LE RIVELAZIONI DEL NOBEL
E’ inevitabile che i giornalisti italiani che si occupano di medicina debbano affrontare la spinosa
questione a breve. Ormai sono alcuni mesi che è uscita su Youtube una stupefacente intervista a
Montagnier. Molti ne sono già al corrente ma i media italiani tacciono. Bisognerà invece trarre le
dovute conseguenze. O almeno discuterne.
Se non lo conoscete già, riporto il trascritto, che poi commento:
Dichiarazioni di Luc Montagnier,
Premio Nobel 2008 per la Medicina, conferitogli per la "scoperta dell’HIV ed il suo ruolo come
causa dell’AIDS"
Tratto dal Film–documentario:
“The House of Numbers ( http://www.youtube.com/watch?v=WQoNW7lOnT4 )
Montagnier: “Noi possiamo essere esposti all’HIV molte volte senza esserne cronicamente
infettati .. Il nostro sistema immunitario se ne libera in poche settimane se abbiamo un buon
sistema immunitario”.
“Il problema degli africani è la malnutrizione”.
“Essi hanno uno stress ossidativo anche se non hanno l’HIV”
“Il loro sistema immunitario permette all’HIV di entrare e persistere”.
“Così ci sono molte strade - che non sono il vaccino (il magico nome: il vaccino) - per ridurre la
trasmissione dell’HIV: semplici misure di nutrizione, dando anti-ossidanti – appropriati
antiossidanti -, misure d’igiene, combattendo le altre infezioni …”
Intervistatore: “Lei pensa che se uno ha un buon sistema immunitario, questo può liberarsi dell’HIV?”
Montagnier: “Sì”.
Montagnier: “E la mia preoccupazione è per le molte azioni spettacolari per i fondi globali, per
comprare medicine – come Bill Gates – e il vaccino. Ma voi, dovete sapere che quel tipo di
misure non hanno un buon fondamento, anzi non hanno alcun fondamento”.
Intervistatore: “Se Lei prende un povero africano infetto e gli irrobustisce il sistema
immunitario è possibile così per lui liberarsi dall’HIV?” Montagnier: “Io la penso così”.
“Le persone pensano solo a farmaci e al vaccino, così questo mio è un messaggio differente da
quello che Lei è abituato a sentire …”
Commento
Il più immediato è questo: smentisce in diretta le ragioni per le quali aveva accettato il
premio Nobel nell’ottobre 2008.
Già nel 1991 Montagnier cercò una sua strada quando affermò che il virus HIV è causa dell’AIDS
solo in presenza di co-fattori (i micoplasmi), ma presto dovette provare su di sé una sorta di freddo
isolamento da parte della Comunità scientifica. Capì l’antifona, non insistette più sul punto e
quindi venne riaccolto a braccia aperte nei ranghi della ortodossia.
Quella non fu l’unica sua “devianza”: nel 1992, per spiegare l’imbarazzante presenza di casi di
“AIDS senza virus” (Idiopathic CD4 lymphocitopenia), propose il fenomeno dell’ “hit and run”
(“colpisci e scappa”) cioè un blitz alla tedesca: contatto –> infezione -> danno e quindi -> fuga
senza lasciar traccia. Peccato che tale ipotesi è infalsificabile, indimostrabile e perciò nonscientifica.
Ora perfeziona la sua ipotesi creativa, dice che l’ "infezione da HIV" si verifica unicamente se il
sistema immunitario è già carente, altrimenti l' "HIV" non riesce ad "entrare". La vede dunque
come un’infezione che è la conseguenza di una immunodeficienza. Una immunodeficienza che è
presente prima dell’arrivo dell’HIV e prodotta dallo stress ossidativo. Basta questo per far saltare
l’HIV come causa dell’AIDS … e del Nobel.
A questo punto, se fosse coerente, Montagnier dovrebbe riconsegnare il premio dicendo:
“scusate, prima avevo scherzato”.
Aggiunge senza tentennamenti che la cura non sono gli antiretrovirali, ma gli antiossidanti, a
differenza di quanto diceva, appunto. Neanche il vaccino servirebbe (pur avendolo Egli tante volte
promesso e per il quale si è tanto impegnato in questi ultimi 5 lustri fino a pochi mesi fa)!
Si è accorto per di più del cattivo impiego di enormi fondi, dimenticando che per gli stessi motivi
ne ha ricevuto qualche briciola anche lui.
Dice che gli Africani sono immunodeficienti a causa della malnutrizione ed altre malattie,
indipendentemente dall’infezione da HIV, esattamente quello che hanno scritto diversi
“dissidenti” anche detti “negazionisti” e che era considerato “pericoloso per la salute pubblica!”
Ci arriva buon ultimo con chilometrico distacco, ma ne parla come rivelasse una sua originale,
meditata e recente scoperta.
Dice che non ci si infetta se si è immunocompetenti, e che, se l’HIV riesce comunque a penetrare
in un immunocompetente, quest’ultimo se ne libera in un paio di settimane. Così rinnega (o
dimentica?) due capisaldi di qualsiasi testo di immunologia perché – fino a prova contraria – a)
ogni infezione è indipendente dalla immunocompetenza (mentre l’evoluzione dell’infezione
dipende da essa), b) l’eliminazione di un virus può avvenire sì in qualche settimana, ma lascia una
traccia, una cicatrice anche negli immunocompetenti, ovvero la reazione anticorpale specifica che
è testimonianza della "lotta tra l'estraneo ed i propri soldati". Un organismo non può liberarsi da
un virus se prima non lo conosce (ovvero se prima il virus non penetra e si moltiplica) e poi lo
combatte a suo modo.
Dice che, se in un soggetto immunodeficiente si riesce a rinforzare il sistema immunitario, ebbene,
l’HIV si può eliminare! E qui non si capisce cosa intenda per eliminare (diventerebbe il soggetto
sieronegativo? La carica virale si azzererebbe?).
Se credesse (come sembrava credere sinora) che l' "HIV" è un retrovirus, non direbbe che
l'organismo può disfarsene (si sostiene che l'HIV ha una forma integrata nel genoma delle cellule
dell'ospite), sosterrebbe al massimo che lo può mantenere represso, allo stato quiescente.
Con queste affermazioni Montagnier declassifica il ruolo dell'HIV ad un fattore di secondaria
importanza (neanche più a concausa come sosteneva nel 1991-92). Lo degrada ad un fattore non
necessario e non sufficiente per l'AIDS, tanto è vero che – sempre secondo il Suo illuminato parere
– non occorre combattere direttamente l’HIV per curare l’AIDS.
Queste dichiarazioni sono strabilianti come quelle, fissate nella storia ma ancora neglette, in cui
ammetteva candidamente la mancanza di vero isolamento del "supposto virus HIV" (in una
intervista rilasciata nel lontano 1997° a Djamel Tahi).
CONCLUSIONI: Non so come possa essere giudicato questo scienziato, attratto dalla fama e dal
successo, che tuttavia è capace di ammissioni parziali illuminanti (e rivelatrici di oscuri
compromessi con la sua coscienza). Ammissioni che sono più che sufficienti per gettare all’aria i
motivi che l’hanno portato al successo (sia chiaro: … solo dopo che ne ha abbondantemente avuto e goduto).
Quello che importa è che la teoria dello stress ossidativo (avanzata per prima dal gruppo della
Eleopulos e poi da Passi, Kremer ed altri) riacquista vigore. E’ una teoria unificante, che richiama a
sé fattori causali molteplici e che permette prospettive di prevenzione, cura e ulteriori sviluppi.
Riguardo gli africani, Duesberg, Rasnick, Fiala e molti altri hanno sostenuto fin dall’inizio che l’AIDS
in quel continente era ben diverso da quello dei Paesi Occidentali (e cioè deriva da malnutrizione,
acqua inquinata ed infetta, malattie multiple). Con queste affermazioni Montagnier ammette
implicitamente la ragione di quelli che sono sempre stati i suoi avversari, i dissidenti storici. La sua
scarsa buonafede è evidente nei tempi scelti per le sue dichiarazioni (dopo aver avuto il Nobel) e la
pertinace non menzione di chi lo ha preceduto di un quarto di secolo.
L’HIV come causa dell’AIDS ne esce sgretolato proprio da colui che rese più famoso: un esempio
eccelso di ingratitudine umana.
Fabio Franchi
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