FILM HORROR: IL VESTITO CON CAPEZZOLI DI MUCCA
Stupire, suggestionare, ispirare. Sono questi gli obiettivi con cui gli stilisti si preparano per le settimane della moda. Ma non tutti riescono sempre nell’intento e così sulle passerelle spesso se ne vedono di tutti i colori. E di tutti gli orrori. Questa volta è proprio il caso di dirlo, visto che, proprio a pochi giorni dalla chiusura dell’edizione 2011 di So Critical So fashion, proprio mentre animalisti e ambientalisti mettono in campo tutti i loro sforzi per rendere più sostenibile anche il settore, alla settimana della moda di Parigi è andato in scena un capo di alta moda che uno immagina di vedere solo in un film dell’orrore.
Si tratta di un vestito realizzato dalla stylist britannica Rachel Freire con un materiale che inorridirebbe anche i più cinici appassionati di moda. Sì perché, anche se non riconoscibile a prima vista, stiamo parlando di vestiti fatti con capezzoli di mucca. Circa 3000 capezzoli di mucche e yak per la precisione, donati da una conceria del Regno Unito, che erano già stati messi in mostra alla London Fashion Week.
Le ire degli ambientalisti non si sono fatte attendere, come quelle del gruppo di attivisti Viva! (Vegetarians International Voice for Animals): “Non è forse già abbastanza crudele il modo in cui trattiamo gli animali da allevamento senza trasformare i loro cadaveri in uno spettacolo bizzarro da passerella?” si sfoga l’attivista di Viva! Justin Kerswell sul Daily Mail. La Freire replica prontamente alle proteste affermando che le parti del corpo utilizzate per gli abiti appartenevano a animali già macellati per ottenere carne che altrimentri sarebbe state buttate via: “Amo tutti i 3.000 dei miei capezzoli, e donerei volentieri il mio corpo se fosse utilizzato come opera d’arte da una persona responsabile“, ha spiegato la stilista all’Huffington Post.
Per la stilista, insomma, sulle passerelle della capitale francese non ha sfilato una macabra creazione, ma un’opera d’arte realizzata riciclando un materiale di scarto, un rifiuto. In poche parole, i capezzoli delle mucche, senza di lei, sarebbero andati buttati, sprecati. Ma bisognerebbe ricordare alla stilista che l’acquisto di pelle, in ogni sua forma, anche la più strana, contribuisce direttamente agli allevamenti intensivi e ai macelli, dove le mucche vengono sottoposte a una vita di inferno e dove vengono spesso uccise in modo barbaro ancora coscienti. Perché la pelle è il sottoprodotto economicamente più importante dell’industria della carne, per non parlare delle tossine e dei prodotti nocivi utilizzati nelle concerie che inquinano i nostri fiumi e che possono causare addirittura malattie del sistema nervoso, infezioni respiratorie e cancro.
Per descrivere questo capo di alta moda non possiamo che utilizzare due aggettivi: nauseabondo e ripugnante. Dell’arte, sinceramente, nemmeno l’ombra.
http://www.greenme.it/consumare/mode-e-abbigliamento/5877-un-vestito-realizzato-con-capezzoli-di-mucca-film-dellorrore-no-settimana-della-moda
Tratto da: Un vestito realizzato con capezzoli di mucca. Film dell’orrore? No, settimana della moda | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/10/01/un-vestito-realizzato-con-capezzoli-di-mucca-film-dell%e2%80%99orrore-no-settimana-della-moda/#ixzz1ZePihBHf
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
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