SIAMO IN MEZZO ALLA BATTAGLIA
Intervista a Bruce Lipton
Anche nel tuo ultimo libro l’abbandono delle vecchie credenze è un punto fondamentale del tuo pensiero, ma la prospettiva si sposta da quella individuale a quella collettiva: le credenze da cambiare sono quelle dell’umanità intera se vogliamo salvare la nostra specie e il nostro mondo dalla distruzione. Detta così sembra sempre un’impresa sovrumana: cosa possiamo fare nel nostro piccolo, giorno per giorno, tutti i giorni?
La civiltà di oggi sta cadendo a pezzi, perché la natura di quella che chiamiamo comunità è sull’orlo del crollo. E la scienza che abbiamo è stata la porta di accesso. È una scienza basata sull’individuo, che parla di ardua sopravvivenza, dei più forti, l’evoluzione supporta il migliore, e poi risulta, guardando meglio, che non è quella l’evoluzione.
L’evoluzione riguarda la cooperazione e la comunità, ed è questo che intendiamo quando parliamo del giardino dell’Eden. C’era competizione in quel giardino? No, c’era cooperazione, tutti gli organismi insieme creavano un bellissimo giardino. Abbiamo distrutto il giardino che ci è stato dato (e lo stiamo distruggendo) perché ognuno compete con l’altro, e il passo evolutivo che dobbiamo affrontare è superare l’individuo, riconoscere che l’evoluzione è basata sulla visione di famiglia, su gente che si riunisce, che lavora in armonia e si supporta vicendevolmente. Non c’è un noi e un loro, siamo tutti uno, e quando impareremo questa lezione sarà un’opportunità di prendere questa terra, che è particolarmente sacra ora, e creare una svolta nella storia creando salute e armonia, trasformando questo pianeta nuovamente in un giardino. Dipende dalla nostra capacità d’imparare che siamo noi i portatori dei guai. Il modo per uscirne è smettere di combattere tra di noi e riconoscere che gli umani sono tutti parte di una famiglia chiamata umanità.
L’umanità è l’organismo e noi siamo le cellule, ogni essere umano è una cellula nel corpo di un qualcosa di più grande, l’umanità. Il problema che affronta ora l’umanità è che le cellule continuano a lottare tra loro. Quando le cellule del tuo corpo si combattono, la malattia è detta autoimmune. Se le cellule competono e lottano si chiama autodistruzione. Lo stesso vale per gli umani: combattersi è autodistruzione, è una malattia autoimmune, è l’umanità che morirà, oppure vivrà se noi correggiamo questa direzione autodistruttiva. Siamo vicini a prendere una decisione: vogliamo sopravvivere ed evolvere o vogliamo morire? Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare.
Tratto da Scienza e Conoscenza n. 38.
Anche nel tuo ultimo libro l’abbandono delle vecchie credenze è un punto fondamentale del tuo pensiero, ma la prospettiva si sposta da quella individuale a quella collettiva: le credenze da cambiare sono quelle dell’umanità intera se vogliamo salvare la nostra specie e il nostro mondo dalla distruzione. Detta così sembra sempre un’impresa sovrumana: cosa possiamo fare nel nostro piccolo, giorno per giorno, tutti i giorni?
La civiltà di oggi sta cadendo a pezzi, perché la natura di quella che chiamiamo comunità è sull’orlo del crollo. E la scienza che abbiamo è stata la porta di accesso. È una scienza basata sull’individuo, che parla di ardua sopravvivenza, dei più forti, l’evoluzione supporta il migliore, e poi risulta, guardando meglio, che non è quella l’evoluzione.
L’evoluzione riguarda la cooperazione e la comunità, ed è questo che intendiamo quando parliamo del giardino dell’Eden. C’era competizione in quel giardino? No, c’era cooperazione, tutti gli organismi insieme creavano un bellissimo giardino. Abbiamo distrutto il giardino che ci è stato dato (e lo stiamo distruggendo) perché ognuno compete con l’altro, e il passo evolutivo che dobbiamo affrontare è superare l’individuo, riconoscere che l’evoluzione è basata sulla visione di famiglia, su gente che si riunisce, che lavora in armonia e si supporta vicendevolmente. Non c’è un noi e un loro, siamo tutti uno, e quando impareremo questa lezione sarà un’opportunità di prendere questa terra, che è particolarmente sacra ora, e creare una svolta nella storia creando salute e armonia, trasformando questo pianeta nuovamente in un giardino. Dipende dalla nostra capacità d’imparare che siamo noi i portatori dei guai. Il modo per uscirne è smettere di combattere tra di noi e riconoscere che gli umani sono tutti parte di una famiglia chiamata umanità.
L’umanità è l’organismo e noi siamo le cellule, ogni essere umano è una cellula nel corpo di un qualcosa di più grande, l’umanità. Il problema che affronta ora l’umanità è che le cellule continuano a lottare tra loro. Quando le cellule del tuo corpo si combattono, la malattia è detta autoimmune. Se le cellule competono e lottano si chiama autodistruzione. Lo stesso vale per gli umani: combattersi è autodistruzione, è una malattia autoimmune, è l’umanità che morirà, oppure vivrà se noi correggiamo questa direzione autodistruttiva. Siamo vicini a prendere una decisione: vogliamo sopravvivere ed evolvere o vogliamo morire? Ora non so che faremo, siamo in mezzo alla battaglia, e saremo vincitori quando realizzeremo che non è il successo che promuove la nostra evoluzione, piuttosto il riunirci in comunità ed imparare a cooperare.
Tratto da Scienza e Conoscenza n. 38.
è semplicemente bellissima come prospettiva, semplice e giusta.Dovrebbe essere così naturale comportarsi in modo solidale ed invece...perché ci è impossibile?Siamo posseduti?
RispondiEliminaquesto è il futuro che ci aspetta il futuro che meritiamo amore armonia collaborazione per il bene di tutti..credo che siamo ancora troppo pochi ..ciao cellula Barbara
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