venerdì 28 febbraio 2014

Tripalium - Il lavoro mortifica l'uomo

PREMESSA

Questo scritto è una ferma contestazione nei confronti di tutti coloro che hanno confuso il lavoro (Dovere civico e morale, non coercitivo, svolto dall'uomo nell'interesse proprio e della comunità) con uno strumento di tortura atto a soggiogare l'intera umanità. E' un forte disappunto nei riguardi di chi crede oramai (prescindendo da chi ne detiene la proprietà) che quello monetario sia l'unico sistema possibile, ed è una dura critica all'indirizzo di chi, pur condividendo il mio pensiero, inizia a mostrare segni di indulgenza verso quelli che considero unicamente infami ricatti!

Ma nonostante la dovizia di epiteti che ne caratterizza il contenuto, malgrado il veemente eloquio ed i suoi toni chiocci, spero che questa mia filippica venga interamente intesa come nient'altro che una provocazione.

Mi auguro davvero che questo articolo non arrechi particolare offesa a nessuno e che sia opportunamente stimato per il suo effettivo scopo, ossia un pretesto per riflettere sulla nostra straordinaria capacità di autodistruzione, sulla nostra incredibile predisposizione nel farci turlupinare, sulla nostra insita tendenza nell'accettare l'assurdo come ovvietà.

ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO DEL TERMINE LAVORO

Lavoro: Dal latino labor, laboris: fatica, duro sforzo, impiego di energia.
Sinonimizzazione del termine lavoro:
Lavoro/Fatica/Sforzo/Travaglio/Dolore/Male/Sofferenza/Affanno/Difficoltà/Afflizione/
Umiliazione/Mortificazione/Tormento/Pena/Schiavitù/Tortura ...

Sono noti i detti della letteratura classica "durar fatica" e "operar faticando". Ancora oggi in alcuni dialetti si utilizzano i termini "faticare", "andare a faticare", per intendere "lavorare" e "andare a lavorare". Altro termine di parlate italiane per "lavoro" è travaglio, dal Latino tardo tripaliare, Tripalium (strumento di tortura composto da tre pali su cui veniva posto e torturato lo schiavo). In siciliano "lavorare" si dice "travagghiari," inpiemontese "travajè, in spagnolo "trabajar", in portoghese "trabalho", in francese "travail".

(Fonti: Enciclopedia Treccani, Zingarelli, Dizionario della lingua Latina Le Monnier, Wikipedia.)

CONSTATAZIONE

Ergo! Appurato e preso atto di quale sia la reale accezione della parola "lavoro", non posso che considerare assolutamente sincero, onesto, veritiero e coerente, ciò che recita la prima parte del famigerato art. 1 della Costituzione Italiana. Infatti, quando in Esso vi leggiamo che l'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro, altro non apprendiamo che, quelle fondamenta ove sopra si erige la Nazione Italiana sono gettate letteralmente sulla nostra Sofferenza.
Dunque, che lo si ammetta o meno, nel suddetto articolo vi è racchiusa un incontrovertibile verità, sottoscritta, accettata e condivisa da tutto il popolo italiano.
Con il termine "lavoro" altro non si intende che il nostro Travaglio, il nostro Dolore, e non quella fonte di guadagno a cui, erroneamente, siamo abituati ad associarlo. Difatti questo lemma cela astutamente quale fu, ed ancora è, l'effettivo prezzo da noi pagato per ottenere l'odierna Repubblica Italiana: la nostra Schiavitù.
L'Italia!
Paese il quale con troppa ingenuità consideriamo Patria, "terra dei nostri padri". Ma se è vero che ogni parola ha un senso ed un valore, e che è importante e doveroso conoscerne il significato, allora non si possono considerare padri coloro che si nutrirono della Pena dei loro figli pur di sfamare la propria cupidigia! Mentre invece è legittimo ed opportuno definire Mortificazione e Tortura il lavoro, essendo questi alcuni dei suoi veri significati! E questa purtroppo non è un'opinione, ma un'amara constatazione.


INVETTIVA

Considero il lavoro una delle più meschine e subdole, oltre che crudeli, forme di schiavitù con cui si possa sottomettere un uomo.
La nostra civiltà, la nostra "umana civiltà", la quale vanta d'aver scritto una così "democratica" costituzione, basandosi su nobili ed inalienabili valori come l'uguaglianza, la legalità, la fraternità; dovrebbe a dir poco vergognarsi ogniqualvolta un uomo viene fisicamente usato in ciò che astutamente ha denominato "lavoro".


Già, il lavoro!
Termine il quale non rende giustizia all'etimologico significato a cui esso è legato veramente, ovvero: Fatica. Sforzo. Con quanta arroganza e presunzione questa ambigua società si definisce civile!
Non c'è nulla di civile nel sottoporre un essere umano a frustranti ed umilianti fatiche.
Non c'è nulla di nobile nel sfruttare la gente, nel profittare delle loro difficoltà, delle loro debolezze, qui di "nobile"ci sono solo le famiglie dei ricchi, divenute tali grazie al sudore e al sangue degli uomini che hanno reso schiavi.
L'unico uomo a divenire "nobile" con il lavoro, è colui il quale lascia siano gli altri a svolgerlo al posto suo.
Questo metodo nobilita così tanto che, qualcuno addirittura c'è diventato Re.


Il lavoro è solo mera crudeltà, uno strumento per rubarci la dignità, e ancora più ignobile e vergognoso è il tentativo di voler supplire a tale furto, con uno dei gesti più deplorevoli che si possano compiere nei confronti di un'altro uomo: Pagarlo.
Offrirgli denaro in cambio delle sue..."prestazioni", comperandolo completamente, mente e corpo, proprio come avviene con chi si prostituisce. Tanto cosa c'è di male vero? Visto che in questa società anche la prostituzione è considerata un lavoro! Ma come si può credere che tutto ciò sia normale? Come si può considerare questo sistema civile e umano fino al punto di accettarlo addirittura come ovvio e naturale? Cosa cacchio c'è di naturale, di umano, nel rendere schiavo un uomo? O, peggio ancora, un bambino ...


Io non voglio assolutamente essere impiegato, occupato, collocato, adoperato, utilizzato da nessuno! Io non sono un'attrezzo. Non sono uno strumento. Io sono una persona!


Sono l'unico in grado di stabilire quando, come e dove potermi rendere utile. Io solo sono capace di indicare in quali circostanze e condizioni le mie doti si possono esprimere al meglio, in modo da poter essere veramente efficace e di effettivo aiuto alla collettività!
Collaborare non lavorare
Considero umana una civiltà che lascia agli uomini la libertà di poter decidere come meglio rendersi validi, e non una che pretende di dover disporre della loro vita.
Vorrei essere libero di mettere le mie capacità a disposizione della comunità, al servizio del genere umano, spontaneamente, e non esserne obbligato. Vorrei essere io a stabilire ove è più opportuno che mi prodighi. Ogni uomo, per fortuna, è diverso da un altro per abilità e capacità, ogni uomo è straordinariamente portato per una specifica attività. Ciò dovrebbe permettere di poter contare sull'aiuto di tanti uomini straordinari in tanti ambiti differenti se solo, però, ognuno di questi potesse scegliere liberamente di dedicarsi alla cosa che sa fare meglio. Che bello sarebbe poi se fossimo ripagati per il nostro prezioso e spontaneo contributo con attestati di stima e rispetto, anziché offesi col laido denaro!
Gratificazione non retribuzione
Ma come diavolo si può dare un prezzo alla vita di una persona? In base a quale assurdo criterio viene stabilito il prezzo della nostra vita? Quale onnipotenza ha deciso che ogni ora della mia vita dovesse valere 7 luridi euro? Ci vendono e ci comperano come se fossimo merce, sacchi di patate. E c'è chi addirittura mi consiglia d'esser contento e soddisfatto di quei vili 7 danari, dato che v'è chi non percepisce nemmeno quelli. E dannazione è vero!
E tutto questo dovrebbe essere degno di una umana civiltà? Cieco è il nostro discernimento, muto il nostro orgoglio, sorda la nostra dignità. Accidenti! Accidenti a noi! Accidenti a questo nostro maledetto difetto di accettare qualsiasi cosa ci venga proposta senza mai accennare nemmeno ad un'obbiezione, senza mai nemmeno porre una sola domanda... figurarsi pretendere poi una risposta! Abbiamo preteso la "ResPubblica", ma qui di pubblico non vi sono rimasti nemmeno più i cessi!


Maledizione! Abbiamo gioito come dei perfetti idioti mentre ci imponevano la "Nuova Democrazia", e noi sciocchi, convinti di aver ottenuto la possibilità di poter decidere un qualche cosa...abbiamo esultato, credendo di essere ormai divenuti un popolo che conta; invece ad essere contati eravamo noi, proprio come si fa con le pecore mentre vengono spinte all'interno del recinto.
Che imbecilli! Ma quale potere decisionale? Ma cosa diamine ci fanno scegliere, con quale forma di tortura preferiamo essere Afflitti? Perchè è questa l'unica cosa che ci permettono di stabilire. Noi non contiamo un cavolo! La Democrazia non ci ha reso più saggi, ma solo più illusi. Anzi, più fessi! Il numero della popolazione mondiale continua ad aumentare e con esso cresce quello dei poveri, e con i poveri quello degli sfruttatori.


Che senso ha essere in tanti, se poi ci facciamo ricattare dai pochi? L'Italia vanta ormai 60 milioni di abitanti, potremmo essere una grande Nazione, ed invece siamo solo un paese numeroso.
Perché vi è differenza tra l'appartenere ad un grande Popolo, e il fare parte di una popolazione grande.
Ma davvero siamo contenti di essere trattati come le pecore? Ma non credete che sia arrivato veramente il momento di mandare tutti Affanculo? O questa è un'esclusiva concessa solo ai politici e agli intellettuali?


Incominciamo proprio da loro, da quei demagogici urlatori di ovvietà, gli stessi che, con tanta enfasi, ci mettono in guardia dalle truffe semantiche, raccomandandoci una più attenta disamina dell'enunciato in cui ci andiamo a imbattere, in modo da poter scorgere gli inganni che in esso si annidano. Pensate, alcuni di questi oratori sono così meticolosi nelle loro dissertazioni che per spiegare quale sia la differenza tra le vocali di congiunzione E e O, necessitano di approntare addirittura delle conferenze stampa. Non è straordinario? Peccato solo che, mentre questi politicanti imbonitori dispensano suggerimenti e buoni consigli su come difendersi dai tranelli lessicali, contemporaneamente, per merito di un fuorviante eloquio, asseriscono ogni sorta di assurdità, le quali, solo una più acuta semantica, appunto, può smascherare.


Ad esempio: loro ritengono che v'è differenza tra reddito e lavoro, e sostenendone la scindibilità, proponendo nientedimeno di rifondare l'Italia non più sul lavoro, ma peggio ancora sul reddito, perché secondo questi nuovi "profeti":"E' il reddito ciò che conta veramente, non il lavoro".


Peccato però che, purtroppo, per produrre reddito si è costretti a lavorare! Fondare un paese sul reddito, questa è follia! Le Nazioni andrebbero fondate sull'onestà, sul rispetto, sulla dignità, sull'Amore. Non sul loro stramaledetto reddito! Ma questi niente ... Anzi, gli "onorevoli" soloni incalzano: "Il lavoro va reinventato! " Reinventato? Porca miseria! Non gli bastava averlo inventato già una volta? Ma l'apice dell'inverecondia lo raggiungono proponendoci la loro arma segreta, la panacea di tutti i mali, il loro asso nella manica: Il reddito di cittadinanza.
Ovvero, un versamento erogato dallo Stato nei confronti dei cittadini, finanziato da una tassazione generale nei confronti dei cittadini. Che fenomeni! Altrimenti da dove diavolo credete che li prenderebbero i soldi per finanziare queste iniziative? Non crederete mica davvero che stampano il denaro per regalarlo a noi? Ci pigliano per il Culo! Loro l'asso l'hanno nelle maniche, a noi lo infilano dentro le braghe!


L'intero parlamento è ormai un manicomio e noi siamo costretti a prendere i loro pazzi in cura! Questi sono capaci di tutto, e forse hanno proprio ragione quando dichiarano che: "Non avete ancora capito con chi avete a che fare!" E quando lo capiremo sarà decisamente troppo tardi. Per questo mi incazzo se ripenso che abbiamo accettato il denaro come unico mezzo possibile per la compravendita di beni o servizi. Inconcepibile. Ma porco Giuda, avevamo già il baratto, la forma più civile ed umana di scambio e interscambio che potessimo desiderare, la migliore di cui l'uomo si potesse mai avvalere. E noi cosa facciamo? La sostituiamo con la carta straccia. Ma saremo Stupidi? E' inevitabile essere vittime di circonvenzioni, visto che non siamo altro che una manica d'incapaci. Maledetti noi! Maledetti soldi!
E con quanto fervore lottiamo ancora oggi per perorare, legittimare l'esistenza del denaro.
"La moneta deve essere pubblica e non privata, vogliamo la proprietà della moneta ,vogliamo la sovranità monetaria!"
Cosa?? La Sovranità Monetaria? Cioè? Cosa ci vogliono imporre la Monarchia Pecuniaria?
Ma io non voglio esser suddito di un Re di Denari! Io non voglio inchinarmi dinanzi a una moneta Io non voglio un Euro per Sovrano! E nemmeno una Lira per Regina! Cosa diavolo me ne faccio della proprietà della moneta se poi per ottenerla sono costretto ad umiliarmi? Ma quale proprietà?
"Non si può possedere ciò che ci possiede", "Non si possono comperare "beni" utilizzando ciò che ha già comperato il nostro" E' tutto un Inganno, un'Illusione.
Ci concedono di respirare ossigeno pretendendo in cambio i nostri polmoni! Dov'è la logica in tutto questo? Prima ci costringono ad accettare la moneta, poi però ci dicono che non c'è abbastanza Fatica per tutti con cui procurarcela. Pazzesco!
Ed è a causa di questo perverso giochino che l'uomo costringe la propria dignità a toccare il fondo.
Il terrore di non riuscire a trovare un lavoro che ci permetta di vivere ci spinge ad accettare le mansioni più umilianti ed astringere ignominiosi accordi.


"Niente lavoro, niente soldi!"
Questo getta l'uomo nel panico, mutandolo, trasformandolo in qualcosa di mostruoso, pronto a tutto pur di procurarsi il denaro, disposto a volte a sacrificare perfino chi ama pur di assicurasi un guadagno.
Esso diverrà subdolo, meschino, cinico, atarassico, e laddove anche l'ultimo espediente atto a guadagnare quattrini si rivelasse inefficace, allora a quel punto..sarà la disperazione ad avere il sopravvento su di lui, inducendolo a considerare il caldo abbraccio dalle fiamme come l'unica soluzione definitiva per risolvere tutti i suoi economici problemi. Vittime e carnefici al servizio di Sua Maestà il Denaro!


Il Denaro è nocivo, e tossici i suoi derivati: Usura, lavoro minorile, prostituzione, contrabbando, furti, sequestri di persona, omicidi, guerre.
Ma lo vogliamo capire che il problema vero non è la proprietà della moneta ma la moneta stessa?
Se davvero servisse solo per una comodità di scambio, allora come mai gli è stato attribuito un valore anche in assenza di un corrispettivo bene materiale? Perché mai accettiamo come intrinseco quello che è solo il suo valore nominale? Ve lo dico io: perché siamo dei Coglioni!


Abbiamo reso prezioso ciò che non lo è.


Noi non dovremmo pretendere la sovranità monetaria, ma la Gratuità Monetaria.
La nostra esistenza non deve, non può dipendere dalla nostra ricchezza. L'uomo ha il diritto ad esistere a prescindere dal suo reddito. Sono più di 2000 anni che invochiamo la libertà, e l'unico sistema che abbiamo escogitato per ottenerla è quello monetario. Questa è schizofrenia.
Come possiamo pretendere la libertà se ci ostiniamo ad essere schiavi del denaro? Siamo degli stolti! 2000 anni buttati nel cesso. 2000 anni di stupidità.
E la cosa peggiore è che addirittura sembriamo fieri di questo disastro evolutivo, mentre la vergogna sarebbe decisamente il sentimento più appropriato per sottolineare siffatto scempio!


Il Senso vero della vita, è vivere facendo cose che ne abbiano uno.


E tutto questo non lo ha, ecco! Ora mi sembra quasi di udirle, sono le voci degli Assuefatti, degli Ovinidi: "E come pretenderesti di campare senza soldi?" Semplice! Con il modo più civile, naturale ed umano possibile: ricevendo in cambio come segno di riconoscenza per i miei gratuiti servigi, in maniera altrettanto gratuita, ogni genere di bene necessario, e solo il necessario, per soddisfare tutto il fabbisogno quotidiano mio e della mia famiglia, garantendoci sopratutto l'umana dignità.
L'uomo non deve guadagnarsi da vivere, quello lo ha già fatto venendo al mondo! E' chiaro questo?
Il vivere già ci appartiene, è il saper vivere che ancora ci manca!
Le persone dovrebbero vivere di ciò che veramente è indispensabile, sbarazzandosi del superfluo, dell'inutile. Ma, comprendo la grande incapacità di certi lobotomizzati nel riuscire a privarsi per del proprio super tecnologico televisore con cui meglio ammirare "tutto il marcio minuto per minuto", oppure alla difficoltà di rinunciare all'acquisto di un auto che non funziona, se non dopo aver introdotto al suo interno del carburante fossile altamente inquinante comperato a caro prezzo, il quale però si consumerà entro qualche chilometro e quindi...ne andrà ricomperato dell'altro, se si vuole che la macchina appena comperata ritorni a funzionare! Ma saremo scemi?
Ma in fondo, chi se ne frega, in fondo il denaro serve a questo, no? E' per questo che andiamo a "lavorare" vero? Per poterci contornare d'ogni sorta di inutilità, soddisfacendo così la nostra sete di potere, la nostra voglia di sentirci padroni di qualcosa. Poveri illusi!
Stupida, ottusa e presuntuosa è l'umana convinzione d'esser proprietari della materia. Ori, diamanti, palazzi ... di tutto ciò che noi crediamo aver possesso, ne abbiamo invece solo un effimero usufrutto.


Comunque, lungi da me con questo isterico sfogo pretendere che qualcuno mi dia ragione, mi basterebbe anche solo..venisse preso in considerazione. Ma probabilmente l'unica cosa che "guadagnerò", sarà qualche inimicizia in più. Nulla cambierà, ma poi...perché dovrebbe? Quindi domani, come ogni mattina, come fanno ogni giorno miliardi di persone ormai da secoli, dopo aver indossato la nostra solita maschera su cui vi è impresso il sorriso d'ordinanza, ci recheremo al "lavoro", con una bugia nel cuore ed un obolo in tasca. Permettendo così a chi tira i nostri fili, di sfruttarci per l'ennesimo giorno della nostra vita.
E per l'ennesimo giorno della nostra vita ci faremo crocifiggere, ognuno alla propria croce, ognuno inchiodato al proprio maledetto TRIPALIUM !
Giovanni Marano

Si può seguire Giovanni Marano sulla sua pagina di Facebook : MARATRIX
Fonte http://crepanelmuro.blogspot.it/
http://altrarealta.blogspot.it/