Alexis Tsipras si è dimesso.
Alexis Tsipras si è dimesso.
Mi pare chiaro che qualcosa non ci è stato spiegato.
Questa accelerazione della crisi di governo, per cui Tsipras rassegna le dimissioni subito dopo aver incassato la benedizione di Schaeuble e pagato il debito in scadenza, lascia molti interrogativi. Da che parte sta?
Che credibilità può avere un leader che si è fatto eleggere come paladino dell'Europa dei popoli, ha indetto e vinto un referendum anti austerità, ma ora si fa garante della mediazione al ribasso con i creditori?
Le sue dimissioni ed il ritorno al voto (con la probabilità di vincere con i voti dei suoi vecchi antagonisti) sono per liberarsi dell'ala a sinistra del suo partito, quella che vuole uscire dall'euro, oppure è un ultimo tentativo per sfuggire ai prossimi impegni presi con la Troika, la quale, come scriveva oggi il quotidiano tedesco Die Welt, ha cercato invano di spazzare via Tsipras?
Capita spesso a noi altri, purtroppo, di venir a scoprire certe verità con anni di ritardo. A danni fatti. E per giunta in cosiddette democrazie. Come di chi sia la responsabilità gravissima di tutto questo, del collasso di una nazione, la Grecia, e di quasi un continente intero.
Ad avere le mani (non certo la coscienza) sporche è la coppia Merkel-Sarkozy.
Non sono io oggi a ricostruire alcuni fatti, ma il Sole 24 Ore, un giornale non proprio rivoluzionario o complottista:
"Se si fosse ridotto il debito greco nel 2010 come chiedeva il direttore generale dell'Fmi di allora, Domenique Strauss-Kahn, non saremmo ancora a parlare di salvataggi greci, ma Sarkozy e la Merkel presero tempo per dare tempo alle banche franco-tedesche pesantemente coinvolte nei bond greci, di salvarsi. Fu un grave errore le cui conseguenze continuiamo a pagare tutti in Europa".
Questa è la prima certezza. Una rarità di questi tempi. La seconda, e non vorrei aspettare altri 5 anni per sentirlo riconoscere, è che l'euro è una camicia di forza, uno strumento che non offre libertà, ma prigionia. Una gabbia dalla quale uscire immediatamente
Nicola Morra
http://altrarealta.blogspot.it/
Mi pare chiaro che qualcosa non ci è stato spiegato.
Questa accelerazione della crisi di governo, per cui Tsipras rassegna le dimissioni subito dopo aver incassato la benedizione di Schaeuble e pagato il debito in scadenza, lascia molti interrogativi. Da che parte sta?
Che credibilità può avere un leader che si è fatto eleggere come paladino dell'Europa dei popoli, ha indetto e vinto un referendum anti austerità, ma ora si fa garante della mediazione al ribasso con i creditori?
Le sue dimissioni ed il ritorno al voto (con la probabilità di vincere con i voti dei suoi vecchi antagonisti) sono per liberarsi dell'ala a sinistra del suo partito, quella che vuole uscire dall'euro, oppure è un ultimo tentativo per sfuggire ai prossimi impegni presi con la Troika, la quale, come scriveva oggi il quotidiano tedesco Die Welt, ha cercato invano di spazzare via Tsipras?
Capita spesso a noi altri, purtroppo, di venir a scoprire certe verità con anni di ritardo. A danni fatti. E per giunta in cosiddette democrazie. Come di chi sia la responsabilità gravissima di tutto questo, del collasso di una nazione, la Grecia, e di quasi un continente intero.
Ad avere le mani (non certo la coscienza) sporche è la coppia Merkel-Sarkozy.
Non sono io oggi a ricostruire alcuni fatti, ma il Sole 24 Ore, un giornale non proprio rivoluzionario o complottista:
"Se si fosse ridotto il debito greco nel 2010 come chiedeva il direttore generale dell'Fmi di allora, Domenique Strauss-Kahn, non saremmo ancora a parlare di salvataggi greci, ma Sarkozy e la Merkel presero tempo per dare tempo alle banche franco-tedesche pesantemente coinvolte nei bond greci, di salvarsi. Fu un grave errore le cui conseguenze continuiamo a pagare tutti in Europa".
Questa è la prima certezza. Una rarità di questi tempi. La seconda, e non vorrei aspettare altri 5 anni per sentirlo riconoscere, è che l'euro è una camicia di forza, uno strumento che non offre libertà, ma prigionia. Una gabbia dalla quale uscire immediatamente
Nicola Morra
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