Il linguaggio della menzogna

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Terrorismo ed USA: con milioni di morti alle spalle, dal 1945 ad oggi, gli USA sono diventati lo Stato terroristico numero uno al mondo. Si calcola, ma la cifra è approssimata per difetto, che l’esercito e la CIA siano responsabili, direttamente o indirettamente, di almeno 10 milioni di morti innocenti per azioni di guerra. Gli USA definiscono questa permanente tirannia e violenza terroristica, come “guerra al terrorismo”. A questi 10 milioni vanno aggiunti molti altri morti (sul lavoro, per suicidio, per fame, ecc.), sacrificati sull’altare del profitto e della speculazione privata. Ma tutto ciò non viene mai definito “assassinio di massa”, ma “adeguamento strutturale”.

Così centinaia di migliaia di contadini indiani si sono tolti la vita per effetto della politica di rapina della materie prime, dei semi transgenici, della manipolazione dei prezzi, ecc. Sono i semi terminator della multinazionali USA che riducono in miseria gli agricoltori. Così l’appropriazione della ricchezza di un sistema che la convoglia dal basso verso l’alto per mezzo di un processo di accumulazione per esproprio, viene definita “crescita, prosperità, modernità, libertà di scelta”. Ma la realtà – come vediamo in Grecia, Spagna ed Italia – è che sta aumentando la povertà, la corruzione, la disperazione e l’ingiustizia.

Ci dicono, ipocritamente, che siamo tutti “sulla stessa barca” e che “bisogna stringere la cinghia” per superare momenti difficili. Perciò quando gli USA aggrediscono e distruggono l’Iraq, l’Afganistan, la ex-Jugoslavia, la Libia , si tratta di “missioni umanitarie” (umanitarismo) per esportare “democrazia e civiltà”. Nonostante queste rapine armate, l’economia imperialista è incrinata in modo irreparabile, il militarismo e le menzogne non la salveranno, ma il dissenso non è consentito ed è criminalizzato. Sanno bene che la proprietà bancaria della moneta, prestata agli Stati ed ai cittadini con interessi da usura, o il cosiddetto “debito pubblico” che non potrà mai essere sanato, o la svendita del patrimonio pubblico e dei beni comuni, sono truffe e rapine senza fine del loro sistema. Ma non chiamano tutto ciò racket, ma “austerità”. Ora assalgono salari, pensioni e diritti per foraggiare i rapinatori: le banche d’affari.

Mentre tutto ciò accade i giornalisti rivendicano la “libertà di espressione”, “la professionalità” e “l’indipendenza”. Ma da chi? Dalla verità e dai loro lettori che li premiano con il loro danaro – sussidi pubblici, costi e canoni, pubblicità – e con il tempo di lettura e di ascolto. Come esempio recente dell’impostura mediatica pianificata, l’autore cita il bombardamento della Nato in Libia con la barbara uccisione del presidente Gheddafi.
Gli aggressori iper-armati sono i “nostri ragazzi”, gli “eroi” che compiono il loro dovere di soldati, per domare “ribelli ” barbari e spietati (i partigiani che difendono la loro terra). E’ l’odioso, vecchio nazionalismo che promana da ogni messaggio mediatico, con le celebrazioni ufficiali dei nostri soldati morti per tutelare la “loro democrazia”. Il linguaggio usato è quanto mai falso ed ipocrita: libertà, democrazia, salvataggio, ecc.

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