LONDRA COME DAMASCO
Le manifestazioni sono iniziate soltanto sabato scorso e le forze dell’ordine hanno già messo in manette oltre 1200 persone. Un giovane è addirittura morto in seguito a una ferita di arma da fuoco provocatagli da un agente che non ha esitato ad aprire il fuoco contro la folla, mentre restano avvolte nel mistero le modalità e le reali motivazioni dell’uccisione di altri tre cittadini asiatici investiti da un ignoto durante i disordini mentre, presumibilmente, tentavano di difendere le proprie abitazioni dall’assalto dei rivoltosi. E nella scorsa notte il governo ha deciso di blindare la capitale dispiegando sul territorio cittadino circa 16mila agenti, adducendo la scusa di dover proteggere la popolazione. “La controffensiva è in corso, decideremo qualsiasi azione necessaria per riportare ordine nelle nostre strade. Non consentiremo che vinca la cultura della paura”, ha dichiarato il premier. No, non si tratta dell’ennesima cronaca dello scoppio di una nuova rivolta in qualche città siriana contro il presidente Bashar al Assad e il suo esecutivo che tanto piacciono agli anonimi della rete e alla stampa “embedded”, ma di quanto è accaduto negli ultimi cinque giorni in Inghilterra. La capitale in questione è dunque Londra e non Damasco e il primo ministro che ha deciso di sposare la linea dura contro chi manifesta non è il contestato Adel Safar, ma il puro e nobile David Cameron, cioè colui che solo una settimana fa si era detto pronto ad appoggiare un intervento armato in Siria per assecondare le aspirazioni democratiche della popolazione in rivolta. continua
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