venerdì 16 agosto 2013

FLAVIA LA MONACA ERETICA




1974, Gianfranco Mingozzi.Flavia la monaca

Flavia la monaca musulmana
Film ispirato alla violentissima "Battaglia di Otranto" (fine sec XV) che portò alla beatificazione di 800 martiri cristiani. La protagonista Flavia Gaetani,  è monaca per imposizione del ricco padre, e vede nell'invasione dei Saraceni una grande opportunità di Vendetta e Giustizia, che porterà a compimento.

Tutta la prima parte del film è un accumulo di odio, un po' come se la vita di Flavia (Florinda Bolkan) e di ciò che la circondava fosse un concentrato di quelle che ai tempi erano le "possibili vite" per le donne, ben sintetizzate da una donna che era riferimento per l'irrequieta Flavia, sorella Agata (Maria Casares): "... o diventiamo suore, o mogli, o puttane". Agata fu una vera rivoluzionaria, pensò persino di diventare papa, e fatalmente folgorò Flavia, che non poteva tollerare il potere totale ed assoluto degli uomini, nemmeno il fatto che la divinità stessa fosse maschile.

Lo sfogo sarà terribile e non conoscerà pietà, né porrà alcun limite alle modalità d'attuazione. Che sia questo di monito anche per chi non regge certe scene.
Se già nella prima parte assistiamo ad alcune scene di violenza (in particolare una "meravigliosa" tortura a morte, ovviamente nei confronti di una donna, e pure una castrazione di un cavallo che m'ha dato dei brividi...) dopo l'invasione se ne vedranno veramente delle belle! Stupri, sodomizzazioni, crocifissioni, squartamenti; violenze veramente di tutti i generi compresi impalamenti. Tutto è girato con un realismo sconcertante ed attuato dai protagonisti come ineluttabile. Era la violenza dei tempi, bisogna farsene una ragione e il film non fa altro che mostrarla, in modo scioccante. Altra cosa che mostra, sempre dopo la conquista dei musulmani che ha il sapore di una liberazione dai cristiani, sono scene di spinto erotismo. E' come se fossero lo sfogo di impulsi a lungo repressi. Anche qua scene che non sono "per tutti".

C'è un curioso "andamento" in questo film. Sembra diviso in "atti", un po' come avviene a teatro. Pur in questa discontinuità, apprensione ed orrore non calano mai, fino alla fine, quando com'è inevitabile i cristiani torneranno a dominare e la povera Flavia dovrà farci i conti, dal momento che ha rifiutato di sposare il capo dei saraceni. 

Opera che in giro ha suscitato, e suscita, sentimenti e giudizi assortiti. C'è persino chi lo considera quasi un b-movie.
Per me è un Cult imperdibile!
Il "documentarista" Gianfranco Mingozzi ha tirato fuori dal cilindro, forse nemmeno volendolo ma questo non posso saperlo, uno dei film più ferocemente antireligiosi che abbia visto sinora. E' vero che si rimane particolarmente concentrati sull'imperante maschilismo, che però è esecutore di una violenza diffusa per la quale l'avallo, quando non il mandante, dell'autorità religiosa è determinante. Ci sono speranze per liberarsi da quel giogo? L'illusione saracena si spegnerà presto, e qua c'è la seconda e definitiva stoccata: l'invasore non è meno maschilista e crudele dell'invaso, ha le stesse idee per gestire il potere, usa la religione solo con questo fine.

A Otranto, nel 1480, una mente illuminata, in grado di ragionare con lucidità sul significato di quegli avvenimenti, si sarebbe chiesto: ma fra la religione cristiana e quella islamica, nella sostanza della quotidianità, che differenza c'è?

http://robydickfilms.blogspot.it/2011/04/flavia-la-monaca-musulmana-flavia.html



La rivolta di una donna al condizionamento repressivo della società in cui vive: in questo caso la società medioevale, con le sue strutture familiari, religiose e politiche.

Nel 14° secolo le coste della Puglia sono frequentemente oggetto delle scorribande musulmane. Durante una di queste invasioni, la piccola Flavia assiste all’uccisione, per mano di suo padre, di un turco che l’aveva in precedenza salvata. L’episodio segnerà in maniera indelebile Flavia che sarà rinchiusa in convento dal padre. In convento Flavia avrà come segretario Abraham, un giovane schiavo ebreo. I due, dopo aver assistito allo stupro di una contadina da parte di un nobile e scoraggiati dalla violenza che li circonda, decidono di fuggire ma verranno presto catturati e ricondotti al convento. La presa della città da parte delle truppe musulmane da a Flavia una nuova speranza di liberazione, la giovane suora si unisce a loro e diventa l’amante del loro capo Achmet.
Tuttavia, le truppe musulmane, una volta presa la città, si lanceranno in razzie e devastazioni, portando il padre di Flavia al suicidio e decapitando l’amico Abrahm; tutto questo orrore spingerà Flavia alla rivolta. Abbandonata dai “liberatori” musulmani, Flavia verrà giudicata dinnanzi a un tribunale ecclesiastico e scuoiata viva.

La vicenda, sostiene Mingozzi, è ispirata alla storia di Flavia Gaetani una suora vissuta nel ‘300, che, una volta abbandonato il velo, si unì alle truppe musulmane. Flavia la monaca musulmana è un discorso sulla donna che trova la sua legittima incubazione ne La Taranta (1962) documentario che Mingozzi girò a Galatina in Puglia insieme a Ernesto de Martino e Salvatore Quasimodo.
La donna meridionale vive una condizione di profonda subalternità e repressione, il tarantismo, (presente anche nelle sequenze iniziali di Flavia la Monaca Musulmana dove agisce con chiare funzioni di rispecchiamento tra Flavia e le tarantate) affonda sue le radici appunto nel medioevo e agli sconvolgimenti morali e sociali causati dalle invasioni musulmane; il corpo della donna è dunque “l’altro” per eccellenza, subalterno a musulmani e pugliesi. Dunque medioevo e contemporaneo, presa di coscienza del proprio corpo e rivelazione/reinterpretazione in chiave simbolica di una condizione oppressiva che Flavia, suo malgrado, spera di vincere attraverso l’adesione all’invasione straniera che perpetuerà le stesse dinamiche già sperimentate nell’universo cristiano.

Siamo in pieno medioevo, durante le invasioni dei saraceni sulle coste pugliesi. Flavia, una bellisima giovinetta, assiste alla morte di un cavaliere saraceno che le aveva salvato la vita; l’uomo verrà decapitato. Qualche anno dopo la giovane Flavia è costretta ad entrar in convento per volntà del padre, e con lei, come consigliere spirituale, ci sarà un giovane ebreo, Abhram.
La costrizione, il susseguirsi delle punizioni inflitte alle religiose per reprimerne la sessualità, lo stato di evidente sudditanza in cui versano coloro che hanno dovuto in molti casi non fare, ma subire una scelta, provocano nella giovane Flavia un odio latente contro ciò che il cristianesimo rappresenta. Quando a giungere sulle coste pugliesi sarà un capitano saraceno, Akmed,  Flavia si ribellerà alla sua condizione, e si concederà all’uomo, violando i suoi voti. Lo aiuterà ad espugnare la città, mostrandogli un passaggio segreto, cosa che provocherà uno spaventoso massacro.
Durante la battaglia Akmed viene ucciso e la religiosa, colpita duramente, cadrà svenuta. Al risveglio, troverà un’armata cristiana, e per Flavia, divenuta assolutamente estranea e insensibile a tutto, ci sarà il supplizio.
Film di notevole interesse, Flavia la monaca musulmana tocca vari temi, spesso senza approfondirli e usando come espressione la violenza delle immagini.
Uno dei temi portanti è lo stato di costrizione totale delle donne nel medioevo, stato a cui si ribella la giovane Flavia, che in un punto del film fa una tirata proprio contro la situazione sociale delle donne. Altro tema è la religione, mostrata come coercitiva, fanatica, responsabile degli orrori che si scateneranno poi sullo schermo. Basta per esempio guardare le sequenze della giovane monaca che viene orrendamente immersa nel piombo fuso solo per aver ballato la danza delle tarantolate, oppure quelle della violenza su alcune suorine, stuprate senza ritegno sul letame.