IO STO CON ORIANA


“Io non vado a rizzare tende alla Mecca. Io non vado a cantar Paternostri e Avemarie dinanzi alla tomba di Maometto. Io non vado a fare pipì sui marmi delle loro moschee, non vado a fare la cacca ai piedi dei loro minareti. Quando mi trovo nei loro paesi (cosa dalla quale non traggo mai diletto) non dimentico mai d’ essere un’ ospite e una straniera. Sto attenta a non offenderli con abiti o gesti o comportamenti che per noi sono normali e per loro inammissibili. Li tratto con doveroso rispetto, doverosa cortesia, mi scuso se per sbadatezza o ignoranza infrango qualche loro regola o superstizione. (…) noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’ altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’ è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’ Italia. E io l’ Italia non gliela regalo.”


da “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci

http://altrarealta.blogspot.it/


La Rabbia e l'Orgoglio Voto medio su 3 recensioni: Da non perdere
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l’Occidente vive nella paura. Gli occidentali hanno paura. E non soltanto paura di saltare in aria, d’essere decimati da una bomba nucleare o biologica. Paura di parlare, di accusare ad alta voce la Montagna. Il mondo islamico, la religione islamica, la Montagna. Paura d’essere definiti razzisti se lo fanno. Reazionari quindi razzisti. L’epiteto con cui le cicale del Politically Correct ricattano chi non conosce il significato della parola razzismo. Perbacco: si può fare di tutto, si può dire tutto di tutti, oggigiorno. Si può denigrare i cristiani, i buddisti, gli ebrei, gli indù. Si può mettere alla gogna i preti cattolici imputati o non imputati di pedofilia, insinuare che ciascuno di loro è uno stupratore di infanti. Si può irridere il crocifisso come il cosiddetto presidente del cosiddetto partito islamico italiano ha fatto alla televisione in Italia, chiamandolo «un cadaverino ignudo che spaventa i bambini mussulmani». E, sempre in Italia, una mussulmana può chiedere che quel cadaverino-ignudo sia tolto dalla sala chirurgica nella quale partorisce. Un sindaco può pagare un mediatore, un go-between, per lo scolaro mussulmano che rifiuta di parlare con la maestra perché è una femmina. Ma guai al cittadino che se ne lamenta o peggio ancora protesta. Guai alla Fallaci che scrive il suo discorso-della-montagna. «Razzista, razzista!». Sono diventati i nuovi padroni della Terra, questi figli di Allah. L’Islam-non-si-tocca.

In Europa, per questo libro ho pagato e pago un prezzo davvero pesante. Chi si congratula del milione e passa di copie vendute in Italia in meno d’un anno o del mezzo milione di copie vendute in Francia e in Spagna e in Germania in meno di quattro mesi non si rende conto che per ogni copia ho pagato quel prezzo... In un disgustoso e sgrammaticato libello dal titolo L’Islam castiga Oriana Fallaci, la vecchia mai cresciuta, ad esempio, l’individuo secondo il quale il crocifisso è un cadaverino ignudo che spaventa i bambini mussulmani ha oltraggiosamente diffamato il mio defunto padre e invitato i suoi correligionari a punirmi (leggi giustiziarmi) in nome di Allah. Per spronarli meglio ha addirittura citato tre versi del Corano. Versi da cui risulta che il crimine d’aver scritto «La Rabbia e l’Orgoglio» dev’esser proprio lavato col sangue. E per evitare equivoci ha addirittura riassunto tale necessità con un lapidario «Andate a morire con la Fallaci». Da allora le minacce alla mia vita non si contano, le mie case sono considerate dalla polizia italiana «case a rischio», e quel buon giovanottone che vestito da poliziotto vi scruta senza sosta è qui per controllare che tra voi non ci sia un inviato della Montagna.
Oriana

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