Il totalitarismo democratico e la dittatura finanziaria escludono la rivolta sociale.



Il totalitarismo democratico e la dittatura finanziaria escludono la rivolta sociale.


Perché?


Perché riescono ad unire la più potente brutalità militare e lo strangolamento finanziario planetario. Tutte le rivoluzioni hanno beneficiato del sostegno venuto dall'esterno, oggi è ormai impossibile vista l'assenza di paesi sovrani. In più la classe operaia è stata rimpiazzata dalla classe dei disoccupati, che sta in basso nella scala sociale. Ora che vuole un disoccupato? Un lavoro. Essi sono in una situazione di debolezza, contrariamente alla classe operaia del passato.

Tutti i sistemi occidentali avevano un'ideologia. Quale è oggi l'ideologia di questa nuova società che voi chiamate post-democratica?


Viviamo in un'epoca post-ideologica e in realtà la sovra-ideologia del mondo occidentale diffusa nel corso degli ultimi vent'anni è molto più forte dell'ideologia comunista o nazionalsocialista. Il cittadino occidentale è molto più inebetito di quanto non lo fosse il cittadino medio sovietico sotto la propaganda comunista. Nel campo ideologico l'idea conta meno che i meccanismi della sua diffusione. Ora la potenza della diffusione dei media occidentali è enorme..... segue articolo completo




Introduzione e traduzione a cura di: Marco Pighin


Giorni fa, durante una discussione su internet con alcuni amici e colleghi in merito alla drammatica situazione in Ucraina, Alexander Latsa, giornalista francese indipendente che vive a Mosca, mi ha passato un'intervista che Alexander Zinov'ev rilasciò nel 1999, giusto pochi giorni prima di rientrare definitivamente in Russia dopo un lungo esilio in Occidente.


Zinov'ev fu filosofo, logico e scrittore sovietico. Visse sulla propria pelle tutto l'arco storico che condusse il mondo dallo scontro frontale fra le due ideologie dominanti - quella capitalista e quella comunista - durante la guerra fredda, alla fase yeltsiniana nella quale il dominio unipolare americano sembrava non avere rivali sul piano geopolitico planetario, fino alla fase di rivincita nazional-sovranista russa, iniziata con la comparsa del presidente Putin sulla scena politico-internazionale.


Zinov'ev morì a Mosca nel 2006. Dopo aver passato più di vent'anni in Occidente ed essere stato una delle figure di spicco dell'intelligencija sovietica dissidente, dedicò il suo lavoro ad una critica radicale della società occidentale, percepita da lui come una minaccia senza precedenti per l'umanità. Ritengo che Zinov'ev sia stato uno degli intellettuali più importanti del nostro tempo e che leggerlo rappresenti oggi un dovere per chi vuole comprendere il difficile stato di salute della contemporaneità.


Per undici anni ho viaggiato ininterrottamente lavorando come fotografo nell'ex spazio sovietico, documentando i cambiamenti socio-culturali in atto in questa parte di mondo. Capire la Russia, o almeno cercare di farlo, mi ha trasformato come persona e mi ha dato la possibilità di comprendere meglio il tempo in cui vivo, le sue dinamiche, le sue contraddizioni e sopratutto la natura delle forze in gioco oggi, quelle stesse forze che plasmano e condizionano il nostro presente e che ognuno di noi deve conoscere se è veramente interessato a percorrere un cammino verso la libertà.


Provo sempre una profonda vergogna e una grande rabbia nel vedere come i miei connazionali e, in generale, molti occidentali guardano alla Russia. In quella parte di mondo oppressa dalla dittatura del "politicamente corretto" e dei fasulli diritti civili e umani, si ignora e si continua ad ignorare l'importanza di una corretta conoscenza ed interpretazione della storia degli ultimi trent'anni, cioè di quegli anni in cui si è progressivamente imposta al mondo la presunta universalità dei valori occidentali. In realtà, si sa che non c'è niente di universale sotto il sole se non il sacrosanto diritto alla difesa delle fertili differenze.


La Russia viene spesso dipinta come una minaccia, come un mostro asiatico capace solo di generare barbarie e autocrazie, come l'eterno nemico della civiltà europea. Niente di più falso. Oggi è la russofobia a rappresentare la più grande minaccia alla pace ed alla prosperità dei popoli europei. Prova di ciò è anche il tentativo di colpo di Stato in Ucraina, spacciato dalla propaganda mediatica occidentale come una rivolta democratica. Esso è, in realtà, opera funzionale all'atlantismo, interessato a piazzare armamenti a due passi dal confine russo.


L'importanza della Russia, ieri come oggi, è rappresentata dalla sua natura di asse geopolitico della storia, asse da sempre vittima della volontà di accerchiamento strategico tipica sopratutto dell'Impero commerciale britannico ieri e della NATO e dei suoi sudditi oggi. In sintesi, l'eterna lotta del Mare contro la Terra, per riprendere Carl Schmitt.


La Russia incarna la natura di "Katéchon" geostrategico che frena l'avanzata della volontà di dominazione globale mondialista. Inoltre, con la sua brillante politica estera e la lungimirante rivoluzione conservatrice promossa da Putin, la Russia è attualmente il vero garante della multipolarità a livello geopolitico, in aperto contrasto all'orrenda avanzata della barbarie liberale sul piano sociale e culturale.


Nell'intervista che ho tradotto e che vi propongo, Zinov'ev ci spiega, con la sua magistrale interpretazione, non solo quello che è successo dieci, venti o trent'anni fa, ma sopratutto quello che sta succedendo oggi in casa nostra. Penso, in particolare, agli sconcertanti fatti avvenuti di recente in Italia, dove l'oligarchia internazionale sembra essere venuta chiaramente allo scoperto per cancellare definitivamente la democrazia e gli interessi del popolo.


In merito al processo di mondializzazione e di distruzione degli Stati e delle identità nazionali, Zinov'ev aveva previsto e capito tutto. Penso quindi che la lettura di questa sua intervista possa giovare a molti.


Buona lettura, anzi buon ascolto.




L'intervista è stata ripubblicata nel 2006 alla morte dello scrittore russo sul sito "Dissonance", gestito dallo stesso Latsa. Il sito ha l'obiettivo di offrire un altro sguardo sulla Russia. http://alexandrelatsa.ru/2008/01/la-grande-rupture-analyse-de-la-supra-societe-globale/




Con quali sentimenti rientrate in Russia dopo un esilio così lungo?


Con il sentimento di aver lasciato una potenza rispettata, forte, e con il timore di ritrovare un paese vinto, in rovina. A differenza di altri, io non avrei mai lasciato l'URSS se mi fosse stata lasciata la scelta. L'emigrazione è stata una vera punizione.


Pertanto qui in Occidente siete stato accolto a braccia aperte!


E' vero...ma malgrado l'accoglienza trionfale e il successo mondiale dei miei libri, non mi sono mai sentito a casa mia qui…


Dopo il crollo del sistema comunista, il sistema occidentale è diventato il vostro principale soggetto di studio? Perché?


Perché quello che avevo detto è successo: il crollo del comunismo si è trasformato nel crollo della Russia. La Russia e il comunismo formavano una sola ed unica cosa.


La lotta contro il comunismo era una copertura per una lotta contro la Russia?


Assolutamente. La catastrofe russa è stata voluta e programmata qui in Occidente. Lo dico perché per un periodo sono stato un iniziato. Ho letto documenti, ho partecipato a studi che sotto la copertura di combattere un'ideologia, preparavano la morte della Russia. E questo mi è diventato insopportabile fino al punto che non posso più vivere dalla parte di coloro che vogliono distruggere il mio paese e il mio popolo. L'Occidente non è qualcosa di estraneo per me, ma una potenza nemica.


Siete diventato un patriota?


Il patriottismo non mi riguarda, non è un mio problema. Ho ricevuto un'educazione internazionalista e gli sono rimasto fedele. Non posso dire se amo o non amo i russi. Ma io appartengo a questo popolo e a questo paese. Ne faccio parte. I problemi attuali del mio popolo sono tali che non posso più continuare a contemplarli da lontano. La brutalità della mondializzazione mette in evidenza delle cose inaccettabili.


I dissidenti sovietici però parlavano come se la loro patria fosse stata la democrazia e il loro popolo i diritti umani. Adesso che questo modo di vedere è diventato quello dominante in Occidente, voi sembrate combatterlo. Non è contraddittorio?


Durante la guerra fredda, la democrazia era un'arma diretta contro il comunismo, ma essa aveva il vantaggio di esistere. D'altronde oggi vediamo che l'epoca della guerra fredda è stata un punto culminante della storia dell'Occidente. Un benessere senza precedenti, uno straordinario progresso sociale, enormi scoperte scientifiche e tecniche, tutto c'era! Ma l'Occidente si modificava quasi impercettibilmente. La timida integrazione dei paesi sviluppati allora cominciava e costituiva le premesse della mondializzazione dell'economia e della globalizzazione del potere alle quali assistiamo oggi. Un'integrazione può essere generosa, positiva se essa risponde per esempio al desiderio legittimo delle nazioni di unirsi. Ma questa forma di integrazione è stata fin dall'inizio pensata in termini di strutture verticali, dominate da un potere sovranazionale. Senza il successo della controrivoluzione russa, non sarebbe stato possibile lanciarsi verso la mondializzazione.


Il ruolo di Gorbaciov, dunque, non è stato positivo?


Io non penso in questi termini. Contrariamente all'idea comunemente accettata, il comunismo non è crollato per ragioni interne. La sua caduta è stata la più grande vittoria della storia dell'Occidente. Una vittoria colossale che, lo ripeto, ha permesso l'instaurazione di un potere planetario. Ma la fine del comunismo ha anche significato la fine della democrazia, la nostra epoca, oggi, non è solo post-comunista, ma è anche post-democratica. Noi oggi assistiamo all'instaurazione di un totalitarismo democratico, o se preferite all'instaurazione della democrazia totalitaria.


Non è un po' assurdo?


Per niente. La democrazia sottintende il pluralismo e il pluralismo suppone l'opposizione di almeno due forze più o meno pari. Forze che si combattono ma che allo stesso tempo si influenzano a vicenda; c'era al tempo della guerra fredda, una democrazia mondiale, un pluralismo globale in seno al quale coabitavano e coesistevano il sistema capitalista e il sistema comunista, e pure una struttura più o meno viva come quella dei paesi non allineati. Il totalitarismo comunista era sensibile alle critiche che venivano dall'Occidente, il quale subiva allo stesso tempo l'influenza del comunismo attraverso l'esistenza dei partiti comunisti. Oggi noi viviamo in un mondo dominato da un'unica ideologia, portata avanti dal partito unico mondialista, un fatto unico. La creazione di quest’ultimo è cominciata all'epoca della guerra fredda, quando delle strutture transnazionali si sono messe all'opera nelle forme più diverse: media, società bancarie, società commerciali… Nonostante i loro differenti settori di attività queste forze erano unite dalla loro natura sovranazionale. Con la caduta del comunismo, esse si sono ritrovate al comando del mondo. I paesi occidentali sono dunque dominatori, ma anche dominati perché perdono progressivamente la loro sovranità a favore di quella che io chiamo la "sovra-società" (supra-société).
Essa è costituita da imprese commerciali e non commerciali con una zona d'influenza che supera le nazioni. I paesi occidentali sono sottomessi come gli altri al controllo di queste strutture non nazionali… Ora la sovranità nazionale è una parte considerabile e costituente del pluralismo, dunque della democrazia in tutto il pianeta. L'integrazione europea che si svolge sotto i nostri occhi sta provocando la scomparsa del pluralismo in questo conglomerato, a favore di un potere sovranazionale.


Ma voi non pensate che la Francia o la Germania continueranno ad essere dei paesi democratici?


I paesi occidentali hanno conosciuto una vera democrazia all'epoca della guerra fredda. I partiti politici avevano delle vere differenze ideologiche e dei programmi politici diversi. Gli organi di stampa avevano anche loro delle marcate differenze. Tutto questo influenzava la vita delle persone, contribuiva al loro benessere. Ora è tutto finito. Perché il capitalismo democratico e prospero, quello delle leggi sociali e delle garanzie sul lavoro, doveva molto alla minaccia comunista. Il grande attacco ai diritti sociali nell'Ovest è cominciato con la caduta del comunismo all'Est. Oggi i socialisti al potere nella maggior parte dei paesi europei svolgono una politica di smantellamento sociale di tutto ciò che c'era di giustamente socialista nei paesi capitalisti. Non esistono più in Occidente delle forze politiche capaci di difendere gli umili. L'esistenza dei partiti politici è puramente formale. Le loro differenze spariscono ogni giorno. […] La democrazia tende a sparire dall'organizzazione sociale occidentale. Questa super-struttura non democratica dà gli ordini, sanziona, bombarda e affama. Anche Clinton si conforma ad essa. Il totalitarismo finanziario ha sottomesso i poteri politici. Il totalitarismo finanziario è freddo. Non conosce né la pietà né i sentimenti. Le dittature politiche fanno pena a confronto di questo totalitarismo. Una certa resistenza era possibile anche nelle più dure dittature, nessuna rivolta è possibile contro una banca.

E la rivoluzione?


Il totalitarismo democratico e la dittatura finanziaria escludono la rivolta sociale.


Perché?


Perché riescono ad unire la più potente brutalità militare e lo strangolamento finanziario planetario. Tutte le rivoluzioni hanno beneficiato del sostegno venuto dall'esterno, oggi è ormai impossibile vista l'assenza di paesi sovrani. In più la classe operaia è stata rimpiazzata dalla classe dei disoccupati, che sta in basso nella scala sociale. Ora che vuole un disoccupato? Un lavoro. Essi sono in una situazione di debolezza, contrariamente alla classe operaia del passato.

Tutti i sistemi occidentali avevano un'ideologia. Quale è oggi l'ideologia di questa nuova società che voi chiamate post-democratica?


Viviamo in un'epoca post-ideologica e in realtà la sovra-ideologia del mondo occidentale diffusa nel corso degli ultimi vent'anni è molto più forte dell'ideologia comunista o nazionalsocialista. Il cittadino occidentale è molto più inebetito di quanto non lo fosse il cittadino medio sovietico sotto la propaganda comunista. Nel campo ideologico l'idea conta meno che i meccanismi della sua diffusione. Ora la potenza della diffusione dei media occidentali è enorme. […] Basta che la decisione sia presa per stigmatizzare un Karadzic o un Milosevic e via, una macchina di propaganda planetaria si mette in marcia. Quando bisognerebbe giudicare i dirigenti occidentali per la violazione di tutte le regole dei diritti esistenti….. La maggioranza dei cittadini occidentali è persuasa che la guerra contro la Serbia sia giusta. […] L'ideologia occidentale combina e fa convergere le idee in funzione dei suoi bisogni. Una di queste idee è che i valori e gli stili di vita occidentali sono superiori agli altri. Cercate di convincere un americano medio che la Russia sta morendo, non ci crederanno e continueranno ad affermare che i valori occidentali sono universali, applicando quindi uno dei vecchi principi del dogmatismo ideologico. I teorici, i media, i dirigenti sono persuasi di avere ragione e che l'uomo occidentale, portatore di questi valori, è un nuovo superuomo.


Quale è l'idea madre di questa ideologia dominante in Occidente?


È il mondialismo, la globalizzazione anche detta dominazione mondiale. E siccome questa idea è molto antipatica viene camuffata sotto il discorso più vago e generico di unificazione planetaria e di unificazione in un mondo integrato. È la vecchia maschera sovietica della "amicizia fra i popoli", destinata a coprire l'espansionismo. In realtà, attualmente l'Occidente procede a un cambiamento della struttura su scala planetaria. Da un lato domina il mondo dalla testa ai piedi, dall'altro si organizza esso stesso in maniera verticale con un potere sovranazionale in cima alla piramide.


Un governo mondiale?


Se volete, sì, è così.


Questo non è essere un po' vittima della teoria del complotto?


Ma quale complotto? Non c'è nessun complotto. Il governo mondiale è diretto dai governanti delle strutture sovranazionali, commerciali, finanziarie e da altre conosciute da tutti. Secondo i miei calcoli più o meno 50 milioni di persone fanno già parte di questa sovra-società che dirige il mondo. Gli Stati Uniti ne sono la metropoli. I paesi dell'Europa occidentale e certi draghi asiatici la base. Gli altri sono dominati attraverso una dura "gradazione" economico-finanziaria. Questa è la realtà. La propaganda dice che un governo mondiale, controllato da un parlamento mondiale sarebbe augurabile e che il mondo è una grande fratellanza. Questi non sono che dei nonsensi destinati alla popolazione. I totalitarismi del ventesimo secolo sono stati estremamente violenti. Non si può dire lo stesso della democrazia occidentale. Non sono i metodi ma i risultati che contano. I russi hanno perso venti milioni di persone e hanno avuto delle consistenti distruzioni combattendo la Germania nazista. Dopo la guerra fredda, senza bombe né cannoni, le sue perdite sono state su tutti i piani molto più consistenti: perdita di dieci anni nella speranza di vita, la mortalità infantile è catastrofica, due milioni di bambini non dormono a casa, cinque milioni di bambini in età di studio non vanno a scuola. Ci sono 12 milioni di tossicodipendenti recensiti. L'alcolismo è diffuso. Il 70% dei giovani non sono arruolabili al sevizio militare a causa del loro stato fisico. Sono queste le conseguenze dirette della sconfitta della guerra fredda, sconfitta seguita dall'occidentalizzazione. Se ciò continua la popolazione del paese scenderà a 50 milioni di abitanti, il totalitarismo democratico sorpasserà in violenza tutto quello che lo ha preceduto.


In violenza?


La droga, la malnutrizione, l'AIDS sono più efficaci della violenza della guerra. L'Occidente ha inventato la guerra pacifica. L'Iraq e la Jugoslavia sono due esempi di risposta sproporzionata e di punizione collettiva, che l'apparato di propaganda incarica di camuffare come guerre giuste. L'esercizio della violenza delle vittime contro se stesse è una tecnica precisa. La controrivoluzione russa del 1985 (salita al potere di Gorbaciov nel 1985 e conseguente Perestrojka, NdT) ne è un esempio. Ma facendo la guerra alla Jugoslavia, i paesi dell'Europa occidentale se la sono fatta a se stessi.


Secondo voi la guerra contro la Serbia è stata una guerra contro l'Europa?


Assolutamente! Esistono in seno all'Europa delle forze capaci di agire contro l'Europa stessa. La Serbia è stata scelta perché essa resisteva al rullo compressore mondialista. La Russia può benissimo essere la prossima, prima della Cina.


Non pensate che gli uomini e le donne possano avere delle opinioni, votare e sanzionare con il voto?


Prima di tutto la gente già vota poco e continuerà a votare sempre di meno. Quanto all'opinione pubblica occidentale, essa è ormai condizionata dai media. Basta vedere l'approvazione di massa alla guerra in Kosovo. Dunque provate a pensare alla guerra di Spagna! I volontari arrivavano dal mondo intero per combattere da una parte come dall'altra. Vi ricordate della guerra in Vietnam? La gente è ormai così condizionata che non reagisce più se non nel senso voluto dall'apparato di propaganda.


L'URSS e la Jugoslavia erano i paesi più multietnici al mondo e pertanto sono stati distrutti. Voi vedete un legame fra la distruzione di paesi multietnici da un lato e la propaganda per la multietnicità dall'altro?


Il totalitarismo sovietico aveva creato una vera società multinazionale e multietnica. Sono le democrazie occidentali che hanno fatto degli sforzi disumani di propaganda, all'epoca della guerra fredda, per risvegliare i nazionalismi. Perché essi vedevano nella dissoluzione dell'URSS il miglior modo di distruggerla. Lo stesso meccanismo ha funzionato in Jugoslavia. La Germania ha sempre voluto la morte della Jugoslavia. Unita, essa avrebbe potuto essere molto più difficile da vincere. Il sistema occidentale consiste nel dividere per poter meglio imporre la propria legge a tutte le parti allo stesso tempo ed ergersi a giudice supremo. Non ci sono ragioni perché non possa essere applicato anche in Cina. Essa potrebbe essere divisa in decine di Stati.


Voi dite che la democrazia totalitaria è colonizzatrice. Per Marx, la colonizzazione era civilizzatrice, perché non lo potrebbe essere anche lei?


Perché no in effetti? Ma non per tutto il mondo. Guardate il contributo dei russi! L'Occidente diffidava meno della potenza militare sovietica che del suo potenziale intellettuale, artistico e sportivo. Perché vedeva in esso una straordinaria vitalità. Ora questa è la prima cosa da distruggere nell'avversario. Ed è quello che è stato fatto. La scienza russa oggi dipende dai finanziamenti americani. E si trova in uno stato pietoso, perché questi ultimi non hanno alcun interesse a far lavorare i loro concorrenti. Preferiscono farli lavorare negli Stati Uniti. Il cinema sovietico è stato esso stesso distrutto e rimpiazzato dal cinema americano. Nella letteratura è la stessa cosa. La dominazione mondiale si esprime prima di tutto per i diktat intellettuali o culturali, se preferite. Ecco perché gli americani sono impegnati da decenni a far abbassare il livello culturale e intellettuale del mondo: vogliono sottometterlo al loro potere per poter esercitare i loro diktat.


Ma questa dominazione non sarebbe un bene per l'umanità?


Quelli che vivranno fra dieci generazioni potranno effettivamente dire se le cose sono state fatte per il bene dell'umanità, per il loro stesso bene. Ma cosa ne è dei francesi o dei russi oggi? Possiamo gioire sapendo che il loro avvenire è quello degli indiani d'America? Il termine "umanità" è un'astrazione… Nella vita reale ci sono i russi, i cinesi, i francesi, i serbi, eccetera. Ora se le cose continuano come sono iniziate, i popoli che hanno fatto la nostra civilizzazione, e penso essenzialmente ai popoli latini, scompariranno. L'Europa occidentale è sommersa da una marea di stranieri e non è un caso. Non ne abbiamo ancora parlato ma questo non è stato il frutto del caso né il frutto di un movimento incontrollabile. Lo scopo è quello di creare una situazione simile a quella degli Stati Uniti. Sapere che l'umanità diventerà felice ma senza i francesi non dovrebbe rallegrare i francesi di oggi. Dopo tutto lasciare sulla nostra terra un numero limitato di gente che vivrebbe come in un paradiso potrebbe essere un progetto razionale. Essi penserebbero sicuramente che la felicità è il risultato del divenire storico. No, non è la vita che noi viviamo oggi.


Il sistema sovietico era inefficace. Le società totalitarie sono condannate all'inefficacia?


Cos'è l'inefficacia? Negli Stati Uniti le somme spese per dimagrire superano il budget della Russia e pertanto il numero degli obesi aumenta. E ci sono decine di esempi in questo senso.


Possiamo dire che l'Occidente vive attualmente una radicalizzazione che porta i germi della sua propria distruzione?


Il nazismo è stato distrutto in una guerra totale. Il sistema sovietico era giovane e vigoroso. Avrebbe continuato a vivere se non fosse stato combattuto dall'esterno. I sistemi sociali non si autodistruggono. Solo una forza esteriore può sconfiggere un sistema sociale, come solo un ostacolo può impedire a una palla di rotolare. Lo potrei dimostrare come si dimostra un teorema. Attualmente siamo stati sopraffatti da un paese che dispone di una superiorità economica e militare schiacciante. Il nuovo ordine mondiale vuole essere unipolare. Se il governo sovranazionale dovesse arrivare, senza avere alcun nemico esterno, tale sistema potrebbe esistere fino alla fine dei tempi. Un uomo solo potrebbe essere distrutto dalle sue proprie malattie. Ma un gruppo anche ristretto avrebbe la tendenza a sopravvivere, non fosse altro che per la riproduzione. Immaginatevi un sistema sociale composto da miliardi di individui!!! Le sue possibilità di far deperire e arrestare i fenomeni distruttori sarebbero infiniti. Il processo di uniformazione del mondo non può essere arrestato nell'avvenire prevedibile. Perché il totalitarismo democratico è l'ultima fase dell'evoluzione della società occidentale. Evoluzione incominciata con il Rinascimento.



Estratto del libro di Alexander Zinov'ev: "La grande rupture", ed. L'age d'homme. Intervista realizzata da Victor Loupan a Monaco nel giugno del 1999, qualche giorno prima del ritorno definitivo di Zinov'ev in Russia.

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