Prodi e Ciampi truccarono i conti per entrare nell’Euro
Prodi e Ciampi truccarono i conti per entrare nell’Euro e la Germania di Helmut Kohl lo sapeva, tanto che ha aiutato a truccare i conti.
L’Italia non era ancora pronta per entrare nell’Euro, e l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl ne era perfettamente a conoscenza. Ma anche il settimanale tedesco Der Spiegel, dopo aver visionato centinaia di pagine, rapporti e verbali manoscritti dei colloqui avuti dall’ex cancelliere Helmut Kohl è venuto a conoscenza della vera storia
“Operazione autoinganno” quello che è avvenuto tra il 1997 e il 1998 per consentire all’Italia di entrare a far parte dell’Unione Europea.
A quel tempo i conti dell’Italia non erano assolutamente in regola, ma le valutazioni politiche hanno avuto il sopravvento sulle valutazioni economiche, creando quella situazione che pochi anni dopo avrebbe portato nella zona Euro anche la Grecia, che già si trovava sull’orlo dell’abisso economico.
Ma esisteva il problema Francia, la quale senza l’entrata dell’Italia si sarebbe ritirata. Senza la Francia e anche senza l’Italia, la Germania si sarebbe trovata su piedi d’argilla, o come dice Der Spiegel: “in una posizione di trattativa debole“. Kohl, il 22 maggio 1977, divulgava una nota dove si legge: “non c’è quasi nessuna chance che l’Italia rispetti i criteri“.
Il presidente dell’Associazione delle Casse di Risparmio tedesche, Hoerst Koehler, scriveva una lettera a Kohl a metà marzo insieme a uno studio dell’archivio dell’Economia mondiale di Amburgo. Koehler spiegava che l’Italia non aveva rispettato le condizioni per una durevole riduzione del deficit e costituiva un “rischio particolare” per l’euro. L’ex cancelliere tedesco però, a quanto pare fece orecchie da mercante. Bitterlich, allora consulente di Kohl per la politica estera al vertice dell’Unione Europe nel maggio 1998 affermava infatti “la parola d’ordine politica era: per favore non senza gli italiani“.
Ma alla fine dei conti perché i fiscali teutonici pretendevano che l’Italia entrasse nella melassa dell’Euro, rimanendo invischiati da lacci, laccioli e beghe interne che hanno solo danneggiato il paese, portandolo sull’orlo della bancarotta?
Perché in quegli anni l’Italia era la maggior concorrente della Germania sul mercato internazionale per l’esportazione di prodotti manifatturieri, idrici e meccanici. Se l’Italia non entrava nell’Euro sarebbero diventati alquanto difficili i rapporti commerciali tedeschi con gli altri stati. Infatti il basso valore della Lira rispetto alla moneta europea avrebbe reso molto più economi i prodotti italiani in confronti a quelli tedeschi, ed a parità di qualità più appetibili.
Con l’entrata dell’Italia nell’Euro la Germania otteneva cioè che voleva, cioè l’affondamento delle esportazioni italiane e la conseguente leadership del Marco tedesco, camuffato da Euro. Operazione perfettamente riuscita, riuscendo anche a rafforzare la sua posizione contrattuale in Europa, dove oggi non si muove foglia che Berlino non voglia).
La Germania ha vinto. Ma quando qualcuno vince esiste sempre qualcun’altro che perde. E chi ha perso in questa situazione? Ovviamente l’Italia, che rimasta fregata in pieno..
Progressiva perdita di forza della nostra economia reale.
Aumento della pressione fiscale.
Perdita della sovranità monetaria ed economica.
Svalutazione dei titoli del debito pubblico ormai agganciati a quelli tedeschi.
Perdita del controllo delle frontiere e delle politiche migratorie.
Assunzione di politiche europee troppo spesso a danno della produzione italiana.
Svuotamento progressivo dei meccanismi di scelta democratica.
Svilimento della nostra Costituzione.
Altissimi i costi per rimanere nell’Euro sia in termini economici che umani.
Dopo questa sonore inculate abbiamo avuto almeno qualche vantaggio? Nessuno! Da quando ci hanno infilato nell’Euro siamo obbligati da vincoli assurdi che non possiamo contrastare.
L’unica soluzione sarebbe l’entrata in campo di un Governo forte, possibilità che ci viene negata dalla Costituzione, e che mandi a farsi fottere l’Europa.
L’Italia non era ancora pronta per entrare nell’Euro, e l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl ne era perfettamente a conoscenza. Ma anche il settimanale tedesco Der Spiegel, dopo aver visionato centinaia di pagine, rapporti e verbali manoscritti dei colloqui avuti dall’ex cancelliere Helmut Kohl è venuto a conoscenza della vera storia
“Operazione autoinganno” quello che è avvenuto tra il 1997 e il 1998 per consentire all’Italia di entrare a far parte dell’Unione Europea.
A quel tempo i conti dell’Italia non erano assolutamente in regola, ma le valutazioni politiche hanno avuto il sopravvento sulle valutazioni economiche, creando quella situazione che pochi anni dopo avrebbe portato nella zona Euro anche la Grecia, che già si trovava sull’orlo dell’abisso economico.
Ma esisteva il problema Francia, la quale senza l’entrata dell’Italia si sarebbe ritirata. Senza la Francia e anche senza l’Italia, la Germania si sarebbe trovata su piedi d’argilla, o come dice Der Spiegel: “in una posizione di trattativa debole“. Kohl, il 22 maggio 1977, divulgava una nota dove si legge: “non c’è quasi nessuna chance che l’Italia rispetti i criteri“.
Il presidente dell’Associazione delle Casse di Risparmio tedesche, Hoerst Koehler, scriveva una lettera a Kohl a metà marzo insieme a uno studio dell’archivio dell’Economia mondiale di Amburgo. Koehler spiegava che l’Italia non aveva rispettato le condizioni per una durevole riduzione del deficit e costituiva un “rischio particolare” per l’euro. L’ex cancelliere tedesco però, a quanto pare fece orecchie da mercante. Bitterlich, allora consulente di Kohl per la politica estera al vertice dell’Unione Europe nel maggio 1998 affermava infatti “la parola d’ordine politica era: per favore non senza gli italiani“.
Ma alla fine dei conti perché i fiscali teutonici pretendevano che l’Italia entrasse nella melassa dell’Euro, rimanendo invischiati da lacci, laccioli e beghe interne che hanno solo danneggiato il paese, portandolo sull’orlo della bancarotta?
Perché in quegli anni l’Italia era la maggior concorrente della Germania sul mercato internazionale per l’esportazione di prodotti manifatturieri, idrici e meccanici. Se l’Italia non entrava nell’Euro sarebbero diventati alquanto difficili i rapporti commerciali tedeschi con gli altri stati. Infatti il basso valore della Lira rispetto alla moneta europea avrebbe reso molto più economi i prodotti italiani in confronti a quelli tedeschi, ed a parità di qualità più appetibili.
Con l’entrata dell’Italia nell’Euro la Germania otteneva cioè che voleva, cioè l’affondamento delle esportazioni italiane e la conseguente leadership del Marco tedesco, camuffato da Euro. Operazione perfettamente riuscita, riuscendo anche a rafforzare la sua posizione contrattuale in Europa, dove oggi non si muove foglia che Berlino non voglia).
La Germania ha vinto. Ma quando qualcuno vince esiste sempre qualcun’altro che perde. E chi ha perso in questa situazione? Ovviamente l’Italia, che rimasta fregata in pieno..
Progressiva perdita di forza della nostra economia reale.
Aumento della pressione fiscale.
Perdita della sovranità monetaria ed economica.
Svalutazione dei titoli del debito pubblico ormai agganciati a quelli tedeschi.
Perdita del controllo delle frontiere e delle politiche migratorie.
Assunzione di politiche europee troppo spesso a danno della produzione italiana.
Svuotamento progressivo dei meccanismi di scelta democratica.
Svilimento della nostra Costituzione.
Altissimi i costi per rimanere nell’Euro sia in termini economici che umani.
Dopo questa sonore inculate abbiamo avuto almeno qualche vantaggio? Nessuno! Da quando ci hanno infilato nell’Euro siamo obbligati da vincoli assurdi che non possiamo contrastare.
L’unica soluzione sarebbe l’entrata in campo di un Governo forte, possibilità che ci viene negata dalla Costituzione, e che mandi a farsi fottere l’Europa.
Fonte L'Italia che non c'è
http://altrarealta.blogspot.it/
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