mercoledì 23 novembre 2011

L'OPINIONE DI MICLAVEZ

In poche parole possiamo riassumere quanto si è detto:
Molti principi dell’economia sono baggianate.
Il concetto di PIL è una immensa sciocchezza e il fatto che venga preso con grande
serietà è solo una truffa colossale di cui molti politici sono complici, talvolta
inconsapevoli.
Gli economisti, con la loro boria, non possiedono alcuna scienza esatta, non sono in
grado di prevedere il futuro e nemmeno di spiegare gli avvenimenti passati: li
mettono insieme in qualche modo cercando di adattarli alle loro teorie, senza
riuscirci.
Le politiche monetarie quasi sempre totalmente inefficaci e gli organismi
internazionali che dovrebbero stabilizzare le economie sono più che altro associazioni
a delinquere, espressioni del potere finanziario, che si arricchiscono generando
speculazioni. E’ assurdo e criminale che i governi si assoggettino alle loro direttive e
ai loro moniti che, con grande saggezza, puntualmente dispensano.
Anche se da una parte blandiscono e dall’altra terrorizzano che i possibili effetti
negativi di un loro abbandono, non bisogna credere alle loro bugie: senza il potere
della finanza il mondo sarà molto migliore, non peggiore.
La verità è che il mondo intero sta correndo verso il baratro seguendo i loro principi e
i loro consigli e non si potrà uscirne senza un bagno di sangue.
E’ora di sbarazzarsene. Il nostro Paese, prima ancora del mondo, ha tutto da
guadagnare, non solo dall’uscita dall’Euro, ma anche dall’uscita dal FMI. Senza
l’Euro non rischiamo la fine dell’Argentina, come sbandierano i suoi sostenitori.
L’Argentina ha passato i suoi guai proprio perché è stata obbligata dal FMI a legare
la sua valuta al dollaro, una moneta su cui non aveva alcun controllo, ed alla
liberalizzazione della circolazione dei capitali.

Basta crescita infinita e basta gigantismi. Continuiamo a sentirci dire che le
imprese devono crescere, come fatturato e come dimensioni, che dobbiamo avere
aziende enormi per competere sul mercato internazionale. Questo non è vero, piccolo
è bello, lo pensava anche Gandhi, perché consente una distribuzione del benessere a
tutti i cittadini e non è controllabile. Per questo i grandi centri di potere, finanza,
politici e sindacati cercano di farci credere che sia indispensabile ingigantirsi,
incoraggiano le grandi fusioni, nonostante abbiano sempre una ricaduta negativa
sull’occupazione e sul benessere diffuso.
Bisogna tornare ad una moneta di proprietà dei cittadini ed è necessario ridurre il
potere della finanza sull’economia, per questo bisogna eliminare il miracolo della
creazione del denaro dal nulla.
Il sogno di Pinocchio di arricchirsi piantando le monete, arricchisce in realtà solo il
gatto e la volpe. La nuova versione di questa storia si chiama Borsa Valori, dove si fa
credere che esista una finanza democratica che fa arricchire tutti. Ancora Pinocchio ci
porta nel Paese dei Balocchi, dove i gonzi illusi finiscono per ritrovarsi trasformati in
asini a lavorare sotto padrone e sotto la frusta per tutta la vita. Le ricchezze dell’Italia
sono ancora immense e devono essere a disposizione di tutti, non arricchire la
speculazione nazionale ed internazionale.
Se lo stato Italiano emettesse in proprio la moneta, senza cioè indebitarsi con banche
private per il disturbo, ce ne sarebbe a sufficienza da coprire le spese pubbliche
senza tassare i cittadini e per dare a tutti un reddito base.
Potrebbe lavorare chi vuole, facendo i lavori realmente necessari, non quelli inventati
per “creare occupazione”. Si potrebbe a questo punto ridurre le spese di
amministrazione pubblica, in maggioranza causate dagli stipendi di un esercito di
assunzioni clientelari, 5 milioni di dipendenti in gran parte inutili, ed aumentare il
reddito base per tutti.
Quanto al capitale straniero, finché esisterà, non solo non ci abbandonerà, ma si
precipiterà da noi, un Paese dove non si pagano tasse è sempre estremamente
interessante, come dimostrano i vari paradisi fiscali. Anche le nostre esportazioni
migliorerebbero, non essendo la produzione schiacciata dagli immensi costi
parassitari della pubblica amministrazione e dell’indebitamento con la finanza
privata.

Gran parte del lavoro è inutile. Produciamo molto più di quello che ci serve, il che
si traduce in una perdita di risorse per il pianeta ed un aumento mostruoso dei rifiuti
da smaltire. Nonostante questo non riusciamo a dare lavoro a tutti. Il lavoro in realtà
serve solo, per la maggioranza delle persone, ad avere denaro per partecipare ai
consumi, ma poichè i consumi devono aumentare in modo vertiginoso per poter
fornire utile al capitale e un reddito a chi produce, i soldi non sono mai sufficienti e si
vive sempre peggio. Salvo ovviamente una cerchia sempre più ristretta di persone. Lo
Stato può e deve fornire i mezzi ai cittadini per poter acquistare i prodotti, superando
il concetto bismarckiano di società basata sul lavoro. Il lavoro deve essere svolto su
base volontaria e quindi dare benefici a chi lo fa. In questo caso il libero mercato
stabilirà quali sono i lavori realmente necessari e in che misura sono necessari, senza
traumi per nessuno.
Per quel che riguarda la distribuzione del reddito ed alle politiche economiche
bisogna aiutare ed incentivare le piccole imprese eliminando tasse e burocrazia (che è
un’altra forma di tassa) e scoraggiare invece le maxi distribuzioni e i gruppi enormi
di capitali ed industriali, che vengono oggi invece incoraggiati e sbandierati come
necessari all’economia italiana e foraggiati in ogni modo. In questo modo non solo il
reddito sarà meglio distribuito verticalmente, ma anche orizzontalmente, cioè sul
territorio non essendoci la necessità di concentrare grandi masse di lavoratori in pochi
centri.
Le ideologie che si tenta di applicare, comunismo, capitalismo, modello
bismarckiano, risalgono tutte all'800, nonostante le apparenti differenze hanno tutte
gli stessi difetti e accettano gli stessi principi e portano alla fine agli stessi esiti: pochi
privilegiati, molti infelici e devastazioni ambientali. Per non parlare delle deviazioni
sanguinarie che hanno scatenato un secolo d'inferno nel '900. Hanno fallito e lo hanno
dimostrato in tutti i modi possibili, ma c'è ancora chi ci si aggrappa per mancanza di
alternative.
Il capitalismo non è il libero mercato, è solo una dittatura mascherata, è il
monopolio privato, assai peggiore del monopolio pubblico.
I partiti della destra e della sinistra non capiscono più nemmeno in cosa si
differenziano e sono troppo occupati ad accusarsi a vicenda di mentire sulle cifre più
o meno fantastiche della finanza, sul debito pubblico, sul Pil e sulle altre sciocchezze
e ad incolparsi reciprocamente di essere la causa dei disastri dell’Italia.
L’informazione ed anche la stessa politica sono pagate dalla finanza, come
possono metterne in dubbi i principi?
Gli Italiani non ovviamente non sanno più a chi dare retta e vanno a simpatie
personali. Il contrasto è senza senso.
Come uno dei personaggi di “cent’anni di solitudine” di G.G.Marquez, che
dichiarava di non giocare a scacchi perché non capiva il senso di una contesa in cui
entrambi gli avversari erano d’accordo sui principi, così gli italiani non sanno più in
cosa si differenzino i vari partiti.

Tutti parlano dei problemi del Paese e della gente ma nessuno in realtà parla
chiaramente delle soluzioni e se ne parla è sempre in termini di “necessari sacrifici”.
Sempre per un futuro migliore dietro l’angolo. In genere del futuro migliore si parla
in campagna elettorale mentre dei “necessari sacrifici” una volta ottenuto il potere.
Così gli italiani vedono la carota, anche se ci credono sempre di meno, e sopportano
le frustate. Se non hanno ancora raggiunto la carota è colpa degli altri, del partito
avverso che rema contro, anche se in genere parla la stessa lingua. Gli italiani tirano il
carretto cambiando carrettiere e pensano che questo sia inevitabile, sognando magari
un giorno di essere tra quelli che frustano.
Qualcuno, travolto dalla disperazione si lascia andare a scorciatoie illegali, gli altri
vivono aspettando che il Robin Hood di Lottomatica o Sisal o Snai bussi alla porta.
Invece il futuro migliore è possibile, cominciando a costruirlo da oggi,
semplicemente togliendo le risorse alle banche e utilizzandole per le persone.
Bisogna cambiare il sistema economico cosa, tutto sommato, non molto difficile. E’
già successo spesso in passato.
Difficile è cambiare l’ottica delle persone ed è per questo che bisogna cominciare da
subito a contrastare le balle autoprotettive del sistema finanziario


Antonio Miclavez