Autunno caldo? È già pronto l’esercito
Scritto da Ilaria Pellegrini
IL MINISTERO DELLA DIFESA NELLA “DIRETTIVA MINISTERIALE IN MERITO ALLA POLITICA MILITARE PER L’ANNO 2013”, CHIARISCE LA SUA POSIZIONE RIGUARDO ALLE SCELTE ECONOMICHE DEL PAESE –OVVERO STABILITÀ DELLA MONETA UNICA E DELL’EUROZONA- ED USO REPENTINO DELLE FORZE ARMATE IN CASO DI DISORDINI SOCIALI.
L’Italia sta attraversano uno dei periodi più tragici della sua storia recente . Il rischio di disordini e rivolte è stato evocato più volte da Grillo, Casaleggio e altri rappresentanti politici. Ultimo (ma per motivi evidentemente differenti), Sandro Bondi.
I possibili scontri, causati dal regime di austerity, pare abbiano preoccupato il Ministero della Difesa, retto dall’ex Pdl Mario Mauro, passato ora nei montiani. Nella direttiva ministeriale per il 2013, si rimarcano gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Europa, il perseguimento dell’azzeramento del deficit e un abbassamento del debito pubblico entro i limiti stabiliti.
Queste parole suonano come una velata minaccia e non possono che ricondurre alla Troika greca. Insomma, nella gestione della crisi, il governo deve sottostare agli allineamenti presi da Ue, Nato e diversi organismi internazionali.
La dittatura di lacrime e sangue, affossante ogni settore economico, conducente alla povertà milioni di persone, penalizzante maggiormente le regioni meridionali e cancellante i diritti più basilari, deve essere perseguita ad ogni costo.
Qualunque sia il parere degli elettori.
Ma – si deduce dalla nota- le “insurrezioni” sono previste: a tal proposito «Le forze armate devono tenersi pronte ad assicurare quel supporto tecnico e organizzativo che risulta decisivo in caso di particolari emergenze nazionali».
Inoltre si delinea « un confronto militare su vasta scala e di tipo ibrido, ovvero che implichi sia operazioni militari convenzionali, sia operazioni nello spettro informativo, sia nel dominio cibernetico».
Andando più avanti, si legge che le scelte in materia di difesa saranno vincolate dall’obiettivo “comune” della protezione della disciplina di bilancio, diluita nel corso del tempo, ripristino dell’ordine e spegnimento di qualsiasi focolaio.
È evidente, dunque, che nel caso di agitazioni e sommosse -da parte di un popolo allo stremo, a cui viene tolto ogni giorno lavoro, sicurezza, casa, cibo- le forze armate dovranno agire contro di esso.
In tal modo si agita il fantasma della paura e della repressione. Sembra strano che in un paese “democratico” sia necessario invocare un ordine imposto e un controllo della massa. Parole un po’ stantie e quasi fasciste, che non tengono conto delle esigenze e delle richieste dei cittadini. Ancor di più deve far riflettere il fatto che, piani economici neocapitalistici palesemente inadeguati scatenino polemiche e dibattiti, coinvolgendo addirittura il Ministero della Difesa e non quello dell’economia. Non abbiamo bisogno di altri feriti, di manganelli, botte, scontri tra studenti, operai, lavoratori, pensionati e “tutelatori” della sicurezza. Non si necessita di ulteriori divisioni, odio, livore, città messe a ferro e a fuoco, per quanto l’insofferenza e la rabbia giustificate pulsino ed ardano come magma.
Forse è giunto il tempo che i governanti non sottovalutino i segnali di allarme e smettano di negare l’evidenza. La realtà è un paese agonizzante, che ha paura di manifestare, conscio di probabili risvolti negativi. Una nazione disgregata vedente sempre più polizia, esercito, contrapposti a gente comune, in un’assurda logica di guerra e di ostilità sociale, similmente a quella raccontata da Pasolini.
Salvare la reputazione in nome di cosa? Del baratro forse? O di assetti finanziari internazionali?Fino a quando tutto ciò potrà durare? L’auspicio è che l’autunno porti novità positive e non immagini e cronache di violenza. Che le barricate siano ideologiche e superabili, aprendo ad un confronto paritario,civile ed equo. Le ferite inflitte agli italiani sono già troppo profonde e mortifere.
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