso che gli resta a disposizione. L’italia dovrà cercare di darsi un governo deciso ad applicare le forti riforme di cui ha un estremo bisogno in pochissimo tempo, e senza politicamente farsi  ricattare dalle incoscienti e scellerate resistenze politiche delle due maggiori coalizioni.  Anche Il capo dello Stato, dopo il suo preciso appello indirizzato alle forze politiche, ha fatto intendere che non si può più aspettare e che si dovrà evitare anche i canonici tecnicismi istituzionali per accelerare i tempi e favorire l’ insediamento delle Camere.
La questione è molto complessa, ma chi pensa che ci sia  solo l’Italia a minare la sopravvivenza dell’Europa sbaglia. In effetti dopo le elezioni italiane, tutti gli occhi della finanza internazionale si sono puntati sull’Italia, e il comune sentire dei burocrati europei vede ora  il bel Paese come l’unico Stato che ha la responsabilità  di salvare, prima ancora di se stesso, la moneta unica europea.  La questione è però molto più complicata  e riguarda tutti i popoli che abitano il vecchio continente e che oggi, diversamente da ieri, sono ormai consapevoli che questa Europa non è l’Europa che i capi di Stato gli avevano inizialmente garantito, ovvero il modello d’Europa dei popoli e non degli stati nazione. Il presidente della BCE Draghi, fino a ieri garantiva che l’Euro era una moneta indissolubile, ma ora dovrà per forza di cose ricredersi in quanto di indissolubile  ci sono solo le volontà antieuropeiste dei popoli. I tecnocrati europei, per accelerare la costituzione di una Europa politica, avevano pensato di favorire, prima ancora delle istituzioni politiche necessarie per la sua costituzione, la nascita di una Europa finanziaria a scapito di quella produttiva, senza  però rendersi conto che così facendo i parametri economici finanziari adottati per la gestione dell’economia europea non avrebbero dovuto essere previsti uguali per tutti, dato che le diversità produttive degli Stati più popolosi erano e sono rimaste ancora oggi molto evidenti  da quelli meno popolosi.
La crisi partita dagli Stati uniti ha reso palesi tutte le debolezze di quella che doveva essere la futura Europa politica, che invece di preoccuparsi a costruire per prima le sue istituzioni, ha preferito preoccuparsi di far applicare ai Paesi membri  direttive assurde e addirittura anche uniformate.  La Germania continua ad insistere e a voler dettare la sua agenda europea senza nemmeno accorgersi che in casa sua sta già nascendo un movimentismo imprenditoriale anti europeo, che non vuole più contribuire al mantenimento degli Stati europei più deboli.
Detto questo, tutti gli addetti ai lavori d’Europa e non solo, guardano all’Italia come ad un Paese sotto esame, ovvero ad un Paese che ha la responsabilità politica di continuare a garantire questo tipo di Europa, quando invece dovrebbero pensare di guardare al movimento di Grillo come all’unico movimento politico che è ancora in grado di garantire la democrazia in tutta la Comunità Europea. In sostanza, oltre all’Italia, anche il M5S di Grillo è finito sotto l’osservazione politica della finanza internazionale e questo perché non sta più intercettando solo il dissenso italiano, ma perché vuole, anche attraverso l’applicazione della politica partecipativa in tutta Europa, progettare la formazione del primo movimentismo continentale.

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