Saggio sul mascherino
Il mascherino è un presidio, fatto di un tessuto a maglie strette che filtra l’aria prima che essa si incanali nelle vie aeree dell’individuo.
Vi sono diversi modelli, da quelli fatti solo di un rettangolino di carta porosa o di tessuto, a quelli con aggiunta di valvole per direzionare il flusso dell’aria attraverso filtri aggiuntivi, sino a vere e proprie maschere protettive che svolgono anche una funzione antigas.
Nella fattispecie, il dispositivo viene applicato davanti al naso e alla bocca e tenuto in sede con elastici o mezzi di posizionamento più complessi.
L’aria, in condizioni normali, quando un soggetto respira, corre dall’esterno verso l’interno del naso o della bocca, giunge al rinofaringe, imbocca la laringe, percorre la trachea e poi guadagna i bronchi, sino ai bronchìoli più fini, viene utilizzata per gli scambi gassosi e poi viene nuovamente portata all’esterno con l’espirazione.
Queste autostrade dell’aria sono le vie aeree.
Esse sono di forma più o meno cilindrica e sono rivestite da diversi strati di strutture anatomiche, che svolgono molte funzioni.
La superficie prospiciente il flusso dell’aria è rappresentata essenzialmente dal così detto epitelio respiratorio, formato come da tante mattonelle, come una pelle, ma senza processi di cheratinizzazione, in più vi sono delle cellule mucipare che si riuniscono in ghiandole, e producono muco, all’interno del quale numerose sostanze agiscono beneficamente, assieme ad anticorpi, immunomediatori, leucociti con funzione di sorveglianza.
Tale tipo di epitelio è quello del naso e della gola, ma, procedendo verso le vie aeree più basse, si assiste ad una ulteriore specializzazione, per cui le cellule mucose si trasformano e cominciano a diventare più alte come dei cilindri accostati fra di loro, a tappezzare le strutture sottomucose, che sono ricche di vasi arteriosi, venosi, linfatici, vie nervose, cellule immunocompetenti, mediatori dell’immunità e della flogosi, in vario grado di attivazione, a seconda dell’impegno funzionale del momento.
Alle cellule respiratorie, che ad un certo punto diventano ciliate, sul polo che lambisce l’aria corrente, risultano intercalate numerose cellule caliciformi mucipare, che producono il muco ed umettano tutte le mucose aeree, per consentire un fenomeno che si chiama clearance.
La clearance, chiamata clearance mucociliare, cioè pulizia mucociliare, è un meccanismo fondamentale per consentire una continua azione di allontanamento di tutte le impurità presenti nell’aria, le quali restano intrappolate, come insetti negli umori di una pianta carnivora, e vengono portati dal basso verso l’alto, dall’interno verso l’esterno, dal così detto movimento metaclonale delle ciglia vibratili, che generano come un onda di spighe in un campo di grano sospinto dal vento.
Un sistema meraviglioso, selezionato dalla Natura, per evitare malattie infettive e deposizione di impurità, che danneggerebbero gli organi della respirazione.
In condizioni normali, un individuo regola il flusso di aria corrente, attraverso la frequenza degli atti respiratori, che, a sua volta, è legata alla frequenza cardiaca, dettata dalle richieste funzionali del momento e da fattori emozionali.
Il flusso corrente dell’aria si regola in modo congruente, se non vi sono ostacoli meccanici che interferiscano con lo spostamento dell’aria.
Per esempio, se una persona soffre di ipertrofia dei turbinati nasali, oppure se è raffreddata, respirerà con la bocca e si priverà della prima azione filtrante del naso.
Se una persona indossa il mascherino, la velocità dell’aria inspirata sarà rallentata.
Il mascherino non aderisce perfettamente alle superfici del volto cui è appoggiata.
Pertanto, nella depressione operata all’interno del mascherino, saranno attirati spifferi di aria non filtrata, che condurranno nella circolazione aerea, germi e particelle inquinanti, che ugualmente guadagneranno i polmoni.
Questo è un limite del presidio del mascherino.
Ad ogni atto respiratorio, l’aria andrà avanti e indietro lungo le vie aeree, veicolando le corpuscolazioni in essa contenute.
Queste corpuscolazioni, se il volume corrente è ampio e non è ostacolato, sono espulse all’esterno agevolmente.
Se il soggetto indossa il mascherino, queste particelle saranno deposte sul versante interno del mascherino e saranno reinalate nuovamente un numero enorme di volte.
Questa è una grave alterazione della performance respiratoria, che altera la funzione speciale della respirazione, basata su una pulizia continua del letto respiratorio, possibile grazie al movimento libero dell’aria e alla regolazione della velocità dello stesso.
Insomma, se l’aria inspirata contiene qualcosa che non è bene che guadagni il territorio dei polmoni, l’allontanamento di questo qualcosa è garantito proprio dalla libera escursione ventilatoria, senza nessun ostacolo.
Nella vita normale, al di fuori di un periodo di museruola per tutti, il mascherino è impiegato in sala operatoria, dove previene l’immissione involontaria di germi nell’ambiente, per starnuti, colpi di tosse o respiri più corposi.
Il mascherino è impiegato nei settori più delicati dell’allestimento degli alimenti, per gli stessi motivi della sala operatoria.
Inoltre, il mascherino serve a limitare fortemente l’inalazione di polveri sottili, fumi, impurità dannose, nel corso di lavorazioni particolari, ma, in questi casi, il mascherino è un dispositivo ben più complesso e costoso dei banali mascherini utilizzati nell’era dell’epidemia.
Ai tempi della peste e delle grandi malattie di massa, il mascherino aveva una specie di becco di uccello, in cui la gente disponeva erbe aromatiche ricche di olii essenziali, canfora e altri prodotti, che potevano svolgere un’azione antisettica, ma, aggiungerei, anche irritante.
Ma non è finita qui.
Vediamo meglio.
Anche all’interno dell’albero respiratorio, che comunque è un ambiente esterno al corpo, anche se è invaginato nel suo volume, vi sono numerose forme di vita, dai saprofiti, diciamo innocenti, ai patogeni, che vengono tenuti limitati dai vari meccanismi di difesa, la clearance mucociliare, il reclutamento del sistema immunitario locale, collegato con il network generale di sistema, la presenza di numerose sostanze ad azione antisettica, come il lisozima e altri mediatori umorali molto potenti.
Tale sistema locale funziona in condizioni ideali, diciamo nella norma, ma la presenza del mascherino per tempi prolungatissimi è una nuova condizione, che genera situazioni cui l’essere umano non è abituato.
I fattori sconvenienti sono il ristagno dell’aria, la variazione del tasso di vapor acqueo, l’intrappolamento dei suoi costituenti che, invece di essere scaraventati fuori con il respiro libero, restano a verniciare, avanti e indietro, le mucose respiratorie per un tempo abnormemente lungo, l’incremento della temperatura locale, che potrebbe incidere sulla crescita di microrganismi a livello aereo.
Per tali ragioni, è ipotizzabile anche lo sviluppo di agenti patogeni opportunisti, cioè anche di saprofiti, che prendono il sopravvento e diventano pericolosi, come alcuni miceti, ad esempio.
In più, si rifletta che, facilmente, questi soggetti assumono farmaci, che compromettono le risposte biologiche, sono in condizioni di stress psico-neuro-endocrino-immunologico, quindi patiscono di più per qualunque errore, e che, forse il mascherino è un errore.
Dulcis in fundo, questi soggetti possono inalare piccole quote di virus, anche il Coronavirus, che invece di essere scaraventate fuori dall’espirazione, restano a poter svolgere un’azione patogena in distretti più profondi, che magari non riuscirebbero a svolgere.
Non dimentichiamo che il sistema respiratorio che ho descritto è una macchina perfetta per disattivare, prima di tutto in loco, qualunque noxa patogena, a patto che il sistema sia libero di funzionare alla perfezione.
Il mascherino compromette pesantemente le dinamiche fisiologiche dell’attività respiratoria.
L’ho spiegato.
Il mascherino, che tutti stanno impiegando per tutto il giorno, non serve alle funzioni che gli si attribuiscono e quindi può porre in essere una situazione che risulta più dannosa che protettiva, per i motivi già ripetutamente detti.
Inoltre, non ultimo, vi è il fattore psicologico e spirituale, che vedono l’individuo in una condizione di deprivazione della possibilità di respirare liberamente, spingendo a respirare con la bocca e ad usare male il diaframma.
La respirazione con la bocca è quanto di più pericoloso e controproducente, specie se veramente dovesse esserci un pericolo microbiologico ambientale.
Piuttosto, bisognerebbe respirare lentamente, per dare il tempo all’aria di essere trattata dal contatto con primi centimetri di vie aeree, che sono micidiali per qualunque microrganismo.
In sintesi, ritengo, alla luce delle considerazioni scientifiche svolte che il mascherino apra dei problemi che forse non esisterebbero, diversamente.
Per non considerare che il suo uso è come un rituale espletato in pubblico, per strada, nei locali pubblici, ma, in casa, misteriosamente si vanifica.
Aggiungiamo che l’obbligo di restare in casa, che è un ambiente confinato, impone un anomalo e forzoso scambio di agenti patogeni respiratori e non solo.
Ciò può facilitare tutte le infezioni, ma soprattutto quella da Coronavirus.
Infatti, ovviamente, per dati di fatto incontrovertibili, se il virus entra nell’ambiente domestico, con le misure coercitive che sono in atto, il rischio di contagio è enormemente più alto che vi fosse la libertà di andare in giro, sia pure con una serie di cautele.
Tutto ciò che si è realizzato, a causa del mascherino, in un periodo epidemico, non è proprio il massimo, anzi, diciamolo pure, è proprio il contrario del massimo, è semplicemente grottesco.
Siamo giunti al divieto delle attività all’aria aperta, che forse dovrebbero essere rese obbligatorie, come presidio fondamentale per preservare la salute.
Infatti, è noto che la vita all’aria aperta, tramite l’esposizione ai raggi solari, e per mille altri motivi, è fondamentale per il mantenimento della salute.
In più, l’aria aperta riduce enormemente tutti fattori di vicinanza che potrebbero esse invocati per la facilitazione del contagio, ma questi fattori sono tipici dei luoghi chiusi.
Dr. Salvatore Rainò
Internista – Immunologo Clinico
http://altrarealta.blogspot.it/
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RISONATORE CRISTALLINO
NORMALIZZAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA
ANTIPATOGENO
NORMALIZZAZIONE SISTEMA IMMUNITARIO
Vi sono diversi modelli, da quelli fatti solo di un rettangolino di carta porosa o di tessuto, a quelli con aggiunta di valvole per direzionare il flusso dell’aria attraverso filtri aggiuntivi, sino a vere e proprie maschere protettive che svolgono anche una funzione antigas.
Nella fattispecie, il dispositivo viene applicato davanti al naso e alla bocca e tenuto in sede con elastici o mezzi di posizionamento più complessi.
L’aria, in condizioni normali, quando un soggetto respira, corre dall’esterno verso l’interno del naso o della bocca, giunge al rinofaringe, imbocca la laringe, percorre la trachea e poi guadagna i bronchi, sino ai bronchìoli più fini, viene utilizzata per gli scambi gassosi e poi viene nuovamente portata all’esterno con l’espirazione.
Queste autostrade dell’aria sono le vie aeree.
Esse sono di forma più o meno cilindrica e sono rivestite da diversi strati di strutture anatomiche, che svolgono molte funzioni.
La superficie prospiciente il flusso dell’aria è rappresentata essenzialmente dal così detto epitelio respiratorio, formato come da tante mattonelle, come una pelle, ma senza processi di cheratinizzazione, in più vi sono delle cellule mucipare che si riuniscono in ghiandole, e producono muco, all’interno del quale numerose sostanze agiscono beneficamente, assieme ad anticorpi, immunomediatori, leucociti con funzione di sorveglianza.
Tale tipo di epitelio è quello del naso e della gola, ma, procedendo verso le vie aeree più basse, si assiste ad una ulteriore specializzazione, per cui le cellule mucose si trasformano e cominciano a diventare più alte come dei cilindri accostati fra di loro, a tappezzare le strutture sottomucose, che sono ricche di vasi arteriosi, venosi, linfatici, vie nervose, cellule immunocompetenti, mediatori dell’immunità e della flogosi, in vario grado di attivazione, a seconda dell’impegno funzionale del momento.
Alle cellule respiratorie, che ad un certo punto diventano ciliate, sul polo che lambisce l’aria corrente, risultano intercalate numerose cellule caliciformi mucipare, che producono il muco ed umettano tutte le mucose aeree, per consentire un fenomeno che si chiama clearance.
La clearance, chiamata clearance mucociliare, cioè pulizia mucociliare, è un meccanismo fondamentale per consentire una continua azione di allontanamento di tutte le impurità presenti nell’aria, le quali restano intrappolate, come insetti negli umori di una pianta carnivora, e vengono portati dal basso verso l’alto, dall’interno verso l’esterno, dal così detto movimento metaclonale delle ciglia vibratili, che generano come un onda di spighe in un campo di grano sospinto dal vento.
Un sistema meraviglioso, selezionato dalla Natura, per evitare malattie infettive e deposizione di impurità, che danneggerebbero gli organi della respirazione.
In condizioni normali, un individuo regola il flusso di aria corrente, attraverso la frequenza degli atti respiratori, che, a sua volta, è legata alla frequenza cardiaca, dettata dalle richieste funzionali del momento e da fattori emozionali.
Il flusso corrente dell’aria si regola in modo congruente, se non vi sono ostacoli meccanici che interferiscano con lo spostamento dell’aria.
Per esempio, se una persona soffre di ipertrofia dei turbinati nasali, oppure se è raffreddata, respirerà con la bocca e si priverà della prima azione filtrante del naso.
Se una persona indossa il mascherino, la velocità dell’aria inspirata sarà rallentata.
Il mascherino non aderisce perfettamente alle superfici del volto cui è appoggiata.
Pertanto, nella depressione operata all’interno del mascherino, saranno attirati spifferi di aria non filtrata, che condurranno nella circolazione aerea, germi e particelle inquinanti, che ugualmente guadagneranno i polmoni.
Questo è un limite del presidio del mascherino.
Ad ogni atto respiratorio, l’aria andrà avanti e indietro lungo le vie aeree, veicolando le corpuscolazioni in essa contenute.
Queste corpuscolazioni, se il volume corrente è ampio e non è ostacolato, sono espulse all’esterno agevolmente.
Se il soggetto indossa il mascherino, queste particelle saranno deposte sul versante interno del mascherino e saranno reinalate nuovamente un numero enorme di volte.
Questa è una grave alterazione della performance respiratoria, che altera la funzione speciale della respirazione, basata su una pulizia continua del letto respiratorio, possibile grazie al movimento libero dell’aria e alla regolazione della velocità dello stesso.
Insomma, se l’aria inspirata contiene qualcosa che non è bene che guadagni il territorio dei polmoni, l’allontanamento di questo qualcosa è garantito proprio dalla libera escursione ventilatoria, senza nessun ostacolo.
Nella vita normale, al di fuori di un periodo di museruola per tutti, il mascherino è impiegato in sala operatoria, dove previene l’immissione involontaria di germi nell’ambiente, per starnuti, colpi di tosse o respiri più corposi.
Il mascherino è impiegato nei settori più delicati dell’allestimento degli alimenti, per gli stessi motivi della sala operatoria.
Inoltre, il mascherino serve a limitare fortemente l’inalazione di polveri sottili, fumi, impurità dannose, nel corso di lavorazioni particolari, ma, in questi casi, il mascherino è un dispositivo ben più complesso e costoso dei banali mascherini utilizzati nell’era dell’epidemia.
Ai tempi della peste e delle grandi malattie di massa, il mascherino aveva una specie di becco di uccello, in cui la gente disponeva erbe aromatiche ricche di olii essenziali, canfora e altri prodotti, che potevano svolgere un’azione antisettica, ma, aggiungerei, anche irritante.
Ma non è finita qui.
Vediamo meglio.
Anche all’interno dell’albero respiratorio, che comunque è un ambiente esterno al corpo, anche se è invaginato nel suo volume, vi sono numerose forme di vita, dai saprofiti, diciamo innocenti, ai patogeni, che vengono tenuti limitati dai vari meccanismi di difesa, la clearance mucociliare, il reclutamento del sistema immunitario locale, collegato con il network generale di sistema, la presenza di numerose sostanze ad azione antisettica, come il lisozima e altri mediatori umorali molto potenti.
Tale sistema locale funziona in condizioni ideali, diciamo nella norma, ma la presenza del mascherino per tempi prolungatissimi è una nuova condizione, che genera situazioni cui l’essere umano non è abituato.
I fattori sconvenienti sono il ristagno dell’aria, la variazione del tasso di vapor acqueo, l’intrappolamento dei suoi costituenti che, invece di essere scaraventati fuori con il respiro libero, restano a verniciare, avanti e indietro, le mucose respiratorie per un tempo abnormemente lungo, l’incremento della temperatura locale, che potrebbe incidere sulla crescita di microrganismi a livello aereo.
Per tali ragioni, è ipotizzabile anche lo sviluppo di agenti patogeni opportunisti, cioè anche di saprofiti, che prendono il sopravvento e diventano pericolosi, come alcuni miceti, ad esempio.
In più, si rifletta che, facilmente, questi soggetti assumono farmaci, che compromettono le risposte biologiche, sono in condizioni di stress psico-neuro-endocrino-immunologico, quindi patiscono di più per qualunque errore, e che, forse il mascherino è un errore.
Dulcis in fundo, questi soggetti possono inalare piccole quote di virus, anche il Coronavirus, che invece di essere scaraventate fuori dall’espirazione, restano a poter svolgere un’azione patogena in distretti più profondi, che magari non riuscirebbero a svolgere.
Non dimentichiamo che il sistema respiratorio che ho descritto è una macchina perfetta per disattivare, prima di tutto in loco, qualunque noxa patogena, a patto che il sistema sia libero di funzionare alla perfezione.
Il mascherino compromette pesantemente le dinamiche fisiologiche dell’attività respiratoria.
L’ho spiegato.
Il mascherino, che tutti stanno impiegando per tutto il giorno, non serve alle funzioni che gli si attribuiscono e quindi può porre in essere una situazione che risulta più dannosa che protettiva, per i motivi già ripetutamente detti.
Inoltre, non ultimo, vi è il fattore psicologico e spirituale, che vedono l’individuo in una condizione di deprivazione della possibilità di respirare liberamente, spingendo a respirare con la bocca e ad usare male il diaframma.
La respirazione con la bocca è quanto di più pericoloso e controproducente, specie se veramente dovesse esserci un pericolo microbiologico ambientale.
Piuttosto, bisognerebbe respirare lentamente, per dare il tempo all’aria di essere trattata dal contatto con primi centimetri di vie aeree, che sono micidiali per qualunque microrganismo.
In sintesi, ritengo, alla luce delle considerazioni scientifiche svolte che il mascherino apra dei problemi che forse non esisterebbero, diversamente.
Per non considerare che il suo uso è come un rituale espletato in pubblico, per strada, nei locali pubblici, ma, in casa, misteriosamente si vanifica.
Aggiungiamo che l’obbligo di restare in casa, che è un ambiente confinato, impone un anomalo e forzoso scambio di agenti patogeni respiratori e non solo.
Ciò può facilitare tutte le infezioni, ma soprattutto quella da Coronavirus.
Infatti, ovviamente, per dati di fatto incontrovertibili, se il virus entra nell’ambiente domestico, con le misure coercitive che sono in atto, il rischio di contagio è enormemente più alto che vi fosse la libertà di andare in giro, sia pure con una serie di cautele.
Tutto ciò che si è realizzato, a causa del mascherino, in un periodo epidemico, non è proprio il massimo, anzi, diciamolo pure, è proprio il contrario del massimo, è semplicemente grottesco.
Siamo giunti al divieto delle attività all’aria aperta, che forse dovrebbero essere rese obbligatorie, come presidio fondamentale per preservare la salute.
Infatti, è noto che la vita all’aria aperta, tramite l’esposizione ai raggi solari, e per mille altri motivi, è fondamentale per il mantenimento della salute.
In più, l’aria aperta riduce enormemente tutti fattori di vicinanza che potrebbero esse invocati per la facilitazione del contagio, ma questi fattori sono tipici dei luoghi chiusi.
Dr. Salvatore Rainò
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