domenica 9 dicembre 2012

VIGILI URBANI, QUANDO NON BASTANO LE TASSE ARRIVANO LORO




di LEONARDO FACCO
La pressione fiscale italica ha trasformato ‘sto paese nel regno dei morti viventi. Un anno di governo Monti ha fatto schizzare all’insù il gravame impositivo. Ciononostante, non si finisce mai di pagare: oltre alle circa 2000 gabelle in servizio permanente ed effettivo, a peggiorare la nostra esistenza ci sono anche le multe, che i solerti “poliziotti municipali” (mano armata di sindaci straccioni e piagnoni, ma incapaci di reagire per davvero allo Stato) appioppano con una certa frequenza ai loro concittadini. Leggo su una testata online questa notizia: “Ogni giorno, in Italia, vengono elevate 26.000 contravvenzioni. Nei Capoluoghi di Provincia italiani, vengono redatte quasi dieci milioni di multe l’anno: più di 26mila multe al giorno; 1.087 l’ora; 18 ogni minuto”. Roba da cardiopalma! Dati impressionanti che l’ACI ha diramato, “denunciando per l’ennesima volta la necessità di norme e controlli che siano meno repressivi, più votati alla prevenzione e più attenti alla sicurezza del cittadino piuttosto che volti ad alleggerire il suo portafoglio”. Un’altra inchiesta – riportata sul mensile  ”Quattroruote” racconta ben peggio: “In Italia ogni anno vengono fatti 78,5 milioni di multe, più di due per ogni patentato ogni 12 mesi, più di 215 mila al giorno, per un ammontare complessivo di 2,8 miliardi di euro. Lo rileva un’indagine del Centro studi e ricerche sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it, magazine online dell’Associazione contribuenti italiani, che ha elaborato dati delle Polizie locali e stradali dei singoli stati dell’Ue”.
L’automobilista non è una categoria fiscalmente agevolata di questi tempi e, al netto di quelle infrazioni che vanno sanzionate, sorge il dubbio – non solo al sottoscritto, ma persino alla statalissima Aci – che ci sia un certo accanimento terapeutico da parte dei miserabili enti locali che, sempre a corto di soldi, “sanno che i proventi delle multe valgono molto più delle addizionali Irpef delle grandi città. Oggigiorno, a vostra insaputa, c’è sempre un’ammenda che vi verrà comminata. Comprate da un ambulante un articolo falsamente griffato? Beccatevi 3000 e passa euri di multa. Decidete di far partire l’irrigazione del giardino un’ora prima dell’ora stabilita dal Comune? Orrore, meritate una multa salatissima. Avete il caminetto a legna lasciatovi dal nonno ma non a “norma Cee”? Inquinatori, preparatevi a ricevere la visita del gendarme comunale.
Tornando, però, al mondo automobilistico oggi siamo costretti a constatare che guidare non è un piacere, ma una specie di “stress-test”. Sfrecciate a 61 Km all’ora su un tratto di strada extraurbana larga 10 metri dove han piantato un cartello con limite di velocità è 50? Vi rifilano un centinaio e rotti euri di multa. E non mettetevi in testa di farla franca perché dietro ad un cespuglio – come nei cartoni animati della Looney Tunes – c’è sempre un vigile urbano pronto a salassarvi, ehm, pardon, a fare il suo dovere. Dell’eremo statalista, dove convivono i milioni di concubini del Leviatano, fa parte una categoria che proprio non riesco a sopportare: la – ed uso il termine politicamente corretto – “Polizia municipale”, un sottoprodotto delle forze dell’ordine, l’ultimo gradino della scala gerarchica del potere, una vera e propria piaga sociale. Interpreti del nuovo codice della strada, militi dell’ultimo sindaco di periferia, i “pizzardoni” (definizione romanesca) – grazie a divise con tanto di galloni stampati addosso – sono assurti, nell’ultimo decennio, al rango di chissà quale autorità, con tanto di capitani, comandanti, graduati vari ed istruttori. I Marines, in quanto ad atteggiamenti, gli fanno una sega.
Quand’ero ragazzino, a fare il vigile ci finivano i meno “svegli” del paese. E, sempre quand’ero giovincello, il ghisa (a Milano li chiamano così ) era quella roba rappresentata tanto bene da Alberto Sordi in un suo famosissimo film. Via di fischietto, circolare e chiusa lì. Di tanto in tanto, davano una mano alla vecchietta ad attraversare la strada. Perlopiù buone azioni. Macché, di questi tempi – seppur le loro funzioni rimangano abbarbicate ad un regolamento dell’amministrazione – i poliziotti municipali si comportano con un’arroganza ed una mancanza di buon senso da far invidia ad un qualsiasi passacarte arruolato fra i burocrati italici. Qualcuno ci ha voluto far credere che, in un’ottica federalista e devolutiva, essi avrebbero rappresentato le forze dell’ordine locali. Puttanate. Il problema è che i vigili ci hanno creduto e sparsi sulle strade di ogni genere e grado, non fanno altro che renderci la vita impossibile,  interpretando il ruolo di inflessibili (non a tutte le latitudini) oracoli di norme, codici e commi. Peggio ancora: i signori della paletta passano il loro tempo a multare gli automobilisti su diretta richiesta dell’amministrazione comunale che, causa i bilanci sempre più asfittici, inseriscono qualche milionata di “sanzioni amministrative” fra le voci di entrata. E giù verbali a nastro, peggio di Draghi quando stampa moneta. Vi racconto un caso su tutti di qualche tempo fa: i sindaci di tre paeselli consorziati della Bassa Bergamasca un bel giorno – soffocati da ‘sta pippa di “patto di stabilità – hanno deciso che avrebbero dato un premio ai loro dipendenti “solerti” se avessero fatto introitare più soldi alle casse comunali. Un “premio produzione” sulle multe staccate, avete capito? E dal giorno dopo, infatti, qualche centinaio di autisti è finito preda di multanova sparsi nei luoghi più impensati dagli ubbidienti “vigilantes”. Ricordate il caso dei semafori taroccati nel milanese? Ecco, tutta roba da pazzi e tanto lavoro extra per i giudici di pace (ai quali allora si poteva ricorrere senza pagare tasse!).
Ma c’è di più sulla categoria. Tra i poliziotti municipali è spuntata una sottospecie ben peggiore di loro: gli ausiliari del traffico. E qui rasentiamo la tragedia. Anch’essi dipendenti comunali, con tanto di “T-shirt” stampigliata e stivaletti d’ordinanza, gli ausiliari del traffico – il non senso per antonomasia – sono armati del solo blocchetto per i verbali, il loro manganello insomma. Scarpinano tutto il santo giorno in cerca di un’auto in divieto di sosta sulla quale infilare un foglietto con sopra scritto “ci devi 33 euro”. Ho personalmente visto uno di questi soggetti multare una vettura perché aveva una ruota fuori dalle strisce del parcheggio di una ventina di centimetri. Guai a voi se avete il disco orario scaduto da 5 minuti, gli “ausiliari” sono degli arrapatissimi “voyeur” del cruscotto.
Starete pensando che io li odii perché mi han fatto saltare 10 punti dalla patente. Niente affatto, l’ultima multa credo di averla beccata qualche anno fa. Il movente è un altro, ed è che li vedo all’opera nella mia cittadina di provincia e da antistatalista impenitente quale sono non riesco proprio a vederci nulla di buono in queste sanguisughe del servizio pubblico, che troppo spesso agiscono come dei Befera qualunque. Che bei tempi andati quelli della “malafemmena” in cui Totò e Peppino chiedevano “all’ufficiale austriaco” in Piazza Duomo”: “eschiuse mi, noio volevon savuar…”. Sono in errore? I numeri di cui all’inizio di questo sfogo sembrerebbero dire il contrario. In attesa che torni il buon senso…