Con questa classe politica la crisi italiana non avrà fine
di GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI
Non occorre spendere molte parole sul livello della crisi che imperversa in Italia. Riusciranno i “nostri eroi” a uscirne? Ho più di un dubbio. Esaminiamo, per grandi linee, tre interrogativi fondamentali.
1.- Sono i parlamentari culturalmente all’altezza della situazione? Salvo rari casi, significativa eccezione, no. Pochi sono i laureati e, comunque, laureati e non laureati hanno acquisito zero esperienza nel mondo del lavoro. In quel mondo del lavoro, dove, impari la corretta metodologia per affrontare i problemi e, se fallisci, paghi di persona. La maggior parte dei parlamentari, sin da giovane, ha scelto di fare la carriera politica nella quale regnano sovrane l’arte della chiacchiera e dell’ intrigo.
Ho seguito con attenzione un recente dibattito televisivo. Con grande preoccupazione ho notato che i partecipanti, tutti ricchi di proposte al livello del “vogliamoci bene”, non avevano la più pallida idea di come funziona il meccanismo degli uffici pubblici. Ignorano, a causa della plateale mancanza di adeguata cultura ed esperienza, che la riorganizzazione di un meccanismo complesso è come il vecchio, noto gioco di Shangai: muovere uno stecchino cercando di non far muovere gli altri. Volete uno degli innumerevoli esempi? Pronti! Tutti parlano e scrivono dell’impellente necessità di abolire le Provincie, ma nessuno ha una sufficiente idea di che cosa le Provincie facciano, anche in funzione delle dimensioni e pensano, pertanto che solo un tratto di penna possa risolvere la situazione. La realtà è data invece dal fatto che alcuni lavori delle Provincie possono essere tranquillamente eliminati con il vantaggio economico di tutti. Naturalmente a seguito di un preciso e dettagliato studio. Altri possono essere trasferiti alle Regioni o ai Comuni a parità di costo . Ma ciò che dovesse rimanere non potrà essere cancellato, ma solo addensato accorpando alle più grandi le provincie più piccole. Pensate che qualcuno ha blaterato perfino di abolire le Regioni, in nome di una presunta, eccessivamente costosa disorganizzazione regionale. Come se Roma avesse dato dimostrazioni di superiore efficienza e di capacità, nonché (soprattutto) di onestà.
2.- Hanno una chiara visione di come operare? Sicuramente no! Sanno solo procedere per slogan e per schieramenti. Se un parlamentare qualsiasi fa una proposta, gli altri si domandano anzitutto, quando non esclusivamente, a quale schieramento appartiene. Se è dello schieramento avversario, ha sempre e comunque torto per cui bisogna contrastarlo con ogni mezzo, compreso l’uso della magistratura. In aggiunta il mantra classico è quello , consunto, di dividere i conservatori dai cosiddetti progressisti, come se conservazione e progresso fossero due categorie dello spirito. Anche perché spesso un’idea di cambiamento risulta disastrosa al momento dell’applicazione, mentre “mantenere la via vecchia “ non sempre è dannoso conservatorismo.
Un po’ meno di un secolo fa era considerato bieco conservatore chi sosteneva a spada tratta che entrare nell’euro sarebbe stato un disastro e che, seguendo un concetto progressista l’ingresso nell’area della moneta unica avrebbe creato in Italia il Paradiso in terra. E, peggio ancora, dividendo destra da sinistra come lo spirito del “sociale” dovesse appartenere solo alla sinistra, mentre il criterio del “ fare soldi “ appartenesse solo alla destra. Pensate che un certo Ingegnere (che aldilà di ogni dubbio, rifugge dal desiderio di guadagno, come San Francesco) ha la tessera n. 1 del PD!
3.- Hanno capito la situazione che si è venuta a creare con i “forconi”. Neanche per sogno! I ragionamenti che si sentono sviluppare ricordano molto da vicino quelli fatti a suo tempo da Maria Antonietta ( quella delle brioches) e sono ampiamente rappresentati dagli atteggiamenti ( da regina senza regno) della Presidente della Camera. Credo che se un giorno le cose dovessero volgere al peggio, il peggio nel senso della violenza, l’elemento di rottura della crisi lo avranno fatto produrre loro. Solo che il novello Bava Beccaris anche lui, come il suo predecessore mandato a sedare la “protesta dello stomaco” avrà come premio la forca e non una medaglia. (link)
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