Telecom, l’anima venduta al “diavolo”.

Il gotha economico italiano, quello di apparato, quello per intenderci che vive di rendita dopo aver comprato a due lire interi asset industriali dallo Stato ai tempi della grande svendita-svalutazione di Romano Prodi è in ALLARME ROSSO.
La Telecom, l’ultimo baluardo del grande intrallazzo pubblico-privato rischia di cadere in mani straniere. Così dopo avere per anni sostenuto e avallato un’assurda globalizzazione da cui avremmo dovuto trarre, secondo loro, vantaggi incommensurabili, anche i Signori dei salotti buoni del Bel Paese cominciano ad avere i brividi.
Benvenuti nell’urgente realtà di un Paese sotto assedio cari Signori che fino ad oggi avete fatto i maggiordomi alle grandi famiglie di speculatori mondiali pensando di essere salvati in cambio dei vostri servigi. Non lo sapevate? Se “vendete l’anima al diavolo” prima o poi il conto arriva e non c’è modo per evitare di pagarlo.

Siete stati vili e ignavi, non avete avuto il minimo scrupolo quando avete costretto la politica ad abbassare la testa, l’avete dileggiata con i vostri giornali, aggredita con la vostra spavalda retorica da saputelli cresciuti nei collegi svizzeri. Voi avete avallato ogni sopruso messo in atto dai gruppi di potere che a Bruxelles come a Roma hanno i loro burocrati fantocci.
Avete inneggiato al rigore, al libero mercato, avete umiliato voi stessi e un’intera classe imprenditoriale fatta per la maggior parte di piccole realtà. Lo avete fatto sperando di cavarvela. Ma anche voi non siete altro che una parte di un ingranaggio diabolico che si muove con l’obiettivo di piegare gli Stati nazionali ad ogni sorta di angheria e restrizione per ottenere fino all’ultima goccia di risorsa e di energia. Sapevate bene che i “sacrifici” che chiedevate in nome della stabilità non erano per il bene del vostro Paese, ma solo per alimentare e nutrire, esattamente come in un rituale sacrificale, il demone a cui avete venduto la vostra anima e promesso quella di tutto il Popolo italiano. In cambio volevate solo continuare a fare i vostri affari. Ma adesso tocca anche a voi e sappiate, ma lo sapete, che nel frattempo di cose ne sono successe.

Ogni giorno che passa, piccole aziende, imprenditori, lavoratori, professionisti, artigiani, agricoltori, allevatori, artisti, educatori e chiunque abbia fino ad ora dato un contributo allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese si trova a fare i conti con lo schiacciasassi della burocrazia dello Stato che si muove ormai solo per tributare al Demone Eurozona l’energia vitale degli italiani. Una macchina infernale che in cambio di qualche briciola di potere, schiaccia chiunque vi si trovi di fronte.
Un sistema messo all’opera per devitalizzare il Paese che si realizza con la vile complicità di settori dello Stato e delle banche le quali con famelica indifferenza continuano a lucrare sui risparmi degli italiani e sul debito pubblico.
Il tutto è condito con gli agguati del fisco e degli enti di previdenza e con la lunga mano fredda della Pubblica Amministrazione che ogni minuto affoga nella sua melma di regole chiunque cerchi di respirare un po’ di futuro, un po’ di realizzazione. Chiunque osi realizzare un suo scopo che vada al di là del mettersi in fila chiedendo l’elemosina o abbassando la testa in cambio di uno stipendio sempre più misero. Nessuno deve farcela perché chiunque provi a mettere a disposizione della comunità e di se stesso, idee, talento, entusiasmo viene messo di fronte alle conseguenze. Senza soluzione di continuità arriva puntuale e inesorabile il gelo della burocrazia, delle centinaia di migliaia di regole (138.101), fatte solo per ottenere più denaro. E’ una sensazione di morte e desolazione quella che offre questo Stato a chi si permette di Essere anziché credere di essere. Costoro vengono assaliti dallo stesso gelo che anticipa la presenza dei Dissennatori in Harry Potter. Quelli che si nutrono del soffio vitale degli umani.

La conseguenza nella migliore delle ipotesi è la RESA INCONDIZIONATA. Nessuno se la sente di iniziare qualunque impresa, di realizzare qualunque progetto o idea quando si trova dinnanzi un reticolo così fitto di pericoli, inganni, regole e cavilli infiniti dove il rischio di rimanere intrappolati è certo e il prezzo da pagare è altissimo. Qualcuno è arrivato a pagarlo con la sua stessa vita. Quelli ad esempio che da 30 anni hanno lavorato in proprio, che non hanno una laurea ma sanno fare il loro mestiere, quelli che si sono preoccupati di più di andare la mattina alle 5 sul cantiere piuttosto che compilare chili di moduli e di carta per essere in “regola” con lo Stato. Sono migliaia queste persone che da un momento all’altro si sono trovate senza ordini, con le banche e gli stipendi da pagare, ed Equitalia alle porte. Ebbene sono migliaia e migliaia e non ce la farete mai a far credere che siano tutti malvagi e delinquenti. Ai più fortunati tra questi non rimane che la svendita delle proprie aziende che vengono acquisite a pochi spiccioli da gruppi finanziari stranieri.
Italia via dello shopping. Ma non come ai bei tempi in cui dettavamo le regole della moda al mondo (ormai quasi nessuna firma è italiana e quelle che lo sono vengono massacrate vedi: Bulgari, Dolce e Gabbana ecc..), oggi il tutto assomiglia di più ad un grande mercatino delle occasioni. Una piazza del mercato con le carcasse di un Bel Paese che fu, sparse a caso sulle bancarelle e uno stuolo di avvoltoi che gira intorno.

Nella peggiore delle ipotesi poi per questi piccoli che hanno osato senza laurea costruire dal nulla con anni di sacrificio le loro aziende, c’è la SOLUZIONE FINALE ovvero il completo inesorabile fallimento e con esso la fine della loro esistenza. Restano corpi vuoti in attesa di morire.
Non funziona più il giochino di mettere gli uni contro gli altri, imprenditori e autonomi da una parte e dipendenti dall’altra perché sono tutti sulla stessa barca. Per ogni imprenditore o professionista che viene distrutto dallo schiacciasassi “Eurozona” sono decine i posti di lavoro che vanno in fumo e le prospettive di trovarne di alternativi sono pressoché nulle.
Ma di tutto questo meglio non parlarne. Pochi giorni fa c’è stato un altro suicidio di un piccolo imprenditore schiacciato dalle imposte e dalla vergogna di un fallimento, ma i giornali hanno l’ordine di non parlarne più.
Cosa fa il Governo? Nulla. Parla, chiacchiera, discute di percentuali dello 0,1 del debito, della paura delle sanzioni europee, cerca di fare bella figura con i “grandi” (sic!!!) mentre i cittadini di qualunque categoria sono sempre più privi di forze, esanimi e stanchi si trascinano in una quotidianità di sopravvivenza anche con una sorta di disconnessione inconscia dal circostante per evitare di sprofondare.
Adesso però che l’ombelico del mondo degli affari nostrano (Telecom) è sotto assedio allora qualcosa si muove. Beh si potrebbe dire meglio tardi che mai, anche se temo che anche la nostra rete di telecomunicazioni nazionali non avrà scampo. Il gotha degli affari nazionali è totalmente senza coraggio, è stato complice dello scempio che si è perpetrato contro il Paese. Un’Italia delle piccole imprese falcidiata dalla totale mancanza di una politica economica di sostegno, di progettazione, di incentivo e che ha rinunciato alla sua Sovranità monetaria, economica e sociale. Avete consentito agli speculatori di fare man bassa con i piccoli e credevate di essere dispensati?
L’Italia avanti di questo passo è destinata ad essere completamente svuotata della sua economia, dei suoi risparmi, delle sue infrastrutture e industrie e i suoi cittadini sono destinati ad essere asserviti e resi sempre più schiavi e privati di ogni diritto con la scusa della loro sicurezza, ma soprattutto senza via di scampo dalle regole che impongono di pagare un debito falso e costruito in modo spregiudicato di cui nessuno ha capito la reale esistenza e ragione. Questo è il vero intento oscuro del MES, del Fiscal Compact, della BCE e dell’intero sistema Euro messo in piedi con il Trattato di Lisbona. Solo in pochi hanno avuto il coraggio di ribellarsi e hanno ripreso ossigeno e crescono. L’Ungheria è un esempio. Chi ha avuto coraggio di staccarsi dal giogo europeo e multinazionale è stato premiato in termini di crescita, sviluppo e pace sociale. Oggi le banche italiane ti dicono: “se la tua azienda fosse in Ungheria allora sì che potremmo finanziarti”.

Certo oggi l’Ungheria è un Paese a moneta sovrana, che piano piano ha ripagato il suo debito e ha cacciato fuori dal Paese faccendieri e speculatori, dove c’è uno Stato di Diritto, e dove chi governa ha a Cuore il proprio Popolo. E guai a chi cerca di far passare questo Paese come non democratico perché è tutto il contrario. Lì i cittadini hanno avuto la possibilità di eleggere con coraggio, libere elezioni e con una legge elettorale davvero democratica, chi si è messo al Servizio del proprio paese. In Italia al Governo ci sono invece maggiordomi che pur di mantenere il posto sono disposti a tutto, non solo a svendere interi pezzi di Paese, ma anche i propri concittadini. E adesso che sono toccati nel vivo, il massimo che riescono a fare è bisbigliare tra di loro sulle ingiuste decisioni dei loro padroni.
Armando Siri PIN

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