martedì 18 febbraio 2014

E LA CHIAMANO LIBERTA’!

“In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono - saranno loro stessi a privarsene volentieri”.
- Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, 1840


Che tipo di libertà è, quella in cui i deboli non ottengono giustizia e ai criminali del potere è concessa ogni attenuante, ogni scappatoia, ogni patteggiamento?
È libertà l’aria che respiriamo nelle nostre città, e il concentrato di sostanze tossiche e cancerogene disperse nelle acque dei nostri fiumi, laghi, mari e falde?
È libertà questa patetica subdola cultura dell’apparire - l’appiattimento omologante indotto dai programmi televisivi, sponsorizzati da piazzisti senza scrupoli edai servi del Sistema?

È forse libertà, tutta quella pubblicità cialtrona e menzognera, che si scaraventa senza bussare dentro le nostre case, a ogni ora del giorno e della notte, condita e resa piccante da uno stuolo di baldracche in carriera, suadenti sirene che ci invitano ad acquistare consumare merce di nessun conto, senzaun reale motivo, bisogno e necessità?
È libertà quell’infinità di prodotti Ogm e di nessuna qualità, dopati, pompati e contraffatti che troviamo sugli scaffali dei supermercati e che giornalmente, ingurgitiamo per sopravvivere al peggio?
È libertà la clonazione, la manipolazione, la selvaggia e riluttante pornografia, il traffico di organi, la chirurgia estetica, la pedofilia in rete, il vertiginoso tasso di prostituzione minorile, le morti del sabato sera, l’alcolismo dilagante, la droga sintetica, la depressione imperante, gli stati di panico e l’angoscia esistenziale dei nostri ragazzi?
È libertà la carneficina di tutte quelle specie animali e vegetali, che ogni quarto d’ora scompaiono dal nostro pianeta, in forma direttamente proporzionale al numero di scoperte scientifiche?


Che significato daranno domani i nostri figli al concetto di libertà, quando gli stessi padri sono privi dei reali parametri di riferimento, necessari e indispensabili al fine di giungere a conclusioni di stampo etico, morale e di vera civiltà?
Crederanno davvero che l’inquinamento delle nostre acque e del territorio sia il risultato del progresso, e che le bombe intelligenti fatte esplodere sulla testa di persone innocenti, sia la giusta, sola e unica condizione per preservare e consolidare la libertà di tutti? Che il traffico di organi, l’uso di droghe sintetiche, gli abusi sistematici sui minori, la prostituzione dilagante, siano semplicemente i normali e logici effetti collaterali (male fisiologico) di quella medicina (la libertà) in assenza della quale le nostre società sarebbero in preda all’anarchia più totale; il prezzo da pagare per essere liberi? Crederanno davvero che la propaganda populista e mediatica di prodotti inutili, inefficaci e dannosi, rientri nelle logiche di una società libera, e che il lordume morale di cui trasudano i programmi televisivi, sia la connotazione (nel bene o nel male) del diritto alla libertà di informazione?
La verità è che siamo schiavi di tutto questo, per avere abdicato alle nostre debolezze e dipendenze, e barattato la dignità e il buon senso in cambio dell’illusione e della seduzione dell’effimero.


Oggi, lo “slogan della libertà”, è l’ultimo rifugio del populismo e della demagogia di politici malfattori, legati a doppio nodo con potere finanziario, economico e criminale. Sono i grigi e deprimenti personaggi del sottobosco culturale, assurti al rango di “Grandi Diseducatori”. Sono i commercianti della comunicazione che ha dispensato alle società, ignoranza, qualunquismo e miseria morale.
È questa la libertà che erediterà Sofia, la mia piccola, e tutti i bambini del mondo?
È forse libertà, tutta quella lunga lista di infinite e vergognose patologie, figlie maledette di quel sistema necrofilo, che ha riversato sull’epidermide sociale le scorie tossiche e insanguinate del suo processo produttivo?


Al grido di: “Libertà, libertà”, uomini e donne di tutte le nazioni, si sono battuti e sono morti; contro la schiavitù e per l’indipendenza, contro il razzismo e per i naturali diritti umani, contro l’invasore, per l’autodeterminazione dei popoli. E non erano potenti altolocati o intraprendenti finanzieri, ma i rappresentanti degli strati più umili e indifesi della società. Il loro sacrificio ha sradicato e divelto le ataviche ingiustizie di un potere dominante, dove l’interesse particolare di corporazioni e consorterie si era sovrapposto all’interesse comune. Tali conquiste restituivano dignità all’uomo e assicuravano un futuro di civiltà alle nuove generazioni.
Chi ha memoria di tutto questo, oggi? Quale significato assume la parola “libertà” per i nostri giovani, sedotti e abbandonati dalla bestia liberista? Hanno compreso la differenza che esiste, tra libertà e licenza, loro, le vittime inconsapevoli immolate sull’altare del consumismo imperante?
La libertà deve fare i conti con la dignità, che le società moderne, alla luce dei fatti, considerano un optional di alcun interesse pratico. La libertà non può prescindere mai dalla giustizia e viceversa; sono inseparabili e complementari, e condividono un solo cuore e una sola anima.


La libertà è una meta. Una sconfinata e ineludibile passione che scava nel più profondo di noi stessi, ci lacera e ci travolge, ci innalza e ci inabissa, ci libera e ci incatena per poi farci emergere stremati, fra le limpide acque di quel delta infinito che è la nostra la consapevolezza.


“Quella che oggi chiamate libertà, è la più forte di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino, scintillando al sole” – Gibran


GJTirelli

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