NO BONO
Io ho un amico che si chiama Moustapha.
Ha 23 anni (o 24? Uhm... non ricordo...), è senegalese e di mestiere fa il "vu cumprà". Anche se, a dirla tutta, è un "vu cumprà" un po' particolare... Non è di quelli che ti chiamano, ti stressano per comprare qualcosa... No, lui no. A lui le cose gliele devi chiedere e se ha voglia vende, altrimenti pazienza, venderà ad un'altra persona o venderà un altro giorno. E' un "vu cumprà" stanco. E' un "vu cumprà" che comincia a lavorare alle dieci la mattina e all'una smette perché deve mangiare, pregare, fare la pennichella. Ricomincia alle quattro, per un paio d'ore o tre, non di più. Abita a Carrara e d'estate lavora là, sulle spiagge, d'inverno a Montecatini Terme.
E' a lui che devo il nomignolo "Giuliadottore". E' lui che iniziò a chiamarla così quando gliela presentai.
Io gli voglio un mondo di bene e lui ne vuole a me.
Quando gli dissi della malattia lui mi disse "no bono (con la prima o acuta), mi dispiace, ma te sei tanto bella e tanto brava, passerà". E continua a dirmelo tuttora, ogni volta che ci sentiamo per telefono.
"No bono" è la sua tipica espressione di disappunto.
Se vede qualcuno fumare dice "no bono".
Nel periodo in cui non ero fidanzata e andavo a giro la notte per locali mi diceva "no bono".
Quando seppe che mi stavo licenziando dal posto dove lavoravo all'epoca e dove ci vedevamo tutti i giorni mi disse "no bono".
E a me quell'espressione è rimasta. L'ho fatta un po' mia perché mi piace, mi fa tenerezza.
E giovedì, quando sono andata a Livorno per avere i risultati della tac e per fare la chemio, vedendo gli sguardi delle mie oncologhe, notando una certa accuratezza nel visitarmi, ho pensato immediatamente "NO BONO".
E infatti, gente mia, no bono per niente.
Dopo il tumore al seno ci voleva una metastasi ai linfonodi del torace e ai polmoni.
Ma evidentemente non bastava: ci voleva acnhe una metastasi all'encefalo.
E probabilmente tutto 'sto popò di roba non era sufficiente perché... reggetevi forte... ho ANCHE una metastasi al fegato.
La chemio, evidentemente, non sta funzionando per cui me l'hanno cambiata e giovedì l'ho subito cominciata.
Da giovedì sono a letto con la febbre alta, un'astenia abbestia, incapace di fare qualunque cosa, piena di dolori, con grosse difficoltà a respirare (adesso risolte grazie al cortisone) e con le mucositi in bocca.
E che altro volete che aggiunga?
Come volete che mi senta?
Ogni parola sarebbe inutile e non mi va di star qui a piangermi addosso e lamentarmi.
Continuerò a lottare, come ho sempre fatto, consapevole del fatto che forse non vedrò mai la laurea della Petra, non conoscerò mai la fidanzata di Jacopo e mi perderò il diploma di Sara. Ma so anche che quello che mi resta da vivere me lo godrò il più possibile. Nei momenti in cui starò bene penserò... a star bene, punto e basta.
E vaffanxxxx.
http://annastaccatolisa.splinder.com/
Ha 23 anni (o 24? Uhm... non ricordo...), è senegalese e di mestiere fa il "vu cumprà". Anche se, a dirla tutta, è un "vu cumprà" un po' particolare... Non è di quelli che ti chiamano, ti stressano per comprare qualcosa... No, lui no. A lui le cose gliele devi chiedere e se ha voglia vende, altrimenti pazienza, venderà ad un'altra persona o venderà un altro giorno. E' un "vu cumprà" stanco. E' un "vu cumprà" che comincia a lavorare alle dieci la mattina e all'una smette perché deve mangiare, pregare, fare la pennichella. Ricomincia alle quattro, per un paio d'ore o tre, non di più. Abita a Carrara e d'estate lavora là, sulle spiagge, d'inverno a Montecatini Terme.
E' a lui che devo il nomignolo "Giuliadottore". E' lui che iniziò a chiamarla così quando gliela presentai.
Io gli voglio un mondo di bene e lui ne vuole a me.
Quando gli dissi della malattia lui mi disse "no bono (con la prima o acuta), mi dispiace, ma te sei tanto bella e tanto brava, passerà". E continua a dirmelo tuttora, ogni volta che ci sentiamo per telefono.
"No bono" è la sua tipica espressione di disappunto.
Se vede qualcuno fumare dice "no bono".
Nel periodo in cui non ero fidanzata e andavo a giro la notte per locali mi diceva "no bono".
Quando seppe che mi stavo licenziando dal posto dove lavoravo all'epoca e dove ci vedevamo tutti i giorni mi disse "no bono".
E a me quell'espressione è rimasta. L'ho fatta un po' mia perché mi piace, mi fa tenerezza.
E giovedì, quando sono andata a Livorno per avere i risultati della tac e per fare la chemio, vedendo gli sguardi delle mie oncologhe, notando una certa accuratezza nel visitarmi, ho pensato immediatamente "NO BONO".
E infatti, gente mia, no bono per niente.
Dopo il tumore al seno ci voleva una metastasi ai linfonodi del torace e ai polmoni.
Ma evidentemente non bastava: ci voleva acnhe una metastasi all'encefalo.
E probabilmente tutto 'sto popò di roba non era sufficiente perché... reggetevi forte... ho ANCHE una metastasi al fegato.
La chemio, evidentemente, non sta funzionando per cui me l'hanno cambiata e giovedì l'ho subito cominciata.
Da giovedì sono a letto con la febbre alta, un'astenia abbestia, incapace di fare qualunque cosa, piena di dolori, con grosse difficoltà a respirare (adesso risolte grazie al cortisone) e con le mucositi in bocca.
E che altro volete che aggiunga?
Come volete che mi senta?
Ogni parola sarebbe inutile e non mi va di star qui a piangermi addosso e lamentarmi.
Continuerò a lottare, come ho sempre fatto, consapevole del fatto che forse non vedrò mai la laurea della Petra, non conoscerò mai la fidanzata di Jacopo e mi perderò il diploma di Sara. Ma so anche che quello che mi resta da vivere me lo godrò il più possibile. Nei momenti in cui starò bene penserò... a star bene, punto e basta.
E vaffanxxxx.
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