venerdì 24 febbraio 2012

STIAMO SBAGLIANDO TUTTO

Ho il piacere di annunciare la caduta di un muro cognitivo – il muro che arginava la comprensione della natura della moneta, delle sue possibili e alternative nature, degli effetti dell’offerta monetaria sulla macroeconomia, degli effetti delle ricette di risanamento basate sull’austerità, della nocività delle politiche finanziarie di Monti, di Merkel, di Sarkozy.

Dopo l’articolo di Rampini, sarà molto più difficile dar credito alle affermazioni di Monti, Merkel, Sarkozy, Papademos. E agli autorevoli avalli di un Napolitano.


Nella teoria di riferimento di Rampini, la MMT, molte cose sono tuttavia ancora non espresse o non ammesse o non focalizzate, come l’illogicità di creare fiat currency mediante indebitamento, e la sostanziale non corrispondenza delle vigenti regole contabili a sistemi monetari basati su mezzi monetari come gli attuali.
Data di pubblicazione: 21.02.2012 15:00

Una rivoluzione intracapitalista nel paese dove, ai piani alti, si pensa più che in Europa. La Repubblica, 21 febbraio 2012
Se il deficit non è un peccato la rivoluzione copernicana dei nuovi economisti Usa – Galbraith junior: la crisi non si cura con l´austerity
...........Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico. È un attacco frontale all´ortodossia vigente. Sfida l´ideologia imperante in Europa, che i “rivoluzionari” della Modern Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo. Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l´austerity imposta dalla Germania, per i teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d´acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda.
Un semplice esercizio mette a nudo quanto ci sia di “religioso” nella cosiddetta saggezza convenzionale degli economisti. Qualcuno ha provato a interrogare i tecnocrati del Fmi, della Commissione Ue e della Banca centrale europea, per capire da quali Tavole della Legge abbiano tratto alcuni numeri “magici”. Perché il deficit pubblico nel Trattato di Maastricht non doveva superare il 3% del Pil? Perché nel nuovo patto fiscale dell´eurozona lo stesso limite è stato ridotto a 0,5% del Pil? Chi ha stabilito che il debito pubblico totale diventa insostenibile sotto una soglia del 60% oppure (a seconda delle fonti) del 120% del Pil? Quali prove empiriche stanno dietro l´imposizione di questa cabala di cifre? Le risposte dei tecnocrati sono evasive, o confuse.
La Teoria Monetaria Moderna fa a pezzi questa bardatura di vincoli calati dall´alto, la considera ciarpame ideologico. La sua affermazione più sconvolgente, ai fini pratici, è questa: non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario. La via della crescita, passa attraverso un rilancio di spese pubbliche in deficit, da finanziare usando la liquidità della banca centrale. Non certo alzando le tasse: non ora.
Se è così, stiamo sbagliando tutto. Proprio come il presidente americano Herbert Hoover sbagliò drammaticamente la risposta alla Grande Depressione, quando cercò di rimettere il bilancio in pareggio a colpi di tagli (stesso errore che fece Franklin Roosevelt nel 1937 con esiti nefasti).