venerdì 2 agosto 2013

IO STO CON DOLCE E GABBANA

potete togliermi tutto ma non la mia libertàSi deve gratitudine, a Domenico Dolce e Stefano Gabbana.
Non solo per quello che fanno genialmente da tanti anni nella moda. Si deve loro gratitudine proprio per l’eclatante durezza con cui hanno protestato, quando l’assessore milanese D’Alfonso ha affermato che Milano non doveva dar loro spazio, perché evasori. Le due pagine che Dolce e Gabbana hanno pagato sui giornali per esporre le loro ragioni rappresentato non solo la loro personale protesta, ma un atto d’accusa pubblico contro errori, orrori e scempio che purtroppo caratterizzano sempre più ordinamento e contenzioso tributario italiani.

Sono tanti, i paradossi del caso Dolce e Gabbana. Continua a valere per loro la maxi multa di 400 milioni di euro stabilita a marzo dalla Commissione tributaria di primo grado. Eppure a giugno, in Tribunale – da noi vige il doppio rito, penale e tributario, viva il giustizialismo! – il giudice ha dovuto riconoscere che l’accusa di dichiarazione infedele nei loro personali confronti era infondata, li ha assolti perché il fatto non sussiste. Il Tribunale ha inoltre dovuto riconoscere che era infondato che lo Stato chiedesse come imposta il doppio dei redditi conseguiti e dichiarati per la cessione dei marchi, eppure lo Stato lo aveva chiesto. Mentre il Tribunale nulla può sul fatto che le leggi applicate siano retroattive rispetto agli anni d’imposta contestati, perché la retroattività è prassi ordinaria fiscale italiana anche se proibita dal calpestatissimo Statuto del contribuente.
Ecco… tutto questo naturalmente lo hanno ignorato, i giustizialisti che hanno solidarizzato con l’assessore D’Alfonso. Compreso il sindaco Pisapia, che ci ha messo giorni prima di capire la malaparata e tendere una mano. La lotta contro un fisco che attribuisce a sé poteri che sarebbero illegali in ogni altro ordinamento liberale, ha bisogno di proteste esplicite come questa. Ha bisogno di eroi, tanto meglio se noti e conosciuti come Dolce e Gabbana. Non hanno fatto come tanti altri vip, che pagano e tacciono. Hanno dato voce alla libertà. Per questo chi è libero sta con loro, non con l’oppressore.
Articolo di Oscar Giannino apparso su Panorama (31 Luglio 2013)
citazione di maffeo pantaleoni
Oramai è guerra aperta: lo Stato lento e grasso, con uno stomaco senza fondo, contro i cittadini che lavorano nelle piccole imprese o negli esercizi commerciali. Da una parte lo Stato che tenta di spremere soldi ai cittadini che hanno un’azienda o fanno i commercianti, e dall’altra questi ultimi che evadono non più per arricchirsi – come forse accadeva una volta, negli anni ’80 – ma per non chiudere l’azienda e per restare competitivi su un mercato invaso dalla manodopera cinese a basso costo. I lavoratori dipendenti si trovano in una situazione molto simile (basti guardare la differenza fra netto e lordo nella busta paga)… ma questi non hanno nemmeno l’evasione come arma per difendersi dallo Stato vampiro.
L’attuale situazione degli imprenditori italiani l’ho già illustrata nel mio articolo Il carico fiscale sulle imprese e non mi ripeterò qui. Il mio invito in questa sede è rivolto ai cittadini, sia a quelli che possiedono già una visione PIN della realtà, sia a quelli che ancora non l’hanno acquisita: non cadete nella trappola giustizialista! Non diventate i carcerieri di altri carcerati come voi. Non fate scadere la vostra coscienza al punto di provare piacere quando qualcuno viene scoperto a evadere il fisco! Non crediate che sia una vittoria per la giustizia, ma chiedetevi piuttosto perché quella persona è diventata un evasore. E sappiate che una condanna per evasione è sempre una vittoria del Sistema e delle sue regole, non della giustizia.
Quando vennero per prendere i ladri e i truffatori, io non li difesi, perché mi dissero che erano fuorilegge;
Poi vennero per prendere gli scrittori, i pensatori scomodi, di sinistra e di destra, pure i negazionisti… ma io non difesi nessuno, perché mi assicurarono che erano fuorilegge;

Poi vennero per prendere gli evasori fiscali, i dimostranti di piazza, i pervertiti sessuali… ma io non li difesi, perché mi dissero che avevano violato la legge;
Poi fu la volta degli omosessuali, degli utopisti, dei rivoluzionari, dei poeti… e anche questa volta non li difesi, perché erano tutti fuorilegge;

E poi un giorno vennero per prendere me… mi dissero che avevo violato la legge; allora mi voltai impaurito e pieno di stupore, mi guardai intorno… ma non era rimasto più nessuno per difendermi…
Come dice Armando Siri: Non è rispettando una legge ingiusta che si diventa più “buoni” (il suo articolo: Disobbedire a una legge ingiusta è un onore per qualunque Uomo Libero).
Salvatore Brizzi
DESIDERANTES MELIOREM PATRIAM
http://larinascitaitalica.com/io-sto-con-dolce-e-gabbana/