GOVERNATI DA UNA SETTA
Al comando, nella sala dei bottoni, c’è una setta. Sono gli economisti. Hanno sviluppato il culto del mercato.
Lo adorano come gli antichi Aztechi adoravano il dioHuitzilopochtli e ad esso sacrificano i popoli. Sono fanatici. Sono elitari, esclusivi, parlano una lingua che studiano fin da piccoli sui loro testi sacri. Durante i loro cerimoniali indossano una maschera dietro la quale nascondono ogni emozione. Si accoppiano fra loro e generano una progenie di creature clonate che ne ereditano la ritualità, le posizioni lavorative e la liturgia. Si nutrono del dolore e della sofferenza che infliggono ma, come gli officianti del sud America primitivo, lo fanno per mantenere l’ordine cosmologico, perché senza di loro l’universo andrebbe in pezzi e il cielo ricadrebbe sulla testa delle genti.
Hanno un mantra. “Mercato nostro/ che sei nelle borse/ sia mercificato il tuo nome/ venga il tuo pegno/ come alla Bocconi così in Terra/ dacci oggi la nostra speculazione quotidiana/ e rimetti a noi i nostri debiti/ come noi indebitiamo i popoli/ e non li indurre alla rivoluzione/ ma liberali da ogni diritto/ Amen.”
Che cosa succederebbe se domani ogni casta decidesse di tenere il mondo per le palle? Se, per esempio, la setta degli informatici lanciasse il suo anatema sul mondo? In fin dei conti, tutta l’economia, borse, finanza e speculazione compresa, si basa sui loro sistemi software e ne dipende in tutto e per tutto: basterebbe un’abile manovra da parte di una qualche congrega di programmatori che riforniscono Wall Street, o i sistemi della Goldman Sachs, ed ecco che l’economia cederebbe il passo all’informatica così come la politica ha fatto con l’economia. E giù nuove tasse per finanziare calcolatori di ultima generazione e le ultime release dei sistemi operativi, al fine di contrastare la colpevole obsolescenza dell’hardware e del software degli Stati, non dopo avere ribaltato un paio di governi e averli fatti commissariare da un Microsoft evangelist o da un super manager di Mountain Viewo della Silicon Valley.
E se poi fosse la volta della casta delle case farmaceutiche e della medicina? Vi immaginate l’enorme potere contrattuale che i produttori di farmaci e vaccini, ma anche ad esempio i cardio-chirurghi, potrebbero esercitare nei confronti degli economisti e degli informatici? Un reale potere di vita o di morte. Al posto dei paesi più indebitati del sud Europa, questa volta a farne le spese sarebbero quelli che hanno una sanità meno prona agli specifici interessi delle multinazionali della salute: i loro governanti sarebbero immediatamente destituiti e rimpiazzati dall’amministratore delegato della Roche o di Sanofi Aventis.
E infine ci sono loro, i popoli, quelli che se decidessero di porre fine ad ogni casta, causerebbero l’estinzione immediata di ogni sopruso e ristabilirebbero uno stato di parità e di autoamministrazione che… prenderebbe il nome di politica.
La politica siamo noi, ricordiamocelo. E ce la riprendiamo quando vogliamo. I signori con la maschera ed ogni genere di invasato sia avvertito.
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