mercoledì 18 maggio 2011

"NOI VIVIAMO ATTRAVERSO IL VOSTRO CERVELLO"


.....In questa sede non saranno descritti i contesti e gli ambienti ipnotici che hanno consentito
di raggiungere alle conclusioni esposte, né saranno date spiegazioni tecniche, perché
sarebbero necessari diversi libri: mi limiterò ad esporre semplicemente le nude conclusioni
tratte dalle indagini.
Detto questo, è apparso subito chiaro che i mammiferomorfi avevano un problema che noi
potevamo risolvere: cercavano l’immortalità!
Pur essendo convinto che l’immortalità diventerebbe, alla lunga, incredibilmente noiosa,
sono conscio che non tutti la pensano in questo modo. Il desiderio degli alieni di non
abbandonare mai questa vita e la determinazione dimostrata nel perseguire tale scopo mi
aveva lasciato abbastanza perplesso sul loro grado di maturità intellettuale, ma proseguii
nelle ricerche: forse mi stavo sbagliando.
Sotto ipnosi gli addotti che erano venuti a contatto con questi esseri riportavano,
unanimemente, che gli alieni vivevano:
“attraverso di noi, attraverso la nostra mente...”
In questo tipo di addotti esisteva una forte dicotomia cerebrale, che uno psichiatra da
quattro soldi avrebbe facilmente interpretato quale schizofrenia acuta; tuttavia analisi
approfondite della personalità dei soggetti non lasciavano dubbi sulla loro totale sanità di
mente. Essi si sentivano spesso diversi, come se non fossero di questo mondo, ed
avevano dei flash-back in cui si ricordavano scene di vite passate ed immagini in cui
agivano in un contesto alieno, quasi fossero alieni loro stessi.
Fu subito chiaro che nella loro mente esisteva una zona di memoria ad acceso negato, in
cui erano nascosti alcuni ricordi che riguardavano scene di vita di un alieno: ne nacque
l’ipotesi che fosse reale ciò che risultava da diverse altre ipnosi, cioè che gli alieni usavano
il cervello degli addotti come magazzino per i loro ricordi (in termini informatici, una specie
di sistema di back-up).
Secondo tale ipotesi gli alieni in questione cercano l’immortalità, che non possono in realtà
raggiungere, perché, pur essendo molto più longevi di noi, muoiono ugualmente. Possono,
però, far sopravvivere tutti i loro ricordi, mettendo nel cervello di un bambino terrestre tutta
l’esperienza dell’intera vita (fino a quel momento) di uno di loro, il quale, dopo di ciò, può
anche, eventualmente, morire.
Il bambino, col trascorrere degli anni, diventa adulto ed ogni tanto il suo cervello mostra
piccoli segni dell’altra personalità, creandogli non pochi problemi esistenziali.
La memoria aliena rimane comunque inaccessibile, se non facendo ricorso ad una specie
di procedura-chiave (simile alla password di un computer), capace di aprirla e di liberarne
il contenuto.
Prima della morte dell’addotto utilizzato per il back-up, gli alieni tornano e copiano, se
necessario, tutto il contenuto della sua memoria nel cervello di uno di loro appena nato.

Costui dispone così subito della memoria, oltre che del terrestre ospite, del suo
predecessore alieno e diventa, pertanto, tutt’uno con lui.
Così la sua personalità sopravvive, anche se il corpo muore, e si ottiene un surrogato di
immortalità. L’alieno neonato non deve fare esperienza, ricominciando daccapo tutto il
percorso formativo, ed alla fine, per fare un esempio, un alieno (o meglio la sua
personalità) vecchio di trentamila anni risulterà formato dai ricordi di sei alieni di
cinquemila anni l’uno, più un numero elevato di memorie di terrestri usati per il back-up.
Il prodotto dell’applicazione dell’idea appena descritta è una sola personalità in evoluzione,
che utilizza tanti corpi in successione: una sorta di pseudo-immortalità che permette agli
alieni di conservare tutte le caratteristiche fondamentali del loro pensiero originario.
Si è presto constatato che il cervello umano è preferito dagli alieni come magazzino per le
loro memorie, infatti agli addotti, durante i rapimenti, viene ripetutamente detto che:
“… il vostro cervello è una cosa perfetta: le macchine si rompono ma i cervelli umani no…”
Ecco, dunque, cosa significa la frase:
“Noi viviamo attraverso il vostro cervello…” !
L’applicazione di una serie di astuzie ipnotiche ha permesso di trovare la procedura-chiave
per l’accesso alle memorie nascoste nel cervello degli addotti, mettendo a disposizione un
immenso bagaglio di informazioni sugli alieni, compresa la loro lingua.
Il procedimento è collaudato e riproducibile in laboratorio su qualsiasi addotto.
Lo studio dei fonemi alieni è attualmente in corso, ma di questo si parlerà in altra sede.

corrado malanga 
alien cicatrix p.21