Burioni, ma dici a me? stai parlando con me?

autolesionismo di cui parlava qualche giorno fa il Professor Burioni in merito a chi esprime perplessità sulle app di tracciamento è la stessa sensazione che provo ogni volta che lo sento parlare in TV.

E’ più forte di me, percepisco il fastidio, ma lo ascolto comunque.

Forse saranno le conseguenze dell’isolamento, sarà che il rischio mio e di molti altri è quello a breve di iniziare a parlare con lo specchio come nella famosa scena di De Niro in Taxi Driver o sarà che mi ricorda quei professori del liceo dai modi molto discutibili che alla fine inevitabilmente ti facevamo odiare la loro materia.

Ad ogni modo è colui che è stato nominato a rappresentare la Scienza in Italia in questo momento, quindi, fosse anche solo per senso civico, trovo sia un dovere almeno non cambiare canale. E quando si tratta di un programma di Fazio, la cosa si fa davvero difficile.

Premetto che mi scuso con tutti i suoi seguaci, o meglio userei il termine “adepti”, dato che la riverenza intorno a lui va ben oltre il sacrosanto rispetto verso lo Scienziato; piuttosto assomiglia a una totale sottomissione al suo pensiero, quasi come il santone e la sua setta che lo acclama come leader, messia.

Basta guardare i commenti agli articoli che osano mettere in discussione la sua spocchiosità per capire che ormai è diventato il guru intoccabile.

Devo ammettere che questo clima di sudditanza mi ha quasi dissuaso dallo scrivere, ma poi sono improvvisamente rinsavito. Dopotutto, fino a prova contraria, siamo ancora in un paese dove vige la libertà di pensiero e di esprimere il proprio parere, senza ovviamente pretendere di possedere la verità assoluta. Nemmeno quando parlo di argomenti che riguardano la mia professione ho quella presunzione.

Ma questo non vale per il Professore. Le sue parole sono legge e guai a dubitare.

“Io parlo e spiego, voi ascoltate e prendete appunti”.

Il celebre luminare, onnipresente portatore sano del Sapere al popolo sottostante, è infatti noto per le sue uscite colorate, per irridere e umiliare chiunque ponga un solo dubbio, magari legittimo e nato dalle continue contraddizioni, in parte comprensibili, ricevute proprio dagli stessi canali ufficiali.


“A ognuno il suo” ama ripetere. Peccato però che non si sia risparmiato nemmeno con colleghi più o meno illustri.

Per noi di Codogno le due settimane extra di clausura iniziano a farsi sentire e con esse anche la drastica riduzione del livello di sopportazione generale; così, sentendo il nostro Burioni etichettare come “babbeo” qualunque italiano avesse messo in discussione il rischio per la privacy, ho iniziato come nel film di Scorsese a inveire verso la televisione: “Ehi, ma dici a me? Stai parlando con me?”.

Mi rendo conto che questi siano i primi sintomi di squilibrio mentale, ma mentre per la frustrazione la cura sarebbe il ritorno a una parvenza di vita normale, per l’arroganza purtroppo non è stato ancora inventato alcun vaccino.

Caro Professore, si ricordi che privacy è sinonimo di libertà, un diritto che senza fiatare stiamo perdendo pezzo per pezzo, giorno dopo giorno, proprio per il bene comune e per rispetto verso chi, a differenza sua, si trova in prima linea.



Lo stesso Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, in un’intervista rilasciata all’Ansa, ha dichiarato che “parlare di tutela della privacy in questo momento è essenziale per consentire di orientare l’azione di prevenzione nel modo più equilibrato e compatibile con i principi democratici”. Forse anche lui è un babbeo oppure è già finito nella lista della polizia di pensiero in corso con il suo Patto Trasversale per la Scienza?

Il 95% degli Italiani sta rispettando con onore tutte le restrizioni. Abbiamo accettato la solitudine, la lontananza, la fame, i droni e gli sceriffi.

Sopportiamo conferenze stampa sul nulla, mancanza totale di progetti sul futuro, promesse economiche non mantenute e virologi da talkshow che nulla hanno a che vedere con chi davvero lotta e fa ricerca per sconfiggere questo male e che l’unica cosa che hanno trovato è l’ebbrezza della fama.

Ma non possiamo però accettare sempre tutto passivamente, specialmente quando si parla di strumenti di controllo che potenzialmente potrebbero cambiare la nostra vita per sempre. Sarebbe una strada senza ritorno.

In conclusione, caro Burioni, io credo fermamente nella Scienza, come la maggior parte degli italiani. Ma credo anche che la Scienza non dovrebbe rischiare di perdere credibilità con personaggi come lei.

Firmato. Un babbeo


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