MPS, BERLUSCONI,I GIUDICI
MPS, BERLUSCONI E LA GOVERNANCE ESTRATTIVA
Io non so se B. sia colpevole del reato per cui è stato condannato in via definitiva ultimamente e per cui dovrebbe perdere il seggio parlamentare. E’ invece a tutti noto che il sistema giudiziario italiano è molto partiticizzato e che, per qualità, si colloca molto in basso, al 157° posto nel mondo, a livelli di Africa nera; quindi esso non si può considerare affidabile per l’accertamento della verità. Il mero fatto che una persona sia stata condannata o assolta in via definitiva (e B è l’uno e l’altro!), non implica che sia colpevole o innocente, soprattutto se sono in gioco interessi forti. Inoltre, in 30 anni di professione forense, ho visto non poche persone condannate senza prove e altrettante prosciolte nonostante le prove. Data la limitata credibilità del potere giudiziario italiano, io lascerei agli elettori, non ai giudici, la decisione se eleggere o non eleggere ogni candidato, abolendo ogni norma disponente la incandidabilità o incompatibilità. Il giudizio degli elettori è il regolatore più legittimato, e forse anche il più sensato. E i magistrati lavorano meglio e meno politicamente se non si trovano a condizionare direttamente la lotta partitica coi loro poteri.
In generale, in Italia le fazioni, con i loro interessi di potere e profitto, pervadono storicamente tutte le istituzioni e le funzioni pubbliche, sicché queste riescono a funzionare come luoghi di mediazione e di accordo, si spartizione, di composizione dei conflitti (è su queste cose che, di fatto, si regge l’ordinamento di questo Paese), di aggiustamento di sentenze anche già emesse, ma non come luoghi di controllo, neutrali, super partes, di garanzia e di legalità, indipendenti. Ciò vale non solo per gli organi di controllo giudiziari, ma anche per quelli preposti formalmente a controlli di ogni sorta: dall’igiene delle carni all’igiene ambientale, dall’applicazione delle norme antiinfortunistiche alla sicurezza delle strutture in cemento armato, dagli abusi edilizi ai dipendenti in nero. Suvvia, abbiamo persino gli spacciatori che smerciano sotto gli occhi della polizia… Organi occupati da fazioni, clientele, gruppi di interesse organizzati.
Perciò in Italia non potrebbe mai avvenire qualcosa come lo vicenda Watergate, in cui una stampa abbastanza indipendente e un potere giudiziario pure abbastanza indipendente costrinsero un presidente alle dimissioni. Forse qualcosa di simile in Italia avvenne molti anni fa con lo scandalo Lockheed e le forzate dimissione del presidente Leone, ma poi la dominazione partitocratica nelle istituzioni si perfezionò, e successivi presidenti, che fecero molto di peggio, furono ben protetti e mai messi nemmeno in discussione. Illogico è quindi aspettarsi che l’Italia possa essere salvata o risanata da un potere di controllo.
Dato quanto sopra, è errato definire B. un delinquente solo perché è stato condannato definitivamente. In realtà non sappiamo quale sia la verità, e probabilmente mai lo sapremo. Sappiamo che B. ha fatto molte cose che sembrano sospette, in affari e in politica, e che è stato inquisito con un accanimento altrettanto sospetto di partigianeria, mentre altri imprenditori e politici altrettanto sospettabili hanno avuto trattamenti diversi. Sappiamo che il suo gruppo imprenditoriale ha pagato miliardi di tasse, e che l’accusa era di evasione di 7 milioni, sicché ci chiediamo perché mai avrebbe commesso un tale reato.
Ma soprattutto chiediamoci perché mai B. può esserecondannato per questa ipotesi di reato, mentre nell’acquisizione di Antonveneta da parte di MPS, un’operazione avvenuta con procedure del tutto anomale, “non si ravvisano reati”, nonostante che gli allora vertici di MPS abbiano dato a precisi beneficiari oltre 10 miliardi, tutto il denaro di MPS (e più) in pagamento di una banca che ne valeva 2 o, più probabilmente, zero, rovinando MPS (che oggi ha un rating B-, ampiamente junk bond) e lasciandolo da salvare coi soldi del contribuente? E creando, anche con successive destrezze di bilancio, una situazione che ha portato alla rovina anche la Fondazione MPS? E togliendo il posto di lavoro a circa 10.000 dipendenti, cioè un terzo del totale?
Circa chi guidasse le scelte strategiche, Gabriello Mancini, lo stesso presidente uscente della Fondazione MPS, nell’articoloMancini (Fondazione Mps), pressioni dal Tesoro per prendere parte ad aumento, di Oscar Bodini, Mf DowJones del 09.08.13,apre il velo: “Ricordo che il Comune di Siena faceva firmare i documenti programmatici d’indirizzo dell’Ente, che erano estremamente vincolanti”; “Era ineludibile aderire all’ultimo aumento [di capitale, che svenò la Fondazione], sia per le forti pressioni subite a livello nazionale dal Ministero del Tesoro, sia per le reiterate istanze da parte della comunità senese a non diluire la partecipazione nella banca”, ha ricordato. “Eravamo nel pieno della campagna elettorale per le elezioni comunali 2011″.”Per sostenere l’aumento”, ha ricostruito Mancini, “ci siamo indebitati per 600 milioni, fornendo” parte delle “azioni della banca a garanzia del prestito contratto”. Senza contare che “gli advisor avevano valutato credibile il piano al 2015″ redatto dagli ex vertici di Mps, secondo cui “avremmo percepito lungo l’arco del Piano dividendi per circa un miliardo, più che sufficienti a ripianare il debito contratto”. Continua l’articolo: “la Fondazione ha scoperto che la propria decisione” di sostenere pro quota l’aumento del 2011 “si era basata su informazioni non veritiere a bilancio, poi difatti rettificate dalla banca nel 2012 e portate all’assemblea dell’aprile scorso”; i reiterati occultamenti delle perdite prodotte a bilancio fanno parte di “un’impressionante area di opacità” che soltanto la relazione del cda, resa pubblica in occasione dell’assise dei soci del 29 aprile, ha fatto emergere. Mancini dichiara che la Fondazione era convinta di agire bene e per preservare l’Italianità della banca. Così l’articolo di Bodini.
Aggiungo io: quei bilanci tanto imprecisi e opachi, in base ai cui falsi dati la Fondazione decise di accogliere le richieste degli enti pubblici territoriali, erano stati formati da un cda nominato da quei medesimi enti pubblici territoriali,storicamente dominati da una nota forza politica, che dunque deve esser chiamata a render conto. Aggiungo ancora: la giustificazione di Mancini all’operato dei vertici della Fondazione non è credibile. La Fondazione doveva controllare i dati di bilancio della banca, nongià fidarsi, dato che sapeva delle ingerenze politiche e delle vistose, irregolari modalità dell’acquisizione di Antonveneta e della equivoca storia della medesima. E se si voleva preservare l’italianità di MPS, si doveva, anche per risanare i suoi conti, vendere tutte le filiali delle banche acquisite fuori dall’area toscana, ripristinare MPS come banca territoriale di credito e risparmio dell’economia reale, abbandonando le velleità strategiche che la stavano portando al disastro a beneficio di pochissimi, e toglierla dalla borsa, perché proprio l’esposizione ai giochi di borsa e ai loro orizzonti di brevissimo termine è l’inizio della degenerazione, non solo per le banche. E del loro spolpamento.
Ma la risposta alla domanda perché certi fatti, apparentemente criminali e sicuramente disastrosi, non possano ritenersi tali da parte dello Stato e della sua giustizia, è che, oggi, il potere sovrano, su scala mondiale, si esplica proprio nel fare queste cose, in una governance estrattiva sistematica, la quale, mediante artifici finanziari e fiscali, estrae i soldi da dovunque siano (sottraendoli a risparmiatori, investitori, contribuenti, enti pubblici), anche adoperando rating ricattatorio, dissesti ed emergenze da essa stessa creati, e li trasferisce a chi vuole arricchire. A questo scopo si fanno leggi apposite. Solo un esempio: nel 1999 in USA e altri paesi, tra cui l’Italia, è stato abolito il Glass Steagall Act, che separava le banche di credito e risparmio da quelle dell’azzardo speculativo, in modo che si potessero costruire, anche coi prestiti a perdere (mutui subprime) e con i contratti derivati, grandi bolle speculative che fruttavano inizialmente enormi profitti – tutti privati – e scavavano poi grandi buchi, che i governi hanno dovuto colmare con soldi pubblici (bail out) e poi con quelli di azionisti, creditori e depositanti (bail in). Privatizzare i profitti e socializzare (fiscalizzare) le perdite. Oggi la macchina della ricchezza, nel mondo, gira così. E’ così che essa concentra sempre più ricchezza nelle mani di sempre più ristrette cerchie elitarie. Quelle che scelgono non solo i Mussari ma anche i premier.
Chi lavora per questa macchina, per la governance estrattiva, come Mussari, e come coloro che lo hanno nominato e incaricato e guidato, non si può ammettere che commetta reato, altrimenti si delegittimerebbe il potere costituito, si dovrebbe dire che le istituzioni stesse, dalla Casa Bianca e dalla Fed in giù, sono delinquenti, e questo non è possibile. I loro atti sono legittimi perché compiuti da loro. Rex non facit injuriam: qualsiasi cosa il sovrano faccia, è legittimata dalla sua sovranità. E la funzione reale dei magistrati negli ordinamenti giuridici reali è tutelare non le regole facciali, quelle ufficiali scritte nelle leggi e nelle costituzioni, ma le regole reali, cioè i rapporti di forza effettivi, nascondendole o mascherandole come applicazioni di regole facciali affinché sia preservata la parvenza di legittimità del potere costituito.
Per contro di B. si può tranquillamente dire e scrivere che è delinquente, mentre i top managers bancari, artefici delle maxibolle e della megatruffe ai danni della popolazione, vedono riconfermati i loro superbonus, pagati coi soldi che le banche centrali prestano a tassi pressoché nulli alle banche mandate in crisi da loro stessi. Su di loro le istituzioni stendono il loro azzurro velo protettivo, quando addirittura non li riciclano come premier. E mentre le banche centrali ridanno migliaia di miliardi alle banche predatrici per riprendere i loro traffici fraudolenti, non li danno invece alle casse pubbliche e all’economia reale, per rilanciare investimenti, occupazione, consumi, solvibilità, fiducia. Cose irrilevanti, per chi ci governa, da Bruxelles, da Berlino, da Roma.
10.08.13 Marco Della Luna
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