Le primarie del Pd: una deriva oligarchica della democrazia


(lindipendenza.com) - Repubblica titola così: «Il segretario del Pd, “Se perdessi sarei un pollo”». In attesa di conoscere la verità su Bersani, già si può dire che, volenti o nolenti, la figura dei polli da batteria, in questa strana campagna elettorale della sinistra, l’abbiamo già fatta noi. Siamo stati sequestrati, evidentemente contro la nostra volontà, rinchiusi in un gioco infernale chiamato “primarie”. Al quale non c’è verso di sottrarsi, non si parla d’altro in tutti i TG, in radio e nel web. Mai come in questa occasione si è toccato con mano che cosa vuol dire “videocrazia”.
Tutte le televisioni importanti, i canali della Rai, di Mediaset e de La7 sono stati, e lo sono tutt’ora, occupati quasi militarmente dai candidati del PD, Bersani e Renzi. Ma, che cosa sono queste primarie del centrosinistra? La caratteristica principale è quella di essere un “procedimento finalizzato a selezionare i candidati per le successive elezioni di cariche pubbliche in assemblee a qualsiasi livello di governo”, che si svolge nell’ambito dell’autonomia di associazioni private, senza che ci sia un vincolo associativo tra quanti partecipano. In punta di diritto sono delle “primarie private”, non sono pubbliche perché non sono previste da nessuna norma di legge e non sono coinvolti apparati pubblici. E’ una libera attività di consultazione tra cittadini, probabilmente gestita da associazioni private non riconosciute. Le primarie precedono le elezioni vere e proprie, che diventano così delle elezioni “secondarie”. Questa terminologia indica anche una scala gerarchica nel campo della comunicazione, visto che il centrosinistra è riuscito a diventare egemone su tutti i media proprio con la sfida costruita appositamente tra Renzi e Bersani.
Questa forma di primarie rappresenta una particolare deriva della nostra democrazia, già provata dal governo Monti, di privatizzazione di alcuni aspetti cruciali del sistema: dalle scelte delle candidature, alle alleanza, fino alle linee politiche che verranno esibite alle elezioni vere e proprie, ridotte a momento formale di raccolta di un consenso lungamente pre-ordinato. Il passaggio cruciale, compiuto da una parte della dirigenza democratica, è stato proprio questo: spostare il fulcro del sistema democratico, che ha nelle elezioni politiche il principale momento di espressione ed esercizio della volontà popolare, in una nuova posizione, più facilmente controllabile dalle oligarchie che affiancano il partito.
Quest’anno a differenza delle altre volte, complice la caduta verticale di Berlusconi e il dissolvimento del PDL, l’operazione è stata condotta in modo molto più spregiudicato, su vasta scala, con ampie collusioni nel campo del centro destra, riuscendo così ad essere molto permeante e invadente. Anche il sito ufficiale www.primarieitaliabenecomune.it, costituito appositamente dalle tre componenti (democratici, socialisti e vendoliani) scimmiotta la struttura burocratica del ministero degli interni, riportando un complesso organizzato di norme e delibere dei vari organi di gestione costruiti ad hoc. Copia perfino anche i difetti, dimenticandosi di riportare l’unica cosa che dovrebbe essere importante: i risultati della consultazione del 25 novembre per comune, provincia e regione. Questi dati, curiosamente, si possono trovare sul sito di Repubblica.
La loro analisi è quindi molto difficile, in rete si trovano dei dati che aiutano a capire i numeri che gli uffici di propaganda del PD diffondono con molta parsimonia: votanti 3,1 milioni, con una percentuale di affluenza ai banchetti delle primarie pari 6, 1% rispetto ai circa 50,3 milioni di elettori delle elezioni europee 2009 (ultimo dato nazionale più quota estero certificato), per cui Bersani ha avuto il 2,8% e Renzi il 2,2% di consenso sul totale degli elettori.
In Sicilia ha votato il 3,6%, e Bersani porta a casa il 52% delle preferenze. In Toscana hanno votato il 14% e le parti sono invertite, con Renzi al 52,2%. Che strano modo di fare quello di Bersani: si è opposto alla riforma elettorale che reintroduce l’uso delle preferenze per le elezioni politiche, con la scusa che la criminalità si può infiltrare e gli alti costi, poi si cimenta in una elezione nazionale basata interamente sulle preferenze. Senza alcuna remora o problema, va al sud a chiedere voti individuali, e le preferenze arrivano, ma in questo caso nessuno si fa domande scomode, salvo i renziani. Anche qui la trasparenza è proclamata a gran voce, ma sotto il cofano non si riesce a vedere il motore, neanche ad avere i dati in modo trasparente. Ma essendo un evento privato, gli organizzatori non sono tenuti a divulgare le informazioni e rendere tutto visibile.
Le primarie del centrosinistra rappresentano, proprio per questa ragione, un tentativo di privatizzazione della democrazia, favorito da potenti gruppi di potere, che possono concedere spazi e risorse abbondanti a tale scopo, per avere mano libera nella gestione e organizzazione del consenso. Si assiste ad una lenta deriva oligarchica, che conduce alla privatizzazione della nostra fragile democrazia. La dimostrazione è nei numeri, una piccola minoranza del 6% sta riuscendo nell’intento di condizionare tutta l’offerta politica, appiattita su Renzi o Bersani, come si è visto mercoledì sera su Rai1: il canale principale della tv pubblica interamente occupato da una sola parte politica, che accredita l’idea che a disputarsi la leadership politica del Paese, senza contradditorio, siano solo loro. Anche Vendola, vista l’occasione molto ghiotta, ne ha approfittato ampiamente, costringendoci a seguirlo nei suoi ragionamenti da consumato parolaio della sinistra inconcludente. Infatti, mercoledì sera, ha fatto da prologo al confronto tra i finalisti, occupando lo spazio di riflessione politica su La7, Ottoemezzo, con la Gruber. A seguire, alle nove, la televisione pubblica ha persino consegnato il suo canale principale, Rai1, in mano ai due finalisti per tutta la serata. Occupato anche quello. Però questi non sono degli occupanti qualsiasi, non sono della destra, sono “democratici”, per cui possono fare quello che vogliono, anche tenere prigionieri gli italiani nella rete delle primarie.
Il problema di fondo è che questi signori stanno per occupare il nostro futuro, come fosse una scuola o una piazza qualsiasi, rendendo il voto alle politiche una pura formalità.
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